Pur nel suo squallore medio, quest’anno ho ricominciato ad apprezzare sensibilmente, ma proprio sensibilmente, anche il campionato cadetto. Qualche partita è passabile e ci sono tifoserie che finalmente animano una categoria che negli ultimi anni si è, per varie ragioni, tinta di grigio e noia. Piazze piccole e spesso fuori dalla classica geopolitica del pallone si sono fatte strada, quasi sempre con un seguito degno dell’Eccellenza se non totalmente assente, mentre piazza importanti, storiche e blasonate marciscono tra i dilettanti o affogano in campionati di anonimato nella vecchia Serie C.

Il Curi, come già detto in precedenza, è uno di quegli stadi che mi affascina. La struttura, la storia e la conformazione mi riportano ad un calcio più a misura d’uomo. Non che la mannaia della repressione e della devastazione federpoliziesca non sia arrivata anche da queste parti, ma a volte è bello anche vivere di sensazioni. E la mia sensazione, il mio istinto oggi mi portano al classico appuntamento delle partenze da Roma, la Stazione Termini. Il binario è il fastidioso e scomodo 1 Tronco, il che mi costringe ad effettuare un vero e proprio sprint all’uscita della metro, ma alla fine ce la faccio e poco dopo aver preso posto sento il capotreno fischiare e vedo il convoglio muoversi verso l’Umbria.

Arrivo a Perugia un’oretta prima dell’inizio, così posso passeggiare tranquillamente dalla stazione allo stadio. Un quarto d’ora circa prima di vedere le luci del Curi diventare sempre più luminose e la macchia di tifosi farsi sempre più intensa e colorata. Ritiro il mio accredito e mi concedo un giretto nei pressi del settore ospiti, degli irpini non vi è ancora traccia così. Anche per ingannare il freddo che si fa sempre più fastidioso, decido di entrare.

Come da inizio campionato il colpo d’occhio dell’impianto perugino è di quelli importanti. La Nord presenta pochi spazi vuoti, mentre la tribuna scoperta è piena almeno per metà. Ripeto, dovrebbe essere la normalità, ma in cadetteria ormai non lo è più da anni. Questo è un concetto che chi invoca famiglie allo stadio e curve affollate da bambini dovrebbe avere ben in testa. Quando offri un prodotto scadente e, non me ne voglia nessuno, permetti che in un torneo dove sono passati fior fior di giocatori e storiche squadre del nostro pallone, si giochino partite più adatte alla Serie D, i risultati non possono che essere stadi vuoti e desolati.

Veniamo alla partita. Oggi è una giornata importante per i tifosi del Grifo, viene infatti ricordato colui che ha dato il nome allo stadio, Renato Curi. Il 30 ottobredel 1977 il centrocampista biancorosso moriva in campo durante il match contro la Juventus. Da allora il numero 8 non è mai stato dimenticato ed anche stasera il cuore del tifo umbro non mancherà di dedicargli cori e striscioni. Questo fa parte di quel costume tipicamente calcistico che, volendo, affonda un po’ le radici in quella mentalità da contrada che il tifoso ha sempre rappresentato. È qualcosa di cui vado fiero e che mi ha sempre molto affascinato. Un collante strano da spiegare per chi il calcio non lo capisce o, addirittura, lo odia.

Quando le squadre entrano in campo gli ultras campani stanno per fare il loro ingresso. Un ritardo quasi ovvio. Fisiologico direi. Del resto arrivare a Perugia di mercoledì sera non deve essere facile per chi, in teoria, ha un lavoro ed una vita sociale come tutti gli essere viventi di questo mondo. Sempre per la serie “riportare gente allo stadio”. Una volta appesi gli striscioni si prodigano subito nella tipica sciarpata “a scomparsa”, per poi proseguire con il solito tifo di buona fattura. Anche numericamente, sempre tenendo conto dell’orario e della giornata lavorativa, direi che non sfigurano. Peccato solo non vedere nulla sotto il punto di vista della pirotecnica.

Per quanto riguarda i perugini devo essere sincero, dopo lo spettacolo visto contro il Bologna mi aspettavo davvero molto da loro. Stasera invece rimarrò un po’ deluso. Più che altro per me è venuto fuori quanto una curva del genere possa essere dispersiva per il tifo. Si vede che in molti la frequentano più per il basso costo del biglietto che per fare tifo, ed in questo un’eventuale apertura della Sud sarebbe paradossalmente d’aiuto ai gruppi. Un peccato però, perché quando si mettono in testa di tifare tutti assieme viene fuori davvero un ruggito possente. Nulla da dire invece per quanto riguarda torce e fumogeni: tra i biancorossi non mancano mai.

In campo la sfida non è certo memorabile. Uno 0-0 che si protrae fino all’ultimo, quando i padroni di casa avrebbero l’opportunità di sbloccarla. In pieno recupero infatti l’arbitro concede un penalty al Perugia, dal dischetto va Taddei ma l’estremo difensore biancoverde intuisce e respinge per la disperazione dell’ex romanista. Un punto che fa sicuramente più felici gli ospiti e rallenta ancora la corsa dei ragazzi di Camplone, che avevano iniziato il campionato da vera battistrada.

Al fischio finale mi rendo davvero conto di quanto faccia freddo. E non mi pento di aver fatto una saggia scelta, sfruttare il buono sconto accumulato sulla carta del sito Hostelsworld per prenotare un letto a pochi euro proprio vicino allo stadio. Nonostante non abbia cenato non ho neanche il coraggio di cercare qualcosa di aperto, mi rifugio nell’ostello e poi sotto le coperte. La mattina seguente la sveglia suonerà abbastanza presto, ci sono un treno da prendere e degli impegni che mi aspettano a Roma. Ma anche questa è andata liscia. Come sempre.

Simone Meloni.