Alzi la mano chi sa cosa vuol dire “libertà”.

Noi che troppo spesso ci nascondiamo dietro il concetto di libertà, ci siamo mai chiesti cosa questa parola voglia dire? Forse darne una definizione unica, e valida per tutti, è difficile e riduttivo. Sì, perché ognuno ha il suo modo di intendere la libertà e viverne le mille sfaccettature. C’è chi si ritiene libero e beato passando una serata in discoteca, cosa che per me ha un interesse pari allo zero, eppure mai mi permetterei di biasimarlo, e poi c’è chi, come lo scrivente, si fomenta leggendo che nella stessa settimana di Bate Borisov-Roma la Dinamo Minsk ospiterà il Rapid Vienna. E questo, in un certo senso, mi fa sentire libero. Di poter scegliere dove andare, cosa fare e chi vedere.

In fondo la libertà è troppo spesso un concetto di comodo, usato per giustificare o coprire la qualsiasi. Tizio è contro la libertà umana perché è mancino, Caio è invece esportatore di democrazia perché scrive con la destra. Concetti labili e opinabili, che d’un tratto diventano dogmi inappuntabili. Insomma, chi è libero e chi non lo è? Dove esiste libertà e dove viene costantemente repressa? Chi pensa di avere queste risposte si faccia avanti, ne invidierò comunque il coraggio e l’onestà intellettuale.

Cosa c’entra con questa partita? Beh, tanto potrei dire. Il mio Dinamo-Rapid comincia ben prima del fischio d’inizio. Quando ho l’opportunità di chiacchierare lungamente e liberamente con una persona del luogo. Tante le domande e troppe le curiosità per non porgli mille interrogativi. Ovvio che l’argomento sfugga presto dal calcio, virando sulla politica e sulla situazione interna e non.

E’ proprio in questo quadro che apprendo della contestazione degli ultras della Dinamo, che da luglio scorso hanno deciso di disertare tutte le partite della propria squadra sul territorio nazionale emanando il seguente comunicato:

“A tutti gli appassionati attivi dell’FC Dinamo Minsk!

Le ultime partite del nostro club sono state rovinate dall’ingiusta detenzione di alcuni tifosi, oltre che da diverse multe. Dopo il match con lo Slutsk, davanti ai nostri giocatori, tre fan della Dinamo sono stati irragionevolmente arrestati, mentre dopo la partita con il Gomel allo stadio “Traktor”, uno dei nostri fan è stato arrestato per un tatuaggio sul braccio. Non sappiamo cosa possa ancora accadere, ed è impossibile da prevedere. Ogni partita è una minaccia di detenzione per i tifosi della Dinamo che vengono associati a canzoni e slogan scomodi, che non si “adattano” agli ordini della polizia. A tal proposito, la tifoseria organizzata ha deciso di boicottare le partita in casa e in trasferte che si svolgeranno all’interno del territorio bielorusso. 

Purtroppo ogni partita potrebbe esser rovinata dagli atteggiamenti irragionevoli delle forze dell’ordine. Si continuano ad espellere tifosi o interdirgli l’ingresso perché trovati in possesso di simboli che tuttavia non sono vietati dalla Lega o dalla Uefa. Per evitare inutili arresti siamo costretti a disertare. Ci scusiamo con la nostra squadra del cuore, ma vogliamo credere che i nostri giocatori capiscano e che se quanto accaduto è avvenuto davanti ai loro occhi, non è stato affatto casuale”.

Una repressione che non cade in un periodo qualunque. Il prossimo 11 ottobre, infatti, in Bielorussia si svolgerà una delle tornate elettorali più importanti degli ultimi anni. Si vocifera che Aleksandr Lukashenko, al timone del paese dal 1994, possa per la prima volta abdicare, anche se i suoi avversari, a detta di molti, non rappresentano affatto una valida alternativa. Sta di fatto, e le “primavere arabe” ce lo insegnano, che gli ultras incutano più di qualche timore presso i palazzi dell’ordine costituito. In questo caso, poi, sono note le posizioni filo ucraine del tifo organizzato della Dinamo. Un’immagine che di certo non collimerebbe con il patto d’acciaio che vede legata la Russia Bianca al Cremlino. Insomma, non si tratta di classica repressione da stadio, ma di un discorso che va ben oltre. Probabile, ma non sicuro, che dopo le elezioni la situazione migliori e la pressione sugli ultras di Minsk venga allenata.

Lo so. A noi può sembrare strano e grottesco. Ed allora qua ci ergiamo a paladini di quella libertà di cui parlavamo prima. Ma bisogna sempre vedere il risvolto della medaglia ed analizzare caso per caso. Quante volte nel nostro Paese abbiamo visto bandiere di protesta, striscioni scomodi o messaggi poco consoni al pensiero comune, essere oggetto di inibizione o addirittura causa di arresti e diffide? E quante volte le curve italiane hanno boicottato partite, a volte addirittura campionati, per situazioni analoghe a quella dei ragazzi di Minsk? Mettiamocelo bene in testa, almeno a livello di governi, la libertà che tanto millantiamo non esiste. Né per gli ultras, né per il resto dei cittadini.

Una certezza in ogni stadio

Difficile a questo punto cambiare quasi totalmente argomento e spostarsi sul discorso prettamente ultras. Eppure non possiamo esimerci. Perché se da una parte la curva si presenterà vuota e fredda, dall’altra gli ultras del Rapid presenziano eccome. Su di loro va sicuramente detto di esser stati tra i primi ad aver portato Oltralpe un discorso di tifo all’italiana. La fondazione degli Ultras Rapid risale ormai al 1994, e da quei tempi gli ultras viennesi hanno affinato le proprie qualità, divenendo un punto di riferimento indissolubile della scena ultras mitteleuropea.

I biglietti venduti in Austria, ufficialmente, sono oltre 400. Ti accorgi della coesione di una tifoseria e del suo senso di aggregazione quando la massa segue il gruppo. Quando in così tanti sono disposti a sbattersi per un visto e seguire la propria squadre del cuore, che di certo non è a livelli eccelsi e difficilmente saprà dargli gioie che non vadano oltre l’ennesimo titolo nazionale. Eppure quelli del Rapid ci sono, e me ne accorgo sin dal pomeriggio a Minsk, quando passeggiano indisturbati per la città.

Altro aspetto importante: questa partita si giocherà alla Borisov Arena, che temporaneamente ospita anche le partite della Dinamo Minsk, impossibilitata ad usare il suo Traktor Stadium, attualmente sotto lavori (sembra verrà riaperto nel 2020). Certo, molto del fascino di questa sfida, senza lo stadio a Minsk e la tifoseria organizzata di casa, svanisce inevitabilmente. Inutile negarlo.

Restano solo gli ultras ospiti, che però ce la metteranno tutta per non rovinarmi la serata. Quando manca un’oretta al fischio d’inizio, la maggior parte di loro è radunata al di fuori dei tornelli, dove la Milizia controlla attentamente ma non invasivamente tutto il materiale; inutile dire che in Italia la procedura di perquisizione è un qualcosa cento volte più invadente. E sì che qua di prefiltraggi e carabinieri che ricontrollano dopo la perquisizione degli steward non ne hanno, e neanche sembrano sentirne l’esigenza. In compenso ci sono i metal detector appena varcate le soglie del cancelletto girevole.

Il terreno di gioco della Borisov Arena mi accoglie in tutta la sua plasticità. Triste venire a contatto con il manto sintetico, anche se da queste parti, con un clima tutt’altro che magnanimo, potrei capirlo più che nei paesi del sud Europa. Gli spalti si riempiono davvero lentamente, i tagliandi venduti non saranno più di 5.000 ed alle mie spalle l’immagine della curva di casa vuota resta una delle cose più tristi dell’intero soggiorno bielorusso. Anche se onestamente non mi sento di giudicare gli ultras della Dinamo. Anzi, dico solo che hanno fatto ciò che noi italiani, in tanti casi, non abbiamo trovato il coraggio, la voglia e l’intelligenza di fare: svuotare il settore a tempo indeterminato e senza ripensamenti dell’ultim’ora. Del resto, da che mondo è mondo, la dignità umana ha molto più valore di una partita. Anche se in campo c’è la squadra che ti fa battere il cuore.

Alla spicciolata entrano anche i supporters viennesi, che alla fine si disporranno in maniera non del tutto omogenea (e forse è l’unico appunto che sento di fargli in questa serata). Gli Ultras si fanno sentire già in fase di riscaldamento, ritmando i propri cori con il suono di un tamburo e disponendo i propri bandieroni lungo tutta la balaustra. Si capisce, il copione è quello che noi non solo abbiamo inventato, ma esportato un po’ ovunque.

Quando le squadre entrano in campo ecco spuntare nel settore ospiti centinaia di bandierine, che prima vengono  distese a mo’ di sciarpe e poi sventolate creando davvero un bellissimo effetto. Ciò che mi colpisce, perché mi ricorda tantissimo il modus vivendi di alcune tifoserie italiane nel glorioso passato, sono la minuzia e l’organizzazione con cui gli austriaci curano il proprio materiale. Ed è un colpo al cuore pensare agli striscioni o agli stendardi sciatti e oggettivamente brutti che attualmente appaiono all’interno di alcune curve nostrane.

Per il resto c’è ben poco da dire, tifo pressoché perfetto. Continuo, intenso e senza un accenno di sosta. Tutti seguono i due lanciacori posizionati sulla balaustra, anche le persone più distaccate dal gruppone. Certo, una sensazione ce l’ho sempre quando vedo tifoserie germanofone, ed è quella dell’automatizzazione. Poco sembra importare la partita, e se questo da un lato è ottimo per il tifo, dall’altro a volte si avvicina più ad un supporto da “catena di montaggio”. In fondo ho sempre adorato il momento in cui la squadra sta per segnare, o si avvicina pericolosamente alla porta avversaria, e la curva smette per qualche istante di cantare intrisa di suspance che poi si sfoga in un “nooooooo” se la rete non viene trafitta, o in un “goooooooooooollll” se il sacco viene gonfiato.

Come detto, su fronte casalingo ben poco da segnalare. A parte qualche ragazza pompon e un gruppetto posizionato in tribuna che di tanto in tanto prova a lanciare qualche coro con scarso successo. Peccato, mi sarebbe davvero piaciuto vedere all’opera gli ultras della Dinamo Minsk. Società che ho sempre portato in simpatia, vuoi perché ritengo il nome Dinamo fomentante di suo, vuoi perché il fatto di aver compiuto un’impresa titanica, come quella di vincere un titolo nel campionato sovietico, è davvero un qualcosa di fantastico per un club piccolo ma dalla lunga tradizione. Piccola curiosità: i bielorussi si aggiudicarono il titolo nel 1982/1983, acquisendo così il diritto di partecipare alla Coppa dei Campioni nella stagione successiva. Il loro cammino si interruppe soltanto ai quarti per mano della Steaua Bucarest, dopo aver eliminato gli svizzeri del Grassopher e gli ungheresi del Gyor.

La gara termina con la vittoria di misura (1-o) per il Rapid, con i viennesi che vanno a raccogliere gli applausi dei propri sostenitori. Ci sono ovazioni anche per i giocatori di casa, nonostante la gara nel suo complesso sia stata tutt’altro che esaltante. Raccolgo le mie cose e mi preparo a lasciare il terreno di gioco. Ci sarà da aspettare la fine delle conferenze per risalire sul pullman adibito dalla società per il trasporto della stampa da e per Minsk. A proposito, se mai qualcuno lo leggerà, un ringraziamento speciale va all’ufficio stampa della Dinamo Minsk. Persone che si sono dimostrate umane e senza la minima puzza sotto il naso. Basti pensare che nel carteggio per ottenere l’accredito, è spuntata la richiesta di una bottiglia di vino rosso in cambio di una bottiglia di ottima vodka locale. Inutile dire che ho subito accettato di buon grado. Anche questa è la Bielorussia!

Simone Meloni.