La scia bollente di quel campionato 2013/2014 è ancora viva. Un torneo tirato, che si concluderà con la promozione diretta in B del Perugia e quella ai playoff del Frosinone, dopo la finale contro il Lecce. Ciociari e umbri saliranno insieme in cadetteria, dove continueranno la saga di una rivalità che si perde nella notte dei tempi e dei campionati minori, ma che nessuna delle due fazioni ha intenzione di sopire e dimenticare. Frosinone-Perugia è una sfida che sa di vecchio calcio. Un po’ per il contrasto cromatico acceso, giallazzurri contro biancorossi, un po’ per le storie di provincia che entrambe i club hanno saputo scrivere magistralmente in epoche diverse, e un po’ perché, malgrado una rivalità conclamata e sentita, i rispettivi tifosi incarnano un modo d’essere molto simile su diversi punti: pochi fronzoli, ruvidi, polemici, sempre pronti a difendere la propria terra dal minimo attacco. Terra alla quale sono attaccati, devoti e testimoni in ogni parte il calcio li porti.

Calcisticamente le due squadre vivono momenti interlocutori. Il Perugia è reduce dalla prima vittoria in campionato, contro la Spal in casa, mentre il Frosinone dalla sconfitta patita al Bentegodi contro l’Hellas Verona. Nel capoluogo umbro sono stati staccati ufficialmente 395 tagliandi, un numero magari non altissimo, considerati gli ultimi esodi biancorossi, ma che si rileverà tuttavia ottimo dal punto di vista della qualità. Come spesso capita nel nostro Belpaese, i tifosi ospiti vengono fatti entrare proprio a ridosso del calcio d’inizio, mentre lo stadio mostra un discreto colpo d’occhio e la Nord si colora con la classica sciarpata sulle note dell’inno. Partono le prime invettive tra i due schieramenti, con le squadre che fanno capolino dal tunnel degli spogliatoi.

Nota a margine: la differenza tra la Serie A e la Serie B è diventata quasi abissale. Da una parte una categoria caratterizzata da un seguito quasi sempre plastificato e svuotato di gran parte della propria passione. Ho ancora davanti ai miei occhi gli esodi nel settore ospiti del Matusa dello scorso anno. Grandi tifoserie che difficilmente hanno entusiasmato, composte perlopiù da gitanti o spettatori passivi in attesa del gol dei loro beniamini. Magari da immortalare con lo smartphone sfruttando la vicinanza degli spalti al campo. La discesa nella seconda serie è subito tangibile dal diverso piglio con cui i tifosi “forestieri” si approcciano alle gradinate.

C’è molta più passione, molto più divertimento e molta più attenzione al far bella figura sotto l’aspetto del tifo. E secondo me è anche merito di una Lega che si è autogestita meglio della sua sorella maggiore, pur disponendo di cifre e potere di molto inferiori. È sufficiente buttare un occhio ai siti ufficiali delle società o ascoltare le parole dei protagonisti per notare un assiduo connubio con il pubblico e l’aspetto ambientale. Evidentemente a qualcuno è balenato per la testa che se lo spettacolo in campo spesso risulta spesso imbarazzante, almeno quello sugli spalti andava rinsavito. Sia ben chiaro: parliamo pur sempre di sistemi  imperniati sul dio danaro e che a capo vedono spesso protagonisti discutibili, ma a volte va dato a Cesare quel che è di Cesare. Senza dimenticare, ovviamente, che la presenza di tante piazze storiche in questa categoria aiuta, e non poco, i discorsi legati alla visibilità.

Intanto le due squadre hanno dato il calcio d’inizio e gli spalti si scaldano con le ugole dei tifosi trepidanti. Partono subito bene i padroni di casa, con il solito ritmo dettato dalla parte bassa. L’incessante sventolio dei bandieroni colora la Nord e senza dubbio l’apice si tocca al provvisorio vantaggio di Dionisi, con la bella esultanza e i decibel che salgono inesorabili. Ma chi pensa che i ciociari abbiano la strada spianata e facciano del Perugia un sol boccone si sbaglia di grosso. Gli umbri infatti reagiscono e trovano quasi subito il pareggio con Carmine, mandando in visibilio un settore ospiti che già di suo appare carico e canterino. A questo punto i supporter giallazzurri calano un pochino d’intensità, offrendo una prova sufficiente ma forse un po’ al di sotto della media, mentre i dirimpettai salgono in cattedra con una prova ai limiti della perfezione.

Va innanzitutto sottolineato come, a distanza di diverso tempo, nel settore ospiti si rivedano torce e fumogeni. Anche in discreto numero. Sperando che nessuno paghi le conseguenze per questo gesto “eversivo”, c’è da dire che fa sempre piacere vedere la pirotecnica in uno stadio. Dicevamo della prestazione perugina: compatti, continui e coloratissimi grazie a un paio di sciarpate e ad alcuni bandieroni tenuti sempre in alto. È senza dubbio il loro periodo. Assieme alla squadra, risalita dalle ceneri del dilettantismo, i gruppi hanno saputo fare un ottimo lavoro, mantenendo vivo un modo salubre di vivere la curva.

Nella ripresa il gol del sorpasso, siglato da Dezi, mette chiaramente le ali al settore ospiti, che suggella una delle migliori prove realizzate da tifoserie ospiti a Frosinone negli ultimi due anni. Al triplice fischio è tripudio per i biancorossi, che possono festeggiare le seconda vittoria di fila, mentre i fischi piovono impietosi sui canarini. Un messaggio chiaro quello del popolo ciociaro: lo scorso anno vi abbiamo applaudito sempre e comunque, anche di fronte a figure barbine, ma quest’anno bisogna lottare e non saranno perdonate debacle seriali.

Simone Meloni.