La goliardia potrebbe essere ovunque l’arma in più di qualsiasi tifoseria. Sembrano saperla lunga gli ultras del Basilea, che hanno risposto egregiamente alla psicosi collettiva generata dal passaggio del loro corteo dalla stazione allo stadio, circa 25 minuti di percorso. “Barricatevi in casa e non lasciate nulla di incustodito all’esterno”, dicevano le forze dell’ordine ticinesi.
La tifoseria renana ha risposto recapitando nelle cassette delle lettere incontrate lungo il tragitto dei tipici biscotti basilesi, i Läckerli, e il seguente messaggio: “Spettabile ditta, Gentili Signore, Egregi Signori, quando terrete questa lettera tra le mani sarà tutto passato. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avrà dichiarato il vostro quartiere come nuovamente sicuro. Le barricate davanti ai portoni e ai garage potranno essere smontate e le trincee riempite di terra e sabbia. Ma state attenti, probabilmente nella zona rossa ci saranno ancora delle mine per i prossimi decenni, visto che nel panico generale nessuno si ricorderà più dove sono state posizionate. Anche il filo spinato potrà essere tolto, ma non buttatelo via! Potrebbe essere riutilizzato dai contadini per proteggere le loro mandrie dall’immigrazione oppure dai frontalieri che arrivano dall’Italia. Si parla naturalmente del lupo… un birbante colui che pensava ad altro. Ma ne è valsa la pena? Portoni ed entrate chiuse non ci hanno mai fermati, gli oggetti pericolosi di solito li portiamo noi stessi e per il tragitto tra la stazione e lo stadio preferiamo fare una passeggiata anziché prendere gli automezzi. È più salutare. Per qualche minuto il traffico sarà bloccato, ma vi assicuriamo che non siamo responsabili per la fila al Gottardo. Neppure per l’inquinamento dell’acqua potabile, nonostante qualcuno possa fare i propri bisogni ad un albero. Comunque vada, abbiamo aperto un conto di solidarietà per ricostruire le zone distrutte. Ci teniamo molto alla solidarietà reciproca. Vi ringraziamo anticipatamente per il generoso gesto: 40-397037-2 (il numero di conto della “Muttenzerkurve” Basilea, ndr). Saluti Rossoblu. Ps: se i presunti disordini dovessero accader realmente, la colpa sarà sempre degli altri”.
Pur non immedesimandomi al 100% nel modo di essere ultras dei basilesi, stavolta devo dire “chapeau”. Tanto rumore per cosa? Delle centinaia di persone annunciate al corteo se ne saranno presentate 150. Il resto del migliaio di tifosi giunti a Cornaredo dalla Svizzera Tedesca, ha scelto un mezzo privato.
Ma è stata tutta la giornata a far registrare eccessi informativi. L’evento, per carità, è stato sentitissimo in città, e la partita ha avuto risalto nei media sin dall’inizio della settimana. Ma, di contro, non c’è neanche stato il tanto annunciato tutto esaurito, per quanto con 6.600 spettatori il cassiere del Lugano non ha certo di che lamentarsi. Chi dice di aver cercato di fare il biglietto salvo poi rinunciare a causa del tutto esaurito, di sicuro non ha provato a recarsi al botteghino e si è accontentato del dato campato per aria offerto dai media. Un residente di Cornaredo, intervistato su tio.ch, ha parlato di provincialismo del Ticino. Palesemente, media e forze di sicurezza non hanno fatto un gran figura e per questo torno da dove ho cominciato: viva i tifosi renani, viva la goliardia, viva chi non si chiude nelle sue idee oltranziste e copre di ridicolo i suoi avversari con una semplice risata.
Poi, per carità, gli ospiti non sono di certo arrivati con benevolenza. I loro cori contro Lugano e i Ticinesi hanno ben rimbombato, dimostrando di cercare più loro la rivalità rispetto ai bianconeri di casa.
Riguardo alle Teste Matte del Lugano, il loro è stato un inizio di Super League col botto: il gruppo ha sempre vissuto in cadetteria, e questo è il primo banco di prova importante. Tre trasferte effettuate, discreti numeri, scontri in casa del Grasshoppers creati da un tragitto sbagliato (il pullman degli ultras è finito dritto diretto nella tana degli ultras zurighesi) e una situazione di scontro, anche pesante, dove nessuno si è tirato indietro.
Tanti gli ingredienti di interesse per questa sfida. E poi c’è Zeman. Perdente quanto vuoi, magari fuori moda e anacronistico; fatto sta che, almeno secondo il mio percepito, il mister boemo è uno di quei personaggi capaci di farmi vedere il calcio sotto un’ottica ancora un po’ fiabesca: i giovani da lanciare, le sfide impossibili, i veterani della squadre che fanno ammuina, le batoste impossibili da dimenticare, le vittorie epiche. Lugano sta già saggiando tutto ciò, e l’emblema è stato la sette giorni dove la sconfitta per 6-1 in casa del Grasshoppers è stata seguita dall’incredibile vittoria per 0-1 in casa dello Young Boys. Questo, va detto, con una squadra non ancora pronta per la Super League e imbottita di giovani. Dallo streaming visto finora, ho notato tutti i limiti della squadra bianconera. Ma, appunto, con Zeman si tende di più a giustificare. E il presidente Renzetti è sempre stato chiaro in merito: i soldi sono pochi, quindi meglio investire e confidare sulla capacità dell’allenatore. E, finora, a parte la sconfitta rocambolesca contro il Thun, tutto è filato abbastanza in linea con le aspettative.
Il Basilea, per affrontare il Lugano, invece, parla di turn over. Il 2-2 di St Jakob contro il Maccabi Tel Aviv porta la concentrazione sull’evitare una clamorosa quanto precoce eliminazione dalla Champions League.
Ritirato il mio accredito vado a far un giro sotto il settore ospiti: il corteo è appena arrivato a destinazione con tutti i gruppi rossoblu al completo. Colpisce l’impressionante dispiegamento di polizia, ma era tutto previsto. Qualche scatto e sono dentro a Cornaredo. Manca un’ora alla partita e già si percepisce l’aria delle grandi occasioni. Come entrati, gli ospiti appendono i loro striscioni. Fa caldo e nessuno di loro disdegna un po’ di acqua fresca proveniente dagli idranti retti dagli steward. Passa solo qualche minuto e anche le Teste Matte appendono i loro drappi. Solo a prima vista, è tanta la differenza numerica rispetto alle scialbe partite di Challenge League.
Nel prepartita sono soprattutto gli ospiti a dar fuoco alle polveri, con qualche bel coro ritmato più cori contro Lugano. Per vedere la sfida del tifo bisogna aspettare l’ingresso delle due squadre.
Nonostante le telecamere della televisione svizzera e l’ambiente un po’ più formale ed organizzato, a Cornaredo resta una certa libertà di movimento. Per esempio non devo rinunciare alla mia postazione privilegiata lungo la Tribuna Brè, anch’essa stracolma ma non esaurita. Proprio la tribuna più popolare dà il via al primo spettacolo, con delle piccole bandierine bianche e nere. Nella curva di casa, invece, scatta la coreografia: in curva appaiono delle bande bianconere di stoffa e, in mezzo ad esse, spicca il bandierone col simbolo della città, il tutto accompagnato da un po’ di pirotecnica. Solo sciarpe alzate nel settore ospiti, ma l’effetto è più che gradevole e la sciarpata può dirsi riuscita.
La sfida del tifo merita due osservazioni distinte e contrapposte. I basilesi sono compatti nel loro settore, cantano con grande intensità, non si fermano praticamente mai e creano degli effetti scenici notevoli. La mia impressione è che potrebbero tifare anche a occhi chiusi. Ormai la tradizione si sente in qualsiasi gesto. Si saltella, si va a destra o a sinistra, i battimani possono essere leggeri quanto ampi.
Tutto all’opposto in curva del Lugano. In Challenge League, partite di cartello escluse, si tifava in 30-40 unità attive. Ora moltiplichiamo quel numero quasi per 10 ed ecco la proporzione tra quelli di sempre e quelli di oggi, legati alla Super League e all’exploit della squadra. Gestire un numero di occasionali, o al più di new entry, così fitto sarebbe un compito difficile per chiunque. Molti cori non vanno a memoria e i megafonisti si impegnano continuamente a dare le loro direttive, con risultati alterni. In termini di quantità possiamo parlare anche di un pareggio tra le due curve. A cambiare è l’intensità: mentre tra gli svizzero-tedeschi si canta sempre quasi al completo, su sponda bianconera la continuità va costruita con calma e con i cori più semplici. E, a tal proposito, non so quanto possa giovare aver adottato dei cori in fotocopia a quello che ormai è l'”usato” sicuro delle curve italiane, un triste copia-incolla arrivato anche oltre la frontiera. Meglio i cori più semplici, meglio il classico “Alè” del “Che fatica che ti chiedo” (poi, quale sarebbe la fatica?) o “Il cuor mi batteva non chiedermi perché”. Punti di vista, ma di solito è l’originalità la vera scappatoia dalla noia.
Molte note di colore sono correlate alla partita. Il Lugano passa subito in vantaggio, facendo letteralmente esplodere Cornaredo e la sua curva. Esultanza bella, genuina, d’altri tempi. Dura tutto un minuto, a causa di un generosissimo rigore concesso agli ospiti.
L’esultanza basilese è contenuta nei modi ma ricca nello spettacolo: torce e fumogeni si mescolano per dar vita a forme ed odori cari e familiari, per chi è abituato a vivere lo stadio nella sua espressione più autentica. La partita resta combattuta e tutta da vedere. Le curve si danno battaglia, ma i picchi dei basilesi sono veramente notevoli. Lo stadio partecipa tutto, inveendo soprattutto contro l’arbitro: la giacchetta nera prima sorvola su un fallo da rigore chiesto dal Lugano, e poi convalida, sul finire, la rete del sorpasso ospiti avvenuto (come le successive riprese mostreranno in tv) in fuorigioco. Di questo primo tempo rimane la seconda fumogenata basilese e gli insulti per la terna arbitrale al rientro negli spogliatoi.
Secondo tempo, altro giro. Subito il Basilea segna il terzo gol. La tifoseria prende spunto per la terza fumogenata del giorno. Chi teme il dilagare del Basilea rimarrà deluso. A parte un’occasione incredibile nel finale, il divario tra le due squadre non è assolutamente netto. Sul fronte del tifo i bianconeri ingranano in continuità, tenendo a lungo diversi cori. Perso per perso, gli ultras del Lugano pensano a divertirsi e a cercare di porre un freno all’entusiasmo della tifoseria ospite.
I Basilesi mettono la sesta e propongono il meglio del repertorio. Oltre alle fumogenate ai vari gol, l’accensione di torce è continua, fino ad arrivare al culmine nel finale, dove tutto l’arsenale residuo viene esaurito. Con buona pace dello speaker che minaccia le solite sanzioni da parte della Federazione.
La partita, gradevolissima in campo e fuori, finisce con applausi per entrambe le squadre: i renani restano a punteggio pieno; il Lugano ha giocato alla pari dei più blasonati avversari e può recriminare tanto.
Anche il deflusso è dei più tranquilli. Chi ha urlato “al lupo al lupo” dovrà attendere altre occasioni.
Stefano Severi.