Rispetto alla passata stagione, comincia un po’ tardi il campionato delle mie “partitelle”. Motivazioni personali si uniscono a considerazioni legate agli strascichi piuttosto pessimisti e pesanti sia riguardo la coda dell’annata appena messa in cascina, sia ad un’Estate che, sotto il profilo ultras, ha portato solamente negatività.

Non è facile ricominciare. Più l’età avanza e più fai a fatica ad assorbire botte che fino a pochi anni fa ti rimbalzavano appena. Si cerca un appiglio, quindi, per ripartire, in attesa di definire una road map per i prossimi mesi, con la convinzione che difficilmente ci sarà la medesima voglia di andare da una parte all’altra del Nord Italia, e non solo, come nel tempo appena passato.

Qualche partita viene timidamente annotata, qualcuna addirittura all’inizio di Ottobre. Partite modeste, e non potrebbe essere altrimenti. Considerando la Serie A e la Serie B inaccessibili, il girone A di Lega Pro di un “mosciume” pazzesco e la Serie D persino peggio, per vedere qualcosa di decente bisognerà aspettare qualcosa in Svizzera o nel basket.

La mia partita d’esordio 2014/15 è arrivata quasi per caso, un Pro Vercelli-Genoa che, tutto sommato, potrebbe non essere poi così male. A Vercelli dovrebbe respirarsi entusiasmo per la seconda promozione in Serie B in tre anni; per i Genoani la distanza non è proibitiva e la squadra sembra costruita per togliersi almeno qualche soddisfazione. Oltre a ciò, nessun obbligo di tessere per chi arriva da fuori. Restano solo i biglietti nominativi e il sistema della Questura online. Una passeggiata di salute.

Sicuramente, una passeggiata per me è il viaggio fino a Vercelli. Lascio casa mia per andare relativamente a sud, ma è quanto basta per lasciarmi alle spalle la pioggia torrenziale ed andare verso un provvidenziale, ma almeno dovuto ad Agosto, sole estivo. Macchina lasciata nella deserta Rho Fiera e treno che in quaranta minuti mi porta a Vercelli. Ovviamente il Regionale è tutt’altro che Veloce, e in una tratta così breve accumula un quarto d’ora di ritardo. Poco male, il mio anticipo è devastante.

Arrivo alle 16:25, la partita è alle 18. Cammino con calma per la semideserta passeggiata e, in un quarto d’ora, sono allo stadio. Alla cassa accrediti non c’è nessuno, e credo di aver stabilito il mio record di velocità per il ritiro. Neanche il documento mi viene chiesto e il tagliando sembrava già pronto per essermi consegnato.

Decido di andare verso il settore ospiti. Nel frattempo, proprio mentre passo, le tranquille vie intorno al “Silvio Piola” si trasformano in bunker, coi loro sbarramenti color verde scuro che bloccano strada ed accessi pedonali. Tutto ciò per un’amichevole senza rischi.

Sto un po’ davanti al settore ospiti, movimento quasi nessuno. Pochi tifosi, tranquilli, e forze dell’ordine ben equipaggiate ma, tutto sommato, poco numerose. Alle 17:20 decido di entrare. Solo sei ragazzi che cercano disperatamente un bar nei dintorni hanno qualcosa di ultras.

Sono in campo, e lo stadio è praticamente vuoto. Approfitto per qualche scatto a Pinilla, Rosi, Gasperini. Almeno ammazzo il tempo. I Vercellesi entrano e dispongono le loro pezze un quarto d’ora prima dell’inizio, dando l’idea di raggrupparsi dietro ad “Assenti presenti”. E, mentre la Ovest resta con pochi adepti, non si può dire che il resto dello stadio vada riempiendosi. Anzi. A fine partita si conteranno 1.300 spettatori, incasso 12.000 Euro, ben al di sotto di ogni aspettativa.

Le squadre, dopo un rilassato riscaldamento, entrano in campo con puntualità e, con altrettanta precisione, i ragazzi della Ovest cominciano a scandire i loro cori. Non sono tantissimi, ma hanno il merito di provare a compattarsi e fanno gruppo in maniera discreta.

Come decretato il fischio d’inizio, appaiono anche i gruppi della Gradinata Nord del Genoa nel settore ospiti, con diverse pezze al seguito. Il contingente ospite si attesta sulle 200 unità, un po’ meno della metà sono ultras. Il calcolo esatto è difficile da fare, dato che il settore non garantisce assolutamente omogeneità al gruppo che cerca di fare quadrato. Tuttavia, come i Genoani cominciano a tifare, l’atmosfera cambia.

Mentre i padroni di casa vanno bene all’inizio per spegnersi col graduale prosieguo della partita, il tifo di marca ligure risulta gradevole, con pochissime pause e con alcuni cori tenuti piuttosto a lungo. Forse, fin troppe volte, manca la giusta intensità, ma non credo si possa biasimare nulla agli ospiti, data anche la conformazione del settore.

Magari il pensiero è un altro: rispetto ai tempi migliori degli ultras, si sente, e non poco, l’assenza della figura del “megafonista”, un ragazzo di carisma che, il più delle volte, interpretava i sentimenti della curva, sapeva quando cambiare coro, quando far riposare la voce con dei battimani, quando invitare ad alzare la tonalità e ad incazzarsi, come il mister in campo, quando vede che i suoi sono scarichi e non riescono a dare il meglio.

Suggestioni di un altro calcio, di altre generazioni ultras. Anzi, a riscatto di chi c’è ora, va detto che il corista dei Genoani si impegna e non poco a lanciare cori in continuazione, ma manca quell’amplificatore elettronico che entrava bene nel cervello e nelle orecchie del gruppo.

Detto questo, si segnalano anche un paio di torce accese, tra i Genoani, senza dare troppo nell’occhio. Due gli striscioni tematici della Gradinata, rivolti a due loro ragazzi: “Bentornato Disagio” e “Carciofo tieni duro”. In campo una doppietta di Pinilla, tra il 18° e il 20° minuto basta a risolvere definitivamente la questione.

Nel secondo tempo, nonostante qualche tentativo, i ragazzi di Vercelli appaiono meno compatti e sottotono, segno che per loro l’amichevole basta così. Mentre in campo le squadre vengono rivoluzionate per tentare nuove soluzioni, i Genoani continuano ad andare piuttosto bene, forse persino meglio rispetto alla prima frazione. Da annotare cori per i diffidati, per Ciro Esposito e contro Roma. La partita finisce senza nient’altro da segnalare. Qualche giocatore di entrambe le squadre saluta timidamente i propri tifosi. La testa di tutti è già rivolta ai rispettivi campionati che stanno per iniziare.

Stefano Severi.