Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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Chi ha una vera passione per le “partitelle” non può sempre finire a vedere chissà quale derby o partita di cartello. A volte capita, ed è questo il bello, di assistere ad incontri dei quali i più ne ignorano completamente l’esistenza. E, per assurdo, il senso delle “partitelle” è persino accontentarsi di non vedere neanche due tifoserie simultaneamente, scoprendo, tuttavia, dei mondi nuovi. E delle belle storie da raccontare. Sicuramente questo il caso del mio Urania Milano-Treviso Basket, Divisione Nazionale B, girone B, non propriamente nei bassifondi del basket ma neanche nelle categorie d’élite.

Il contesto di oggi è piuttosto particolare: quello che il sito ufficiale dell’Urania Milano chiama palazzetto è il Cambini Fossati, un impianto polivalente a poca distanza da piazzale Loreto, il cui parquet per il basket conterà poco più di 200 posti a sedere con una sola tribuna. L’Urania, assoluta esordiente in DNB, risulta attualmente essere la seconda squadra cestistica di Milano, porta gli stessi colori dell’Olimpia addosso e la sua storia comincia da lontano, esattamente nel

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1952. Simbolo e soprannome della squadra, “Wildcats” (gatti selvatici) furono ispirati, proprio più di 60 anni fa, dalla squadra di basket americana della Kentucky University, la quale era soprannominata (e lo è tuttora) proprio in tale maniera e portava sulle maglie lo stesso simbolo attuale dell’Urania. Fra il fondatore del sodalizio meneghino e questa squadra di giovani fu attrazione fatale, e il lato più bello di tutto ciò è che, in tempi dove i club professionistici falliscono in abbondanza e con puntualità svizzera, ci sono piccole realtà che negli anni hanno dato continuità alla propria storia. Fiore all’occhiello dei biancorossi è il folto settore giovanile, completato, attualmente, da una prima squadra capace di stupire tutti in questo campionato. Molto attivo nel sociale, il club ha stretto una collaborazione con la Fondazione Exodus di Don Mazzi: per i ragazzi della comunità vengono organizzate attività di basket in maniera regolare, e gli stessi ragazzi vengono spesso a tifare l’Urania.

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Dalla parte opposta gli sfidanti, altra realtà, altro contesto. Sicuramente, se dico Benetton Treviso, rugby a parte, tutti sanno di cosa sto parlando: una squadra di basket, legata indissolubilmente al proprio sponsor-padrone, nel bene e nel male, autrice di pagine sicuramente indimenticabili per la palla a spicchi italiana. Tutto ciò finché patron Benetton non si è stancato, tenendosi, dal 2012, la sola attività di settore giovanile, lasciando la prima squadra al palo. Sull’abbandono dei Benetton della squadra che tanto ha dato al basket ci sarebbe tanto da dire, ma è meglio raccontare il resto.

A Treviso nessuno credeva i Benetton capaci di mollare, da un giorno all’altro, il fiore all’occhiello della propria storia sportiva. In fretta e in furia, così, nell’Estate del 2012, nacque la Treviso Basket, grazie all’unione di intenti di tante realtà imprenditoriali trevigiane, di decine di testimonial illustri dal glorioso passato con la Benetton e, ovviamente, di migliaia di tifosi, per nulla rassegnati nel vedere la loro città senza pallacanestro. La mobilitazione generale non ha intenerito il cuore della famiglia Benetton, la quale ha rifiutato il trasferimento del titolo sportivo alla nuova entità. La neonata società non si è data per vinta e, forte di una certa sicurezza economica, ha tentato la carta dell’iscrizione, su wild card, in serie A1. Niente da fare. L’unica mossa

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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possibile era quella di acquistare le categorie giovanili della Treviso Basket (società già esistente ma, appunto, solo a livello giovanile) per avere un numero di matricola FIP e, in seguito, iscriversi almeno al campionato di Promozione regionale. A far parte dello staff societario sono entrati Pittis e Coldebella, nomi non proprio indifferenti a chi mastica un po’ di basket anche solo a livello maccheronico, mentre lo sponsor è addirittura la De Longhi. Vinto il campionato di Promozione, a ridare ossigeno alla Treviso Basket è stata la FIP, offrendo una wild card ai biancoblu in DNB, quarta serie nazionale per importanza, per la stagione 2013/14.

Inutile dire che la tifoseria si riconosce in questo progetto, essendo esso partito anche da tanta gente comune con tanto di flash mob nei momenti più bui e di catene virtuali sul web. Finita l’era dei Rebels, oggi il timone della tifoseria veneta è affidato ai “Fioi dea Sud”, i ragazzi della Sud. Certo, il contesto che i Fioi dovranno affrontare è ben diverso da quello degli anni migliori: non si gioca più al PalaVerde di Villorba (oltre 5.000 posti) ma al PalaCicogna di Ponzano (appena un migliaio), e gli avversari, a parte qualche eccezione, non sono più quelli della serie A1. Tuttavia c’è l’entusiasmo di chi riparte dal basso, e tanto mi basta per andarmi a vedere questo Urania-Treviso.

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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Se dicessi che mi sono perso per trovare il Cambini Fossati direi un’assoluta menzogna. La strada è facilissima: si esce dalla Tangenziale Est a via Palmanova e poi, prendendo la corsia centrale per un paio di chilometri, basta girare a destra al primo incrocio dopo il primo semaforo. Nonostante il centro non sia lontano, l’ambientazione fa molto estrema periferia. Il centro sportivo non è grande, ed è facile intuire, anche seguendo il flusso di persone, dove si giocherà la partita. Ritiro senza problemi il mio biglietto e mi dirigo a bordo campo, dove il Team Manager dell’Urania mi parla della squadra e del progetto con Exodus, aggiungendo che, purtroppo, i ragazzi della comunità non saranno presenti questa sera ma, di solito, fanno un gran tifo. E non farò fatica a crederlo, guardando, poi, l’incredibile animazione sugli spalti.

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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Mano a mano che si avvicina la palla a due, mentre i ragazzi di Treviso non sono ancora arrivati, noto una discreta affluenza in tribuna, con la presenza piuttosto corposa di ragazzi e bambini di svariate squadre giovanili dell’Urania. I Fioi dea Sud arrivano a pochi minuti dall’inizio della partita: ne conto nove in tutto, forse mi aspettavo qualcosina di più, tenendo pur presente che è Sabato sera e che, nonostante le tante ambizioni, Treviso è appena terza con un distacco abbastanza importante nei confronti delle prime due del girone. La presenza è visivamente caratterizzata da soli stendardi (“I Fioi dea Sud”, “Sempre ovunque comunque” e “La passione non ha categoria) più alcune bandiere.

La sorpresa, però, arriva dall’altra parte: genitori e bambini dell’Urania, più qualche semplice tifoso, fanno un chiasso infernale sin dall’entrata in campo delle squadre, aiutandosi con un arsenale da far quasi invidia alla Barra dell’Almirante Brown. Tamburi, megafoni, trombette, vuvuzelas e gallinacci sonanti, a parte qualche bandiera, non manca veramente niente ai giovanissimi tifosi dell’Urania. Anticipo un po’ i fatti, dicendo che per i Trevigiani sarà difficile far fronte ad un frastuono in verità molto continuo, dove bambini, ragazzi, ma anche adulti (e di gusto) provano a cantare semplici cori ma, soprattutto, producono decibel in maniera disordinata quanto festosa.

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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E qui credo che almeno una piccola divagazione mi possa venir concessa. Si parla spesso di bambini allo stadio, o nei palazzetti, non importa. E, spesso e volentieri, di loro si fa un uso retorico quanto ipocrita, contrapponendoli alle curve o facendogli lanciare messaggi melensi (ovviamente suggeriti dagli adulti) in varie maniere, che sia esporre uno striscione perbenista o indossare una maglietta. Finalmente, invece, qua all’Urania, ho visto una maniera veramente educativa di portare i bambini ad assistere ad una partita: gli si mette in mano un megafono, un tamburo, o un qualunque artifizio sonoro e gli si fa capire che loro possono fare la differenza, essere l’uomo in più, semplicemente urlando e scatenandosi. Niente partita composti come se ci fosse il preside in classe e niente “applaudi sempre l’avversario”. Quindi, nonostante all’Urania non ci siano ultras, l’ambiente è comunque ben caldo e, da quanto ho capito, non è per una singola partita.

Diverso il discorso per i Trevigiani, vero motivo che mi ha spinto, stasera, a fare diversi chilometri. A parte nei momenti concitati dei minuti finali, o nei supplementari, il tifo non è risultato molto continuo, alternando pause troppo lunghe ai cori scanditi ogni tanto. Inoltre, nei momenti di tifo, costantemente, solo 3-4 ragazzi si ritrovano a cantare, mentre il resto del gruppo assiste alla partita. Non che mi piaccia muovere critiche facili, ma, onestamente, mi aspettavo qualche cosa di più.

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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La partita non è assolutamente da disprezzare, tutt’altro. In un ambiente un po’ surreale ma gradevole per i motivi di cui sopra, l’Urania tiene per un periodo (16 pari il parziale), per poi cedere di schianto quando le squadre vanno all’intervallo col punteggio di 25-34. Nei minuti di pausa un’orda di bambini e bambine vengono a tirare a canestro mentre, a centrocampo, due squadre giovanili dell’Urania vengono presentate, coi giovani cestisti chiamati dallo speaker ad uno ad uno. Mi sorprendo, e non poco, quando viene annunciata l’organizzazione della trasferta imminente a Costa Volpino, provincia di Bergamo.

Nel terzo quarto accade l’impensabile, con lo scatto d’orgoglio dell’Urania che, ai 30’, si porta sul 45-46. Poi, nell’ultimo quarto, inizia una serie di sorpassi e controsorpassi e qui, finalmente, vedo i ragazzi di Treviso un po’ più incisivi a livello canoro, grazie ad una maggiore continuità e partecipazione da parte di tutto il gruppo. Finisce 63-63 e non riesco a ricordare, in tutta onestà, da quanto tempo non assisto, dal vivo, ai supplementari di una partita di basket. Di sicuro parliamo di almeno una dozzina di anni fa, se non molti di più.

Urania Milano-Treviso Basket 72-76, DNB 2013/14

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Rimango volentieri per questi ulteriori 5’ e, se avessi dovuto giudicare i Trevigiani solo per questo scampolo di partita, il voto sarebbe andato ben oltre la sufficienza. Anche il pubblico di casa ci crede, ma Treviso, più forte, non cede e passa col punteggio di 72-76. Neanche il tempo di finire che il parquet è di nuovo invaso da bambini che vogliono giocare a basket, mentre la squadra ospite saluta, ad uno ad uno, i propri tifosi. Alla fine è veramente una festa per tutti.

Testo e foto di Stefano Severi.