“La pirateria uccide il calcio”. Con questo slogan il 6 agosto 2019 la Lega Calcio lanciava una campagna contro chi guarda le partite in streaming. Partiamo dal presupposto che per noi il calcio va vissuto in presenza con passione e folklore, due aspetti che davanti a uno schermo sicuramente non possono verificarsi, streaming o pay tv che sia. Quello che ci fa pensare e che ci fa anche decisamente schifo è la moralità tanto sbandierata dalla Lega, particolarmente nella persona di Gravina, che si innalza a difensore e divulgatore dei valori etici e morali dello sport con campagne ridicole e contraddittorie come quella sopra citata, che più che salvaguardare e divulgare i valori del calcio vanno a “proteggere” e infoltire i portafogli di persone che speculano sul pallone e su tutto ciò che ci gravita intorno.”Nulla è più vecchio del nuovo che avanza” è uno slogan molto adatto alla politica nostrana, ma anche alle istituzioni del gioco calcio che di politico hanno molto, se non tutto. Questo consenso generalizzato ed incontrastato di cui gode Gravina è probabilmente figlio di un sistema che sta accontentando un po’ tutti gli interessi in gioco, nonostante la spaventosa crisi economica che viviamo. Una delle ultime trovate del signor Gravina per ridare stabilità al calcio dopo la pandemia, sarebbe quella di chiedere la reintroduzione degli sponsor legati al betting (ovvero le agenzie di scommesse), che furono banditi con il Decreto Dignità nel 2019, volto ad arginare la dilagante ludopatia diffusa nel nostro Paese. La domanda sorge spontanea, davvero soggetti di questo tipo e con questi interessi possono riportare la gente ad appassionarsi e riportare il calcio agli antichi splendori? Quest’uomo è in prima fila a rappresentare un calcio che non ci appartiene, o forse arrivati a questi punti sarebbe meglio chiamarlo “un modello di business”. Il calcio è un gioco meraviglioso, creato dai poveri e rubato dai ricchi.