Nonostante resti ben più di un intero girone di ritorno da giocarsi, quest’annata del Varese va già prendendo tutte le sembianze dell’ennesimo tonfo nell’acqua, dell’ennesima occasione persa per rilanciarsi verso i campionati professionistici e riprendersi quanto maltolto da quel fallimento che ancora brucia nella memoria di tutti i tifosi.

Lo si percepisce dal pubblico che è tutt’altro quello che si definirebbe “delle grandi occasioni”: secondo le stime ufficiali sono 1.025 i presenti, anche se ad ampliare ottimisticamente il bilancio concorre la quota abbonati, molti dei quali avranno perso sicuramente la pazienza e la voglia, nel frattempo, di seguire costantemente ogni passo della rappresentativa annuale.

Nemmeno la Curva sprizza gioia, ovviamente, e oltre che percepirlo, lo si evince ancor più chiaramente dagli striscioni esposti, con i quali la stessa Curva rimarca l’unico motivo della sua fedele e costante presenza, ossia la propria maglia.

L’altro evento caratterizzante di questa stagione riguarda gli scontri di inizio campionato nel derby contro il Como, eventi che hanno portato il loro pesante strascico di diffide e vertenze legali: in tempi in cui la vittoria sul campo è una variabile nemmeno troppo frequente, è ai diffidati che viene rivolto il pensiero, è al loro ritorno che si pensa come la più grande delle vittorie in divenire. Altro obiettivo sensibile delle invettive su carta degli ultras del Varese, sono i giornalisti, anche loro oggetto di uno degli striscioni di giornata.

In campo la ben più blasonata compagine con la “V” sul petto, deve faticare non poco per avere ragione del modesto Arconatese: sarà Palazzolo all’85esimo a piegare la resistenza avversaria, che aveva resistito strenuamente anche in 10 contro 11 e riuscendo persino ad uscire indenne da un calcio di rigore, malamente sprecato dai padroni di casa.