Arriva giovedì nel pomeriggio il via libera ai tifosi corallini per la trasferta di Santa Maria Capua Vetere contro il Gladiator, ai quali vengono inviati trecento biglietti. Per me l’occasione, non essendo mai stato a Santa Maria Capua Vetere, è di quelle ghiotte, da prendere al volo e difatti non me la faccio scappare.

Alla domenica l’euforia è talmente alta e non voglio regalar soldi nemmeno ai caselli autostradali per cui, memore dei consigli stradali di Andrea, altro ragazzo che scrive per Sport People, mi sveglio in un orario decente per farmi tutta la Pontina fino a Terracina e poi prendere l’Appia che mi porterà fino alla mia meta.

Arrivo alle 13 così ho il tempo di farmi un giro veloce per il centro storico e devo dire che rimango davvero affascinato dalle bellezze storico-artistiche del paese casertano. Avendo ancora margine di tempo (la partita inizia alle 15 invece delle classiche 14:30), faccio un giro anche attorno allo stadio “Piccirillo”, un tempio che mi ha sempre affascinato per le sue storie e per la fama della sua tifoseria, particolarmente calorosa. Rimango sorpreso dai tanti murales, purtroppo non solo ultras, che arrivano fino al settore ospite, il quale si trova in una via con strada chiusa e davanti a cui c’è un campo. Il muro che separa le due estremità invece è completamente bianco, verniciato e riverniciato più volte per cancellare chissà cosa e che per questo stona cromaticamente rispetto agli altri.

Nel frattempo cominciano a far capolino i primi ultras i quali, con il bar dello stadio chiuso e non più funzionante, si fanno carico di portare da bere per tutti. Quando manca poco all’inizio dell’incontro, decido finalmente di entrare nel rettangolo verde per vedere con i miei occhi come è veramente costruito questo famoso stadio; in effetti risulta particolarmente datato ma ha una sua unicità rispetto agli stadi polifunzionali e tutti uguali che vogliono costruire. Nella tribuna locale, se non ci fossero le tribune modulari in ferro, ci sarebbe un solo gradino esattamente come nel settore ospiti. Il vecchio settore ospiti, composto da una decina di gradini è da tempo considerato inagibile e chiuso alla pari dell’attiguo bar.

Particolare come stadio, sicuramente con le due tribune in ferro ha guadagnato in fatto di visibilità e comodità, ma stride un po’ come impatto scenico, in cui il vecchio ed il nuovo stridono fra loro, con i seggiolini messi su una struttura mobile in ferro che risultano un po’ fuori luogo, ma queste sono le “nuove” infrastrutture imposteci e tocca giocoforza accettarle in ragione degli investimenti quasi nulli che vengono fatti.

Tornando alla gara odierna e con il Gladiator a metà classifica del girone I di serie D, ci saranno circa 300 spettatori a seguire questa partita, con la Turris a ridosso dei play off che verrà seguita da 112 tifosi (questo il dato ufficiale dei biglietti acquistati dai Corallini). Gli ultras locali, capitanati dalla Brigata Spartaco, nome originale che prende spunto dal famoso gladiatore nato in Tracia che diede vita  da queste parti alla storica rivolta contro Roma nel 73 a.C., prendono posto ad un lato della prima tribuna in ferro e delimitano il loro settore con del nastro adesivo. Non sono tantissimi, una quarantina circa, e appena entrano le squadre in campo sventolano 4-5 bandiere, accendendo un paio di torce.

Nel primo tempo i nerazzurri sono autori di un tifo continuo e, a dispetto del numero, non si fermeranno mai nel cantare, accompagnando i cori con tantissimi battimani. Le bandiere anche sono in continuo movimento e l’accensione di un’altra torcia sono il preludio al gol del vantaggio, che arriva al venticinquesimo minuto, facendo esplodere di gioia non solo gli ultras ma anche il pubblico locale. Galvanizzati ancor di più dal gol del vantaggio, tifano con un’intensità corale maggiore, non che quella prima fosse bassa, anzi… Battimani e cori ritmati dai battiti del tamburo si alternano a cori cantati tutti abbracciati .

Gli ospiti, non so se siano in contestazione, quindi mi limito a raccontare quello che ho visto: nella prima frazione si fanno sentire con 3-4 cori per i diffidati e per la libertà degli ultras, accompagnandoli con battimani, mentre si notano per lo sventolio di un paio di bandierine che agitano discretamente.

Nel secondo tempo, tornando ai locali, il tifo parte con più calma e qualche piccola pausa, per poi tornare, nel giro di pochi minuti, forte e potente come nella prima frazione. Negli istanti iniziali si accende un bel fumogeno arancione, a rendere più vivace un settore che comunque vivace lo è già di suo, visto che non si fermerà mai nello sventolio delle bandiere e saranno sempre numerosi i battimani ad accompagnare i cori. Inoltre mani alzate e cori cantati tutti abbracciati si susseguiranno anche in questa seconda parte di gara, invece nei minuti finali si accenderà nuovamente una torcia.

Al novantunesimo il neo entrato Scielzo suggellerà questa vittoria andando a segnare il gol del raddoppio che farà nuovamente esultare ed impazzire di gioia il settore nerazzurro. I corallini in questa seconda frazione canteranno qualche coro in più, e non solo per i diffidati e per gli ultras liberi, ma anche per ricordare chi non c’ è più. Il colore sarà garantito dallo sventolio di 2-3 bandiere che faranno sventolare per buona parte del tempo. Certo che aldilà di tutto, tifare su un unico scalino è molto difficile, vista la scarsa coordinazione tra gli occupanti.

A fine gara, nonostante la sconfitta, gli ospiti salutano la squadra mentre alcuni tifosi escono dal settore delusi per la sconfitta. Gli ultras del Gladiator invece, oltre a cantare e salutare la squadra, si prolungano cantando anche cori per i diffidati e mettendo la ciliegina sulla torta a questa prestazione sicuramente maiuscola.

Finita la partita incontro un paio di responsabili del gruppo, che gentilmente mi invitano nella loro accogliente e bella sede offrendomi da bere. Così tra un sorso e l’altro scambiamo opinioni sul mondo ultras attuale ed il discorso va principalmente nel coinvolgimento dei giovani, molto diversi da come lo eravamo noi e soprattutto da come vivevamo il giorno della partita, che iniziava molto prima del fischio d’inizio e che finiva ben oltre il fischio finale. Inevitabilmente le cose sono cambiate e su questo siamo tutti d’accordo, ma fa molto piacere vedere un gruppo di persone sulla quarantina, coetanee, che si sbattono ancora come avessero diciotto anni, per lasciare qualcosa di aggregativo e portare avanti delle idee che un tempo erano molto apprezzate non solo dagli ultras.

Un’ultima occhiata al murales dipinto su un muro e a qualche ritaglio di giornale e foto: in sintesi c’è tutta la storia del movimento ultras di questa piccola ma valorosa piazza. I giovani del posto dovrebbero essere orgogliosi di avere dei “vecchi” che mettono tutta la loro esperienza ed energia per tramandare alle future generazioni ciò che è stato. Adesso come adesso poche piazze possono vantare una sede che aggrega diverse persone di età e fascia sociale. Parlare con loro mi ha riportato con la mente indietro nel tempo, quando i piccoli gruppi erano considerati una seconda famiglia e l’amicizia, la fratellanza era alla base di tutto. Loro cercano di viverla così, ancora alla vecchia maniera, chissà che un domani possano incarnare questi importanti valori nelle generazioni future. Sono già le 20, è ora di cena e dopo i saluti ed i ringraziamenti per me è tempo di percorrere nuovamente l’Appia e la Pontina dalla parte opposta.

Marco Gasparri.