Quando sul Raccordo Anulare sbagli uscita e sei costretto a fare inversione a quella successiva e quando riesci persino a sbagliar strada nonostante la Via Prenestina sia tutta dritta, capisci che o sei totalmente rincoglionito o hai dormito con una dose di valeriana per endovena. Nel mio caso direi che è la prima opzione. Sta di fatto che per raggiungere la vicina Genazzano, sede di questa semifinale, riesco a crearmi problemi e disagi laddove non dovrebbero sussistere.

Superate le tortuose e insidiose salite che da Palestrina mi portano a destinazione, mi trovo proprio di fronte al campo comunale. Capisco subito di non aver sbagliato quando vedo dei ragazzi con sciarpe biancorosse, torce e birre in mano. Sono gli ultras dell’Atletico Vescovio. Per cercare un parcheggio incappo, una volta tanto, in una fortunata soluzione, lasciando la macchina vicino ad un cancellone spalancato che dà direttamente sulla pista d’atletica del campo. Mancano dieci minuti all’inizio e mi fiondo con inverosimile velocità ai bordi del terreno di gioco, dove la terna arbitrale sta effettuando il riscaldamento. Mi indicano il commissario di gara come referente cui lasciare il documento in cambio della pettorina. Tutto sommato molto più veloce e semplice di come pensavo, mentre per strada tiravo giù il calendario a causa dei miei errori che incrementavano il ritardo.

La partita è di quelle importanti. Generalmente tra le quattro semifinaliste dei playoff Promozione, almeno tre salgono sempre in Eccellenza, a prescindere dai risultati conseguiti. Questo a causa dei numerosi fallimenti e terremoti societari che avvengono costantemente nei club delle serie superiori. Pertanto va da sé che una vittoria oggi vale l’intera stagione.

Le due tribune sono gremite da un buon numero di spettatori. In quella coperta sono sistemati i sostenitori provenienti da Arce, paesino ciociaro di seimila anime. Tante le pezze posizionate dai tifosi gialloblu, oltre al classico Ultras Arce infatti, numerosi sono gli stendardi. Un grandissimo striscione è sistemato sulla rete che divide la tribuna dal campo. Si tratta di un messaggio per Valentina, giovane fidanzata di un calciatore arcese scomparsa la sera prima in un incidente stradale. Un destino crudele che, ad inizio gara, accomuna le due tifoserie in un sentito minuto di silenzio, onorato anche dagli ultras romani con uno striscione.

Gli ultras dell’Atletico Vescovio si sistemano sul Rettilineo scoperto. Un settore che ricorda e non poco i primi stadi d’inizio ‘900, bassi e dilungati. Della squadra proveniente dal quartiere Trieste-Salario abbiamo già parlato in precedenza. Si tratta di un progetto autofinanziato che può contare su un buon seguito, cresciuto a dismisura negli ultimi anni, di pari passo con la riscoperta, da parte di molti tifosi, del calcio minore e della sua stupenda genuinità. Quest’oggi si presentano in un’ottantina di unità, facendo subito sfoggio delle loro e pezze, oltre a quelle degli amici di Ladispoli, Castelverde, Casal Barriera e Villa Adriana.

All’ingresso delle squadre bellissima fumogenata biancorossa dei capitolini, con il denso fumo che si espande praticamente fin sui balconi delle case che fanno da contorno allo stadio. Chi conosce Roma e la sua realtà ultras, ha certamente chiara l’idea generale con cui viene fatto il tifo e concepita la curva. Ciò che più apprezzo nei ragazzi dell’Atletico, come dissi in passato riferendomi ai Warriors Casal Barriera, è il non volersi omologare al modello in voga. Ed allora ecco ricomparire il tamburo sulla balaustra di una tifoseria romana. Ma come voi mi insegnate, questo strumento va anche suonato a dovere, altrimenti rischia di diventare una zavorra che disorienta il tifo anziché compattarlo. Ma non è questo il caso. Chi di dovere è un vero e proprio “esperto del settore”, riuscendo sempre a dare ai cori la spinta ed il ritmo in grado di fomentare i presenti. Ne esce fuori una prestazione sopra le righe, con il sostegno che si mantiene costante ed intenso per tutta la gara colorato dallo sventolio di diverse bandierine e un bandierone.

Di contro gli ultras gialloblu non stanno a guardare. Dopo i primi 5’ segnati dal loro silenzio, ecco tutte le mani dei presenti alzarsi per gridare “Noi siamo l’US Arce”. Era la prima volta che me li trovavo di fronte, ed onestamente non sapevo cosa aspettarmi avendo visto solo qualche foto su internet. Per quanto riguarda la loro prestazione, il giudizio è positivo. Buona intensità, cori ben scanditi e una sciarpata nel finale colorano la mattina gialloblu.

Un altro spettacolo merita di essere menzionato, ed è quello del campo. Non c’è tesserino che ti permette di entrare nelle migliori tribune stampa del mondo, infatti, che possa pareggiare il livello agonistico e le scene di questo genere di gare. Calcio, spintoni, minacce (il match finirà con due espulsi tra le fila arcesi e uno per i romani) e giocatori che ci mettono l’anima. Va in vantaggio il Vescovio nel primo tempo, facendo esultare i suoi tifosi che festeggiano a suon di torce e fumogeni. L’Arce pareggia nel secondo tempo, dopo una leggera supremazia territoriale. Gli ultras ciociari, che non avevano mai mollato, si esaltano portandosi dietro il resto delle tribuna. Tuttavia alla fine sono i biancorossi ad avere la meglio, con un gol nel finale e tutta la squadra ad esultare arrampicata sulla recinzione del campo.

Un successo che proietta l’Atletico Vescovio in Eccellenza e dà il là ad una festa che si consuma tra giocatori e tifosi. Le nuvole si stanno addensando sui Monti Prenestini, e da lì a pochi fitti goccioloni cominceranno a scendere ininterrottamente. Faccio giusto in tempo per gli ultimi scatti e poi di corsa in macchina. Sotto un vero e proprio nubifragio sbaglio nuovamente strada, ritrovandomi inspiegabilmente sulla Casilina. Ma va bene così.

Simone Meloni