La Coppa Italia di Eccellenza è una di quelle competizioni che negli ultimi anni spesso regala incontri inediti e confronti a dir poco appetitosi da un punto di vista curvaiolo, tra piazze nobili e decadute e centri che da anni portano avanti la loro tradizione ultras malgrado sfortune calcistiche e fallimenti. Stavolta, agli ottavi, il tabellone che segue un criterio geografico, mette di fronte il Venafro e il Giulianova. Molise contro Abruzzo. Una sfida che per la prima volta mi dà l’opportunità di visitare lo stadio “Del Prete”. Manco a dirlo il tragitto che scelgo per raggiungere la cittadina posta proprio pochi chilometri dopo il confine con l’area laziale del cassinate è la ferrovia, che nella sua direttrice Roma/Campobasso conosce ormai da tanti anni rallentamenti, interruzioni e lavori in corso (non a caso attualmente i treni sono limitati a Isernia, nell’attesa che l’intera tratta venga riattivata dopo ingenti opere di rinnovamento ed elettrificazione). Il calcio d’inizio è fissato per le 15, concedendomi così l’opportunità per un piccolo ma approfondito giro turistico, cosa che fa sempre assoluto piacere quando ci si sposta per il calcio. Motivazione che sovente si trasforma in una vera e propria “scusa” per conoscere zone del nostro Paese interne e poco pubblicizzate, ma non per questo prive di fascino e soprattutto di storia e cultura, che spesso trovano le proprie radici in un passato lontanissimo.

Venafro è l’erede della romana Colonia Augusta Julia Venafrum, celebre in età antica per il suo olio, a detta di Plinio il più gustoso del Mediterraneo. Nel X secolo fu capoluogo di una delle contee del ducato longobardo di Benevento, raggiungendo poi il massimo splendore, nel XV secolo, con la dinastia Pandone, il cui ultimo rappresentante, Enrico, fu decapitato a Napoli nel 1528. Il centro ha subito terremoti e bombardamenti, trovandosi a soli 25 chilometri da Cassino, punto nevralgico della linea Gustav. Nonostante le ferite, il centro storico ha mantenuto integro l’impianto urbanistico medievale. Venafro custodisce bellissimi monumenti, come il poderoso castello Pandone, numerose chiese, eleganti palazzi nobiliari e, soprattutto, i resti della romana Venafrum, come l’anfiteatro. Grazie ai suoi 11.000 abitanti, è uno dei centri più importanti della regione. Riveste una grande importanza nei collegamenti, trovandosi tra Roma, Napoli, Isernia, Campobasso e Castel di Sangro. Questa cittadina ha le tipiche caratteristiche della terra di confine: pur trovandosi nel Molise, sono evidenti le influenze alto-casertane, soprattutto nel primario, ma anche l’Abruzzo e il Lazio fanno sentire la loro vicinanza. Dal punto di vista economico è molto sviluppato il primario per la produzione di olio e l’allevamento delle bufale, mentre nella piana verso la Campania sono presenti degli stabilimenti industriali. Queste caratteristiche ne fanno un centro dinamico, che attrae a sé i paesini montani che lo circondano.

Calcisticamente Venafro annaspa ormai da diversi anni nel dilettantismo regionale, avendo disputato il suo ultimo campionato di Serie D nella stagione 2010/2011, motivo per il quale una competizione come la Coppa Italia assume contorni importanti, anche in virtù del campionato, dove la vittoria del Vastogirardi sembra ormai quasi certa. La partita si disputa, ovviamente, in infrasettimanale e in pieno pomeriggio, cosa che complica i piani degli ultras bianconeri ma che, alla fine, non risulterà troppo penalizzante vedendo la tribuna piena e un buon zoccolo duro a tifare dietro agli striscioni. In centri così piccoli l’esistenza di un gruppo ultras e della sua prerogativa di fare aggregazione è a dir poco vitale. Il tifo organizzato bianconero – che si riconosce ancora dietro allo storico striscione Ultras – ha una sede, che come spesso succede in queste realtà, funge ben oltre che semplice posto dove mandare avanti l’attività curvaiola, essendo un vero e proprio punto di ritrovo e passaggio per giovani e non solo, cosa che dà l’opportunità, a volte, di avvicinare allo stadio anche chi di sua natura non è appassionato di calcio o in un contesto metropolitano non frequenterebbe mai il tifo organizzato. Va sempre ricordato che in un paese di undicimila abitanti non è facile, né scontato, fare discorsi continui e numerosi, soprattutto quando i risultati non arrivano. Malgrado tutto a queste latitudini sussiste una discreta tradizione e il vedere diverse facce giovani fa sempre un certo piacere.

Il militare in una realtà di provincia, chiaramente, non esenta dalla repressione e dalla mannaia dei Daspo. Diversi ne sono piovuti sulle teste dei supporter bianconeri negli ultimi tempi, in particolar modo dopo alcuni tafferugli scoppiati a margine del derby con l’Isernia nel marzo dello scorso anno. Questo, sommato ad alcuni atteggiamenti intimidatori ricevuti da parte delle forze dell’ordine nelle limitrofe trasferte, ha portato il gruppo alla dolorosa decisione di disertare i match del Venafro lontani dal Del Prete. Motivo per il quale i molisani non saranno presenti neanche nel settori ospiti del Fadini. Avvicinandomi all’impianto venafrano non posso fare a meno di notare l’ingente spiegamento di forze dell’ordine, coadiuvate da diversi vigili urbani, quando manca ancora un’ora al fischio d’inizio e pochissimi sono i tifosi che camminano attorno al muro perimetrale dello stadio. Stadio che – sono sincero – cattura appieno la mia curiosità. Con le sue due tribune – una coperta, destinata al pubblico di casa, e costituita da alcuni gradoni in cemento – e la posizione a vista montagne, trasmette una bella sensazione rustica e genuina, ben lontana da spalti imbrillantinati se non addirittura riscaldati a prova di tifoso moderno. Lo so, sicuramente qualcuno a Venafro non sarà propriamente d’accordo e comprensibilmente auspica un restyling se non addirittura un impianto nuovo, ma per me che vi metto piede la prima volta la sensazione è quella di un qualcosa di semplice e a misura d’uomo.

Una volta ritirata la pettorina e messo piede sul manto verde, mi accorgo che a fare da spalla ai bianconeri ci sono anche gli storici gemellati di Cassino. Le due realtà distano una manciata di chilometri, cosa che rende numerose e agevoli le rispettive visite. Quando manca davvero poco all’avvio delle ostilità anche i giuliesi, giunti con diversi furgoni, cominciano a fare il loro ingresso, posizionandosi dietro agli striscioni Vecchio Stile e Diffidati Ultras 1924 e srotolando un paio di bandieroni che agiteranno al cielo per tutti i novanta minuti. Queste partite, tra le tante cose, hanno anche il pregio di mettere in mostra spesso e volentieri lo zoccolo duro delle tifoserie in trasferta, dove solo quelli di sempre si prendono la briga di sfidare il giorno lavorativo e la distanza per onorare i propri colori. Esattamente come nel caso degli abruzzesi, che mostrano sin da subito l’ottimo piglio con cui sono giunti al Del Prete, rompendo il ghiaccio con un paio di cori secchi e cominciando, poi, a sostenere il Giulianova senza sosta. Davvero ottima prestazione la loro: molta sostanza, continuità e colore garantito da bandieroni e un due aste. Ciliegina sulla torta un paio di torce accese durante e a fine partita. Del resto parliamo di una curva dalla tradizione arcinota, che a quanto mi sembra di vedere ha avuto anche un importante ricambio generazionale, malgrado le vicende sportive siano da anni avverse alla cittadina rivierasca.

Capitolo tifosi di casa: se su fronte adriatico la performance è notevole, di certo non si può dire diversamente per i bianconeri. Dopo essersi raggruppati dietro le proprie pezze, i molisani cominciano a tifare, mettendosi in mostra con numerose manate, cori tenuti a lungo e bei boati a rispondere che riescono a coinvolgere anche il resto dei presenti. Tanti ragazzi anche tra le loro fila, aspetto fondamentale al cospetto della masnada di diffidati all’attivo e di un bacino d’utenza dal quale attingere non certo imponente. Sicuramente qualche vittoria e un’eventuale Serie D aiuterebbero la tifoseria locale a forgiarsi ancor più, potendo anche tornare a confrontarsi con altre realtà, regionali e non. Se si fa eccezione, infatti, per le sporadiche apparizioni di club con tifoseria al seguito, l’Eccellenza Molisana non brilla certamente per contenuti ultras e immagino che ciò concorra pesantemente a rendere alquanto monotona e con pochi stimoli la militanza.

A differenza delle gradinate, dove il tifo rende i novanta minuti piacevoli e veloci, in campo le due squadre non riescono a sbloccarsi, finendo per impattare su uno 0-0 che sicuramente va più che bene al Giulianova. I giallorossi, una settimana più tardi, approfitteranno infatti del fattore campo, imponendosi per 1-0 e conquistando i Quarti di Finale contro il Montespaccato. Al triplice fischio, tuttavia, ci sono applausi da ambo le parti, con le tifoserie che continuano ancora per un po’ a cantare, per poi smontare pezze e drappi e cominciare ad abbandonare lo stadio. Anche per me è tempo di tornare a casa e riprendere la strada ferrata che conduce nella Capitale. Un discreto freddo sta calando su Venafro e il vento proveniente dalle montagne circostanti ci tiene a ricordarci che siamo ancora in pieno inverno. Mi lascio alle spalle il Molise e questa giornata, che nel suo piccolo rappresenta uno di quei tasselli quasi abitudinari, primordiali, che ancora tengono teso il filo con le prime “partitelle” che mi hanno portato a girare l’Italia. L’essenza di tutto quello che cerchiamo – che sia Serie A o Terza Categoria – è proprio nelle piccole cose, che in realtà sono rese grandi da tutti i ragazzi che ancora si sbattono per il loro ideale.

Simone Meloni