Un po’ come se avessi la fantomatica “Nuvola di Fantozzi”, la pioggia che dapprima mi ha tormentato in Germania, successivamente ha ben pensato di seguirmi anche in Veneto. Magari con meno costanza. Forse con meno freddo. Ma sicuramente con lo stessa fastidiosa presenza. Fortunatamente quando arrivo a Santa Lucia il cielo riesce ancora a trattenersi, consentendomi la classica camminata dalla stazione allo stadio, con tanto di sosta rigenerante per una “sana” mozzarella in carrozza e un rilassante “bianchetto”. I circa cinque chilometri che dividono lo scalo ferroviario veneziano dallo stadio Penzo sono sempre una buona occasione per camminare nel cuore di una città unica al mondo, infilandosi per le sue calli, tagliando in due le sue piazze e osservando, di tanto in tanto, i suoi campanili stagliarsi all’orizzonte. Fino ad assistere al più classico dei tramonti che si perde tra i nuvoloni neri, una volta giunti a ridosso dei Giardini della Biennale. A pochi metri da Sant’Elena, in una delle zona dove si riescono ancora ad ascoltare più accenti autoctoni che stranieri e dove osservare vecchi e giovani avvicendarsi nei baretti e uscire con bicchieri in mano è pura poesia. Mi vanto, nelle diverse volte che sono venuto al Penzo, di non aver mai preso il traghetto all’andata e – come questa sera – di averne usufruito solo in caso di fretta, per non perdere treno o pullman coincidente a Mestre. Questo perché l’oretta di camminata già vale almeno la metà del viaggio.
Ciò detto passiamo al motivo principale della mia visita in Laguna: il derby tra i padroni di casa e il Verona. Nell’ottica di “vivere come se fosse sempre l’ultimo giorno” (o l’ultima partita con tifosi ospiti) ho voluto approfittare di questo posticipo del lunedì per mettere un tassello in più nella mia personale lista di derby veneti visti. Quello tra arancioneroverdi e scaligeri, sebbene non sia tra i più giocati, rappresenta un bel confronto tra due modi speculari di vivere e rappresentare una regione che storicamente ha fatto del campanile e delle rivalità un vero e proprio cavallo di battaglia. Pensi al Veneto e inevitabilmente finisci per pensare a tutto l’astio che esiste tra i suoi capoluoghi di provincia, ma anche tra i borghi più piccoli e le cittadine dell’entroterra. Non puoi non pensare alla spontaneità dei suoi dialetti, attraverso cui credo si esprima perfettamente il modo di essere di questa gente. Sicuramente una tra le famiglie di vernacoli meno politicamente corretti esistenti nella Penisola, e dunque una di quelle più dirette. Nel bene e nel male. Questo per sottolineare ancora una volta quanto antica sia la disputa tra gonfaloni, identità e appartenenze sul nostro territorio e, di conseguenze, quanto non sia sorprendente che – per buona pace di molti – ancora nel 2025 ci si imbatta nel nugolo di ultras arancioneroverdi, a qualche centinaio di metri dallo stadio, intenti nel passare il proprio pre partita al suono di cori e slogan contro i nemici gialloblù.
Prima di questa gara i precedenti totali tra le due squadre sono novanta, con trentasei vittorie del Verona, ventisette pareggi e ventotto successi veneziani. Il dato più “particolare” è senza dubbio quello che vede i padroni di casa mai vincenti nelle precedenti otto sfide giocate in massima divisione, mentre l’ultima affermazione risale addirittura al campionato di Serie C1 2007/2008, quando gli arancioneroverdi s’imposero per 1-0. Stasera, in realtà, un successo sarebbe fondamentale per ambo le squadre, ancorate nei bassifondi della classifica e totalmente invischiate nella bagarre retrocessione. L’Unione è attualmente oggetto di un’accesa contestazione da parte della propria tifoseria. La probabile (che nei giorni successivi diventerà certa) partenza di Pohjanpalo per il Palermo ha ancor più inasprito i toni di una tifoseria che non riesce a vedere programmazione e serietà nell’organigramma dirigenziale, apparentemente incapace – per la seconda volta consecutiva – di difendere una massima divisione riconquistata dopo due soli anni di purgatorio. Tuttavia il clima ostile conosce una naturale tregua durante i novanta minuti, tanto è vero che quando entro sulle gradinate del Penzo, la Sud è già intenta a incitare i propri giocatori impegnati nella fase di riscaldamento. Gli ospiti stanno entrando alla spicciolata e anche i primi cori ostili partono prepotenti su ambo i lati.
All’ingresso delle due formazioni la curva di casa esibisce una piccola scenografia per onorare Arnaldo Loja, storico ultras scomparso proprio un anno fa. Diversi due aste con il suo volto impresso vengono levati al cielo, mentre anche in Nord il drappello di ultras assiepato dietro alcune pezze contro l’articolo nove, ne ricorda le gesta con uno striscione su cui è stampigliato il suo nome. Dopo pochi minuti l’undici di Di Francesco trova anche il gol del vantaggio con Zerbin, galvanizzando l’ambiente e mettendo le ali a una Curva Sud che complessivamente sarà autrice di una prova veramente di livello. Oltre al tanto colore, gli unionisti si fanno sentire per quasi tutti i novanta minuti con cori lunghi e bei boati, dimostrando un’ottima verve malgrado un campionato finora avaro di soddisfazioni. Da segnalare, tra le loro fila, la presenza dei gemellati del Rapid (presenti con il drappo degli Ultras) e di quelli modenesi, presenti con CUCS e Dag Dal Gas. Per loro anche un discreto utilizzo della pirotecnica, con torce e bomboni a farla da padroni e a illuminare la minuta isola di Sant’Elena.
Nel settore ospiti, ovviamente sold out, prendono posto 1.131 supporter scaligeri, che dapprima rispondono agli insulti dei dirimpettai e poi si adoperano per sostenere la squadra. Come già appurato negli ultimi anni, la loro scelta di riportare diversi due aste e bandiere li premia da un punto di vista del colore, trasformando spesso il settore in un bel “quadro” giallo e blu. Peccato – ma è una mia opinione personale – per la scelta di sostituire le storiche pezze con lo striscione unico. Al netto di tutto ciò, comunque, il loro tifo sarà complessivamente di buona fattura. Forse a volte il “movimento” si concentra un po’ troppo solo nella zona bassa, ma penso sia più da addurre al modo “spontaneo” che hanno di coordinare i canti. Ciononostante i classici tormentoni risuonano forte e, in più, di tanto in tanto fanno capolino torce e fumogeni, elementi che non guastano mai.
In campo, nella ripresa, una rete di Tchatchoua pareggia i conti per il definitivo 1-1. Un risultato che, ai punti, accontenta sicuramente di più gli ospiti, mentre i lagunari vedono sfumare l’ennesima occasione per agganciare il treno salvezza e ora osservano preoccupati alle prossime gare che li vedranno impegnati. Finisce con le schermaglie finali tra le opposte fazioni (a cui vanno i miei complimenti per aver assistito al match senza l’utilizzo degli anti estetici ombrelli ma di aver pensato innanzitutto a tifare) e il lento deflusso verso le uscite. Stavolta, stanco e con poco tempo a disposizione, opto per il traghetto, che in poco più di quaranta minuti mi porta a Piazzale Roma e, dunque, alla ferrovia, da dove prendere il treno per Mestre e cambiare con il pullman per Roma. Dico sempre che la Serie A toglie molto al tifo e ai suoi protagonisti a causa della sua ormai avvenuta trasformazione in spettacolo televisivo e all’annacquamento della passione più pura e verace. Sicuramente per trovarne ampi sprazzi queste sono le gare adatte. Circostanze in cui rivalità e attaccamento identitario saltano fuori e cercano di prendere a spallate tutto il circo economico di un calcio che di “maggiore” ha soltanto gli zero degli importi provenienti dalle televisioni o dei compensi erogati a giocatori che vent’anni fa non avrebbero messo piede neanche in Serie B. Ma questo è e di questo bisogna accontentarsi. Salgo sul torpedone e, finalmente, mi tolgo dal giogo della pioggia e dal vento freddo. La strada corre sotto i miei piedi, ma io ne osservo solo qualche chilometro, perché in men che non si dica sono tra le braccia di Morfeo, riaprirò gli occhi proprio alla stazione Tiburtina, quando la Laguna, il derby e le sue voci saranno ormai lontane quasi cinquecento chilometri!
Simone Meloni