Pur alle 12 e 30, orario consacrato al pranzo domenicale, c’è un Bentegodi che presenta una bella cornice di pubblico per una classica del calcio italiano: Verona-Bologna, rivalità una volta politica, oggi totalmente campanilistica. O quasi.
A pesare c’è certamente il gemellaggio storico dei butei con la Fiorentina, acerrima rivale sotto le Due Torri; ma dalla parte veronese, dove il serio e il faceto si mischiano di continuo, si millanta anche un certo sfondo… “politico” . La prova? Il “rossi di m…” cantato ogni volta per salutare il pubblico bolognese. Roba che riporta agli anni ’70, ma senza alcuna attinenza col presente: perché Bologna casomai, nell’anno di grazia 2025, ha visto sfumare di parecchio queste connotazioni.
Dalle Due Torri arrivano in 3.200, settore ospiti esauritissimo sin da inizio settimana, perché oltre che una tappa fondamentale verso l’Europa, questa è una di quelle trasferte che nessuno vuole mancare: e con la copertura del Bentegodi, più un settore che costringe alla compattezza (l’esatto contrario della struttura del Dall’Ara) il tifo che viene fuori su sponda ospite è molto meglio del solito. Ma a Verona per l’appunto, è quasi una regola.
Dall’altra parte i butei sono sempre i butei, cioè una tifoseria inglese nata per caso in Italia, con i cori della tradizione anglosassone che vengono cantati già nel pre-gara. È pazzesco come in un mondo sempre più omologato, i veronesi riescano nonostante tutto a mantenere uno stile inimitabile, che ha ormai anche superato i maestri inglesi. I cori cantati lenti, come in chiesa (altra fonte a cui gli scaligeri attingono di continuo). E pezze dappertutto: anche nei distinti e in tribuna. Con una (“Contro ogni droga”) davvero originale nella sua semplicità.
Bello in generale lo spettacolo sugli spalti, questa è una sfida che sarà sempre e comunque da serie A; forse addirittura da Europa. I bolognesi chiaramente sono più entusiasti per l’andamento della partita, ma anche quelli di casa si difendono bene. Divertente lo scambio di frecciatine a partita conclusa: quando i tifosi bolognesi, in estasi dopo la terza vittoria di fila, si lanciano in un inedito slancio ironico. “Veronese napoletano!” l’insulto che nella (diciamo) sfera valoriale dei padroni di casa, risulta il peggiore di tutti. E quindi giù di fischi.
De Silvestri balla col pubblico bolognese sulle note del celebre motivetto preso da “Sister Act”; ma uscito fuori dal Bentegodi, anche nel pubblico di casa non manca il clima da festa. Nel bar adiacente allo stadio, si canta Lorella Cuccarini, nonostante la sconfitta. Tanto alcool, pochi musi lunghi. Come dice il canto che tanto piace ai butei, e anche alle nostre care nonne, “la nostra festa non deve finire; non deve finire… e non finirà!”
Testo di Stefano Brunetti
Foto di Luigi Bisio