La prima tappa di un piccolo tour che nel giro di quattro giorni mi vedrà protagonista in tre differenti stadi di Italia, Svizzera e Germania, si chiama stadio Marcantonio Bentegodi, dove alle 18 va in scena il posticipo del lunedì tra Verona e Lecce. Una sfida delicata in chiave salvezza, nonché un confronto tra due tifoserie storiche del nostro panorama. Per certi versi agli antipodi nel modo di vivere la curve e il proprio essere ultras, ma sicuramente accomunate dal grande senso di appartenenza e attaccamento ai colori.

L’esterno dell’impianto veronese preserva sempre un certo fascino, tra i suoi chioschetti che vendono cibo da strada,la targa davanti alla Curva Sud che ricorda “I butei caduti” e le bancarelle dove campeggiano sciarpe e bandiere di discreta fattura ma anche oggetti dal dubbio gusto. Ormai anche qui il cosiddetto official merchandising ha preso piede, soppiantando quasi totalmente quei venditori di materiale spesso improbabile ma a volte davvero genuino e verace che hanno caratterizzato gli antistadio italiani almeno fino alla metà degli anni duemila. Perdonatemi, sarà il tempo che passa e la sempre più scarsa tolleranza di vicendevoli aspetti a farmi rimpiangere persino i venditori abusivi. O forse sarà semplicemente la spingente propaganda delle società a combattere la contraffazione a farmi strizzare l’occhio alla stessa! 

Per questa gara sono stati venduti circa 1.500 biglietti su sponda leccese. Un numero – sicuramente rimpinguato anche dai salentini residenti nel Nord Italia –  di tutto rispetto se si pensa al giorno feriale. Proprio accanto all’ingresso riservato alla stampa sono sistemati diversi funzionari di polizia intenti a organizzare il rispettivo reparto celere. Il clima è alquanto disteso, sebbene tra le due tifoserie non corra buona sangue e una serie di esplosioni preannuncia l’arrivo degli ultras giallorossi nel parcheggio loro riservato. Dopo gli incidenti registrati contro il Napoli, le forze dell’ordine sembrano in apprensione, tanto che dopo qualche minuto uno stuolo di celerini si porta verso il settore ospiti, con la situazione che rimane tuttavia tranquillissima. 

Dicevo della rivalità, che per molti potrebbe sembrare naturale considerata la classica avversione degli scaligeri nei confronti di delle tifoserie meridionali e la nota voglia di confronto dei salentini. Eppure in un passato non troppo lontano le due fazioni hanno marciato spalla a spalla, in nome di un gemellaggio durato qualche anno per poi tramutarsi in inimicizia, come spesso accade. Amicizia nata grazie ai contatti tra alcuni esponente delle Brigate e alcuni studenti fuorisede sul finire degli anni ottanta e finita al termine dei novanta, quando con l’importante cambio gestionale e di insegne nella Sud vennero archiviati anche altri storici rapporti, come quelli con parmigiani e interisti. Le tensioni registrate le scorso anno fuori al Via del Mare, con gli Ultras delle due squadre entrati a partita in corso, sono solo l’ultima dimostrazione delle acredini esistenti. E non è un caso che uno dei primi cori eseguiti quest’oggi dagli ospiti sia proprio indirizzato ai dirimpettai, i quali ovviamente non si fanno pregare nelle risposte. 

Il rapporto conflittuale con la società ha vistosamente spaccato e depresso il pubblico di casa, che malgrado la salvezza ottenuta lo scorso anno nello spareggio di Reggio Emilia contro lo Spezia, ha visto venir meno quasi nella sua interezza ogni tipo di fiducia e comprensione nei confronti di Setti. A lui viene imputato un progressivo smantellamento della rosa, oltre che una gestione ormai scadente, che non ha permesso al club di sfruttare le prime, buone, stagioni disputate dal ritorno in A per fare un piccolo balzo in avanti che forse la tradizione calcistica cittadina meriterebbe di tanto in tanto. 

Le due squadre entrano in campo seguendo il rituale di giornata e leggendo alcune righe contro la violenza sulle donne. Dopodiché il match ha inizio e con esso il confronto sugli spalti. In uno dei pochi stadi italiani dotati di copertura, la fine e penetrante pioggia che scende non scalfisce nessuno e dona un tocco di fascino all’ambiente. Il contingente salentino parte forte, con tante manate e cori a rispondere. Il tifo parte e si propaga dalla zona centrale, dove sono posizionati gli Ultrà Lecce. Come mi sono trovato spesso a commentare in questi anni, anche oggi la loro sarà una prova di valore. Magari non saranno tifoseria attenta a osservare troppo le mode del momento o a dar risalto all’apparenza, ma la sostanza c’è e si vede/sente per tutti i novanta minuti. Appollaiati al terzo anello sosteranno a gran voce un Lecce battagliero, che sfiora la vittoria dopo esser passato in svantaggio, venendo però raggiunto nella fase finale del secondo tempo. 

Su fronte scaligero, la Sud parte con gli ormai soliti stendardi e sciarpe alzate (peraltro di ottima fattura) per accogliere l’ingresso delle squadre, proseguendo con una performance fatta di alti e bassi e incentrata sul classico repertorio veronese. A esser onesti, rispetto all’ultima volta che mi ero trovato al loro cospetto, ho notato un po’ più di difficoltà nel trascinare l’intero settore, salvo quei due/tre cori in cui è tutto lo stadio a cantare, facendo davvero una bella impressione. Quello che invece voglio sottolineare è come sempre il pubblico in tribuna: becero, inviperito, rumoroso e partecipativo. Insomma, tutto quello che servirebbe per restituirci un minimo di speranza e frequentare gli stadi con più gioia. Ma anche quello che i signori benpensanti delle televisioni e dei giornali mainstream (quelli che parlano sempre e comunque di “frange”, manco fossero dei parrucchieri!) vorrebbero perennemente condannare ed eliminare. E invece sapete cosa c’è? Lunga vita a tribune come quelle del Bentegodi o del Franchi di Firenze! 

Come accennato, in campo le due squadre si aggiudicano un punto per parte in virtù del 2-2 finale. Risultato che forse scontenta più gli ospiti, che sul 2-1 avevano pregustato i tre punti. Per me non c’è molto tempo da perdere e malgrado la fastidiosissima pioggia mi incammino trafelato verso la stazione. Porta Nuova è l’ultima cartolina di questa Verona novembrina, ora la strada ferrata corre verso Milano, da dove il mio viaggio Oltralpe avrà inizio al mattino successivo. 

Simone Meloni