Barrio y equipo de fútbol, in Argentina è un legame indissolubile, soprattutto nella capitale. Molto spesso, per non dire sempre, i colori sociali delle squadre di calcio segnano l’inizio e la fine dei vari quartieri. Così, se il bianco ed il rosso la fanno da padrone a Parque Patricios, regno incontrastato dell’Huracán, il gialloblù colora le strade di Villa Crespo (Atlanta), il verde quelle di Caballito (Ferro Carril Oeste), il bianco ed il blu quelle di Liniers (Vélez Sarsfield) e così via (ovviamente, senza scomodare le grandi realtà).

Il mio agognato battesimo nel mondo del calcio, e del tifo argentino, si è avuto proprio in uno di questi quartieri, a Banfield per l’esattezza.

In verità, il suddetto “quartiere” è un municipio autonomo di oltre 200.000 abitanti che fa parte della Grande Buenos Aires, ma questa divisione è più politica che reale. Così, in un sabato afoso di Febbraio, partimmo alla volta di Banfield io, il proprietario della casa che mi ospitava e suo figlio, entrambi tifosissimi della compagine biancoverde. La prima cosa che notai durante il tragitto fu l’enorme differenza tra i vari quartieri della Capitale: man mano che ci avvicinavamo a destinazione i ricchi quartieri del nord, lasciavano spazio a quelli più poveri del sud. Oltrepassato il Riachuelo attraversammo Avellaneda, Lanús (da queste parti, a Villa Fiorito, è nato un certo Diego Armando Maradona) prima di arrivare davanti allo stadio Florencio Sola di Banfield.

Ricordo che appena sceso dalla macchina, fui travolto da tutta la passione argentina. Sembravo un bambino al luna park, così, guadando un autentico fiume biancoverde, mi avvicinai, approfittando del fatto che i miei due amici erano in fila per i biglietti, ai ragazzi de LA BANDA DEL SUR, la barra del Banfield.

In Argentina soltanto la “previa” (il nostro prepartita) varrebbe il prezzo del biglietto e scorre via tra canti, balli e fiumi di “coca e fernet” (la tipica bevanda da stadio). Ebbi modo di scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi della barra che mi confermarono, ahimè, quanto già sapevo sulla repressione da queste parti (le trasferte sono vietate alle tifoserie ospiti, tranne in rarissimi casi). Oltre a questo mi raccontarono la storia di un giocatore all’epoca sconosciuto per me, José Luis “Garrafa” Sánchez, di cui mi dissero che proprio quel giorno sarebbero ricorsi  i 10 anni dalla sua drammatica scomparsa. Mi parlarono anche del gemellaggio con i “LOS DEL SUR” dell’Atletico Nacional de Medellin e dell’odio atavico verso i “cugini” del Lanús.

Nel frattempo, biglietti alla mano, i miei due amici mi invitarono ad entrare e così, accomodatomi in tribuna, iniziai a gustarmi lo spettacolo sugli spalti, inizialmente fatto di cori spontanei fino a quando, più o meno al quindicesimo del primo tempo, LA BANDA DEL SUR fece il suo ingresso con “bombos y trompetas” e da quel momento in poi è stato spettacolo puro.

Ah la partita.. sul campo EL TALADRO (Il trapano, soprannome del Club Atletico Banfield) vinse per 2-0 sul Gimnasia y Esgrima La Plata (allenata tra l’altro da una vecchia conoscenza del calcio italiano, Pedro Troglio) ma ciò che mi è rimasto impresso nella mente è stato il sostegno incessante dei ragazzi de LA BANDA DEL SUR. Peccato solo per l’assenza degli ospiti.

La serata si concluse davanti ad un succulento asado, anche perché, come in fondo si suol dire: “FUTBOL, ASADO Y VINO SON LOS GUSTOS DEL PUEBLO ARGENTINO”

Alessio.