Lo stadio “Luigi Razza” di Vibo Valentia ospita una gara che per entrambe le contendenti può significare molto, invischiate come sono nella lotta per non retrocedere. La possibilità e la speranza di avvalersi fino in fondo del fattore campo, rappresentano per la Vibonese una sorta di “palla set”, parafrasando il gergo tennistico, visto che non solo acquisirebbe tre punti fondamentali nella rincorsa al proprio obiettivo, ma acquisterebbero quasi il peso di sei punti se ottenuti a scapito di una diretta concorrente. Va da sé che per il Monopoli, a fini strategici, l’unica cosa importante è uscire da questa trasferta indenne.

Nonostante l’importanza della gara, il pubblico convenuto non è di quelli che si definirebbe “delle grandi occasioni”: i dati ufficiali parlano di 873 presenze che, a parte qualche naturale picco come quello in occasione del derby con Catanzaro, rappresentano più o meno la loro media stagionale. La seconda peggiore di tutto il girone di Lega Pro. A parte però il pubblico borghese che non risponde affatto alla chiamata d’orgoglio della propria compagine, in curva si denota un gruppo di ultras che si fa invece trovare pronto a sostenere la propria causa e in fondo è questo che interessa.

Dalla Puglia giungono invece una cinquantina di tifosi del Gabbiano, una presenza che può considerarsi significativa se si considera che non tutti gli ultras sono tesserati. Attivo per questa gara il “Porta un amico” che può aver inciso numericamente sulla buona riuscita della trasferta. Un bandierone degli “Ultras 1993” sventola con buona continuità, qualche altro bel battimani fra le note di cronaca e alla fine, potranno esultare per il pareggio raggiunto in extremis che scongiura una sconfitta pesantissima.

In campo, dunque, il triplice fischio sancisce un pareggio per 2-2, maturato proprio allo scadere e su cui è fortemente complice il portiere di casa per una “papera” che riabilita il Monopoli e quindi rimanda ulteriormente nel tempo il verdetto sulla fine di questa corsa per rimanere in Lega Pro.

Foto di Gabry La Torre.