Dopo sole tre settimane sono nuovamente in viaggio per il big match del girone I di serie D, quello tra la Vibonese seconda, seppur in coabitazione e la capolista Siracusa. Da tempo il “Luigi Razza” di Vibo era nelle mie mire, ma la difficoltà di raggiungerlo via treno, per cui ci riesco solo ora virando sul pullman. Ovviamente sono l’unico passeggero a viaggiare prima dell’alba in direzione Vibo Valentia, ma d’altronde chi può andare in pieno dicembre, con un freddo pungente e con le nuvole che minacciano pioggia in questo centro calabrese di trentamila abitanti circa? Anzi, terminata la corsa, l’autista gentilmente si offre di lasciarmi in centro ma declino altrettanto gentilmente preferendo il capolinea dove è ubicato il PalaValentia dove gioca la Callipo Vibo Valentia, da non confondersi con il palazzetto in contrada Feudotto inaugurato nel 2021 con una capienza di 3.048 posti a sedere.

Mi avvio ad assecondare le mie manie mentre nuvole sempre più nere si profilano all’orizzonte e un freddo pungente penetra come un coltello attraverso i vari strati di pile indosso. Data l’ora il palazzetto è purtroppo chiuso quindi il primo giro è abbastanza breve, posso vedere giusto le entrate dei diversi settori e i botteghini al servizio di questa compagine per diverse stagioni in massima serie e con, all’attivo, ben quattro coppe Italia di serie A2 e una Supercoppa Italiana sempre di serie A2. Ottocento metri mi separano dallo stadio intitolato a Luigi Razza, storico giornalista, sindacalista e ministro dei lavori pubblici nel periodo fascista, ricordato anche da un monumento in centro città. Nonostante la nebbia riesco a scorgere il portone d’ingresso e l’intitolazione dello stadio, oltre ad un paio di murales davvero ben disegnati.

Un magazziniere s’affaccenda già di primo mattino e molto gentilmente acconsente a farmi entrare: vedo la tribuna e poi la curva locale con tutti i suoi cambiamenti avvenuti nel tempo, compresi i muri eretti per dividerla dall’entrata del settore ospiti. Il rebus è proprio per gli ospiti ai quali sono riservati due varchi d’entrata, uno opposto all’altro per cui trovo meno enigmatico proseguire dalla parte opposta, verso la vicina curva vibonese, con un parcheggio abbastanza capiente. Dopo di che non resta che avventurarmi nel centro cittadino e i suoi monumenti principali, non tanti a dire il vero ma molto belli, come il Duomo di San Santa Maria Maggiore e San Leoluca oppure le mura greche. Su una sommità, quasi a vegliare la città, spicca il castello di Bivona che il tempo tiranno mi limita ad una visita superficiale, così un’ora prima del fischio d’inizio mi riporto in zona stadio.

Un bel gruppetto di ultras calabresi consuma il prepartita distribuendo la propria fanzine, due soli fogli ma carichi di importanza per la vita di curva. Rivedendo il me stesso nella mia vita precedente di ultras a distribuirla, offro con piacere il mio piccolo contributo in cambio di questi estratti di vita militante e subito dopo varco il cancello d’entrata con una certa emozione per questa mia prima volta in questo stadio. Messo piede in campo mi rendo meglio conto di questo piccolo gioiellino composto da una tribuna bella grande e capiente; lo stesso dicasi del settore ospiti, seppur capiente in lunghezza più che in altezza e infine la curva dei padroni di casa, persino troppo spaziosa per gli standard di categoria. Nonostante le rigide regole del calcio professionistico, al “Luigi Razza” mancherebbero davvero poche migliorie per affrontare categorie superiori.

Con l’approssimarsi del fischio d’inizio, i tifosi cominciano a gremire le tribune dove, nonostante la posta in palio, il clima è sereno con i due presidenti che si salutano con un caloroso abbraccio a favore di fotocamere. La tifoseria vibonese sceglie di far quadrato a centro curva, esponendo un paio di pezze alla vetrata principale e un “CAFFO OUT” nella balaustra, sintomatico delle divergenze con il presidente Caffo, padrone del famoso “Amaro del Capo”. Dalla parte ospite sono presenti ancora pochi tifosi e ormai presumo che il grosso arriverà a partita iniziata, con buona pace per la mia scalpitante curiosità di rivederli dopo tempi della serie C in quel di Sorrento contro il Vico Equense o nella finale scudetto di serie D contro la Pro Vasto ad Aprilia, tra l’altro sospesa alla fine del primo tempo per le intemperanze della tifoseria sicula.

Il primo tempo comincia con i padroni di casa che, a dispetto del numero, offrono veramente una bella prestazione, non solo dal punto di vista corale ma anche del colore, sventolando per buona parte della prima frazione diverse bandiere ed accompagnando i cori con numerosi battimani sempre magistralmente guidati dal tamburo. Dopo una decina di minuti ecco entrare tutti insieme, pezze alzate e bandiere al vento, gli ultras azzurri i quali, in poco tempo, si compattano a centro settore attaccando i vari stendardi alla vetrata e sventolando le bandiere. Il numero è di quelli importanti, si distinguono subito per un po’ di pirotecnica e cori di notevole intensità.

La curva vibonese non vuole sfigurare così alza i decibel del tifo e alla fine non sfigureranno affatto, tifando continuamente la propria squadra. Dopo una ventina di minuti la “Curva Anna” espone un lungo striscione per dare il bentornato alla statua di Santa Lucia che, per la terza volta, torna da Venezia nella città siciliana. Nel proseguo del match la tifoseria aretusea conferma tutto il proprio valore intonando cori continui, accompagnandoli con imponenti battimani con il colore sempre garantito dai bandieroni lasciati al vento. Sul finire della prima parte di gara, espongono un secondo striscione a firma del gruppo “NUN CI SEMU CA’ TESTA”, per spingere la squadra a ritornare ai fasti di un tempo.

Nel secondo tempo, il sole fa capolino ma le nuvole cariche di pioggia incombono a distanza con tuoni e fulmini. Le tifoserie, incuranti di tutto, riaprono la contesa continuando a tifare sempre in maniera costante e con l’uso continuo delle mani. Al sessantesimo gli ospiti accendono una torcia a rischiarare il cielo divenuto nel frattempo plumbeo, che è di buon auspicio per il gol partita di Di Grazia che arriva di lì a breve, facendo esplodere il settore. Subito dopo, come ampiamente previsto viene giù un autentico diluvio universale, con i fulmini che mandano in tilt i fari dello stadio costringendo conseguentemente a sospendere per qualche minuto la partita.

La parte calda delle due tifoserie perde ovviamente qualche componente, ma chi resta sotto la pioggia assurge davvero al rango di eroe considerando che persino io, con l’ombrello, fatico a resistere sotto i pesanti colpi della pioggia, figurarsi chi ne resta in balia senza niente! I presenti, oltre a non mollare, rilanciano tifando stoicamente, da ambo le parti. Già resistere è una grossa impresa, poi addirittura riuscire a cantare è epico. Dopo sei minuti di recupero, l’arbitro fischia la fine delle ostilità: il Siracusa conquista tre punti fondamentali, confermandosi sempre più capolista del girone, ma oggi i veri vincitori sono le due tifoserie, capaci di offrire uno spettacolo in condizioni davvero precarie e gli applausi dalle squadre a fine partita, sono il giusto riconoscimento.

Come spesso accade finita la partita smette anche di piovere, concedendomi la possibilità di un ultimo giro con tappa “Da Natale”, per un coppo di fritti, pizza e birra a chiusura di una giornata che entra di diritto nella stanza dei ricordi, prima di prendere il pullman che mi riporterà a casa.

Testo e foto di Marco Gasparri