Si gioca al Romeo Menti un derby triveneto da sempre molto combattuto in campo e molto sentito anche sugli spalti, quello tra Vicenza e Triestina. Queste due nobili società (anche se da molti anni in decadenza), conosciute in tutta Italia per il loro blasone, ora provano a rilanciarsi nel calcio che conta.

Il “Lane”, così come viene chiamato dai tifosi del Vicenza, in questa prima turbolenta stagione che ha dato il via all’era Rosso, tra alti e molti bassi ha già visto sfuggire da tempo le possibilità di una risalita in B almeno attraverso la porta principale che passa attraverso il primo posto. Resta qualche possibilità, ma molto bassa, di approdare alla serie superiore tramite i play off.

Gli alabardati invece, dal canto loro, dopo la scorsa stagione in cui han impiantato le basi con i primi ottimi acquisti, quest’anno si sono rinforzati ulteriormente e puntano a vincere per dare quella gioia ai propri tifosi che da troppi anni manca. Certo la sconfitta della settimana scorsa a Pordenone ha avuto il suo impatto, adesso arrivare primi non è facile, ma l’obbligo verso i propri tifosi è quello di non mollare.

Vicenza risponde alla grande, sono 9.500 gli spettatori presenti per questa partita che va in scena di domenica pomeriggio. Sempre affascinante lo stadio Romeo Menti, seppur non traspiri certo giovinezza e seppur privo, già dai primi anni ’90, dei due anelli composti da parterre e gradinate che gli davano quell’aspetto così particolare, ma nonostante tutto mai e poi mai i tifosi vicentini vorrebbero abbandonarlo per uno stadio nuovo in un’altra zona della città, magari più moderno ma senza quell’aura di storia e identità popolare.

Nessuna coreografia da parte della curva sud berica stavolta che trova poco da festeggiare con una squadra che non vince tra le mura amiche da novembre e che galleggia tra il nono ed il decimo posto. Poi c’è anche insofferenza, ma questo alla fine non ha fatto altro che rinforzare la rivalità, verso la curva giuliana che nella partita di andata ci è andata giù pesante con striscioni in cui ricordava che la società di Renzo Rosso è il Bassano e non il vecchio Vicenza con tutta la coda di infinite polemiche, specie via web… 

I vicentini partono belli compatti e la Sud, andata esaurita, cerca di dare il meglio di sé. Non mancano i bandieroni dei gruppi e i cori contro i triestini, mentre viene concesso l’ennesimo bonus ai giocatori, incitandoli a prescindere fino al novantesimo anche se alla fine la copriranno con una salva di fischi per l’ennesima prestazione al di sotto delle aspettative e che termina con un perentorio quanto giusto 0-2.

I tifosi ospiti, presenti in 500 circa, data anche l’impossibilità di acquistare biglietti il giorno della partita, giungono a Vicenza con parecchi pullman, vengono dapprima bloccati all’uscita di Vicenza Est e poi accompagnati allo stadio a partita già cominciata, anche per evitare “incroci” con i padroni di casa.

Ad inizio partita solo poche decine di persone presenziano sui gradoni della Nord, poi con l’arrivo del gruppone principale, i triestini si fanno notare per il loro entusiasmo ed incitano alla squadra per tutti i 90 minuti. Belle le bandierine bianco-rosse affiancate ai classici bandieroni. Non sono mancati cori a favore delle gemellate Verona e Monza. Con i vicentini invece presente una folta rappresentanza di francesi del Metz con parecchie pezze al seguito.

Nel corso del primo tempo provocazione alabardata con uno striscione che dopo l’andata, pizzicano nuovamente i vicentini rincarando la dose sul cambio societario. Ottimo il tifo ospite anche se in alcuni frangenti ha mancato di compattezza, seppur la voglia di far bene non è mai mancata ai “muli”.

I distinti berici presentano un bellissimo colpo d’occhio con il “Quadrato” che vede presenti al suo interno tutte le varie compagnie: ci sono le facce storiche del “Fabio Group”, i ragazzi dei CSD che da inizio stagione hanno scelto di spostarsi in questo settore, ma anche una sorta di “nuova guardia” composta da tanti giovanissimi che contribuiscono a rendere sempre più rumoroso e colorato questo settore. Ad inizio della ripresa, sotto ad un bandierone con l’immancabile gatto, i ragazzi hanno acceso una miriade di torce e fumogeni che hanno reso ancora più colorato lo stadio.

Due tifoserie che per passione e voglia di calcio meritano di salire quanto prima in serie B per fronteggiarsi ancora in palcoscenici più consoni ma anche con tifoserie di maggior spessore.

Marcello Casarotti