Ritrovo il Rimini dopo il match promozione nel quartiere Corticella di Bologna. Oggi è la volta della Supercoppa Emilia-Romagna, vale a dire la sfida tra la vincente del girone emiliano (i piacentini della Vigor Carpaneto) e lo stesso Rimini, dominante nel girone romagnolo di Eccellenza.

Ritrovo anche un altro “partitellaro”, noto agli appassionati di fototifo, con cui mi incontro con largo anticipo. Dopo il canonico caffè, seguito da una birra in quel di Crevalcore (cogliendo l’occasione per porgere il nostro personale in bocca al lupo all’amico M, fresco di apertura del suo locale), quindi ci dirigiamo in direzione Anzola Emilia, luogo scelto dalla LND dell’Emilia-Romagna come sede di gioco di questa partita.

L’impianto locale dispone solamente di una tribuna centrale con una capienza di 350 posti circa, ovviamente per l’occasione piena in ogni posto. Per i curiosi di calcio giocato: la squadra locale (vale a dire l’Anzolavino) in questa stagione ha disputato il torneo di Promozione.

Sbrigate le consuete pratiche, con circa 30 minuti di anticipo entriamo sul terreno di gioco. In tribuna ancora poco da segnalare. A circa dieci minuti dall’inizio della partita, un annuncio particolare dello speaker: la partita inizierà appena gli ultras riminesi giungeranno nei pressi dell’impianto anzolano; mai avevo sentito una cosa simile e ovviamente per il sottoscritto, presente principalmente per scattare quest’ultimi, fa parecchio piacere.

Verso le 16:40 giunge il contingente di ultras riminesi: una 60ina quelli attivi, affiancati da un’altra quarantina dei vari club, posizionati nell’estremità laterale della tribuna. Come hanno dato il segno della loro presenza e far iniziare la partita? Semplice: con una bella torcia seguita da un fumogeno; per loro fortuna, in queste categorie, questi strumenti pirotecnici sono maggiormente tollerati. Molto bello anche lo sventolio dei bandieroni per tutta la partita: ne ho contati cinque, tutti ravvicinati fra loro e seguiti da numerose bandierine; colpo d’occhio davvero positivo.

Anche durante la partita si vedono parecchie torce e fumogeni che, con l’aggiunta del tamburo, fanno rivivere un autentico tifo “vecchio stampo” in questi 90 minuti di partita. Delle due sciarpate effettuate dagli ultras riminesi, ho apprezzato di più quella del secondo tempo, visto il bel mix di sciarpe e bandierine tenute in alto.

Discorso canoro: i cori per la squadra sono molteplici, ampiamente prevedibile vista la stagione trionfale dei biancorossi; nella ripresa si sentono anche cori più marcatamente ultras: per i diffidati, lo storico ultras riminese Marco Caruso, scomparso 20 anni fa e ricordato con un corteo la domenica precedente, ed un “omaggio” alle tifoserie di Cesena, Pesaro e Teramo, storicamente rivali della tifoseria riminese. Gli ultras riminesi dedicano un coro anche per gli amici di Civitanova Marche, presenti con loro quest’oggi col drappo del gruppo Civitanovesi. Curiosità: la presenza degli ultras civitanovesi viene omaggiata anche dallo speaker del campo.

Al termine della lotteria dei rigori, per via della linea morbida dei tutori dell’ordine, qualche ultras riminese entra nel terreno di gioco per festeggiare (con tanto di foto di rito) assieme alla squadra biancorossa (per la cronaca vincitrice della Supercoppa per 4-3, appunto dal dischetto). Dopo l’avvenuta consegna della coppa, larga parte dei restanti tifosi riminesi giunti ad Anzola, si riversano sul terreno di gioco e l’abbraccio fra squadra e pubblico può definirsi totale.

Da Carpaneto, piccolo centro della provincia di Piacenza, giunge qualche tifoso con la maglia celebrativa della prima storica promozione della compagine biancoblù in serie D, ma nulla da segnalare a livello di tifo organizzato.

Si conclude dunque con una tripletta a livello regionale (campionato, coppa regionale e supercoppa) la ripartenza del Rimini dopo il fallimento della scorsa estate. Non resta altro che attendere il prossimo campionato di Serie D, sperando magari di essere sorteggiati in un girone che sappia regalare anche qualche bel confronto di tifo dopo un’annata di monologhi assoluti.

Francesco Passarelli.