Essendo in vacanza nella stupenda Riviera del Conero, quale migliore occasione per allungarmi di qualche chilometro e assistere a una partita che – sebbene da un punto di vista sportivo metta in palio ben poco – sotto il profilo dei contenuti e degli spunti offre sicuramente molto? Da una parte ci sono la Vigor Senigallia e i suoi ultras, tornati dopo quasi due decenni in Serie D e vogliosi di dar continuità ai risultati e al progetto curvaiolo che da qualche tempo ha ripreso quota dietro lo striscione dei Ragazzi della Nord. Dall’altra c’è una nobile – per l’ennesima volta decaduta – del calcio marchigiano. Quell’Ancona che ancora una volta ha dovuto fare i conti con l’esclusione da un campionato professionistico, ripartendo dal dilettantismo. E se è vero che più di qualcuno storse il naso in occasione della trasformazione del Matelica in Ancona, con il doppio salto dei biancorossi dall’Eccellenza alla Serie C, è altrettanto vero che club e tifosi del Cavaliere sono tra quelli che negli ultimi tre lustri più hanno subito l’onda sismica del calcio contemporaneo e dei suoi putridi meccanismi, trovandosi in più occasioni a ripartire dall’Eccellenza ma potendo sempre contare sulla tifoseria organizzata. Che esattamente come oggi si è sempre fatta trovare pronta ai nastri di partenza. Stendo un velo pietoso, poi – giusto per non fare la parte del complottista – sulla facilità con cui i marchigiani sono stati sostituiti dal Milan Futuro, terzo aborto (in ordine cronologico) alias Squadra B, dopo quelli di Juventus e Atalanta, che contro ogni principio agonistico e di competizione sportiva, è andato a colmare il buco senza dare nessuna possibilità a squadre retrocesse l’anno prima o a chi aveva vinto i Playoff della Serie D.
Tornando alla sfida del Bianchelli, per l’occasione la Nord anconetana ha organizzato una scooterata per raggiungere lo stadio. Un corteo che si dipana lungo la dorsale adriatica per i circa trenta chilometri che separano le due città. Il sole forte rende il clima afoso e sul Lungomare tutti sono intenti nell’andirivieni tra spiaggia e baretti dislocati sul marciapiede. La bella stagione è ancora ben inoltrata e qui – come nella maggior parte degli altri paesi rivieraschi – si vive il periodo di maggior movimento durante tutto l’anno.
Scendendo dal treno vengo preceduto da una manciata di ragazzi con le sciarpe biancorosse al collo, li seguo involontariamente dirigendomi anche io verso l’impianto, che una mezz’ora prima del fischio d’inizio presenta già una gran bella cornice di pubblico. Oltre al settore ospiti pieno, infatti, anche gli spalti dedicati al tifo di casa sono gremiti, con la Nord che scalda i motori spronando i giocatori intenti nel riscaldamento. Prima facevo cenno all’opera di ricostruzione in cui da diverso tempo sono impegnati i Ragazzi della Nord. Un lavoro certosino, di cui dallo scorso anno e in particolar modo questa sera, si vedono già i frutti. Dal 2004 al 2022 la Vigor ha vivacchiato tra l’Eccellenza e la Promozione, non riuscendo mai a disputare tornei in grado di riaccendere una fiamma che sembrava ormai spenta. E se è vero – come è vero – che la militanza ultras dovrebbe saper andare oltre, riuscendo a resistere a ogni tipo di intemperia, è altrettanto inverosimile pretendere che in piccole realtà – dove per anni latitano i risultati, i club falliscono e la maggior parte della cittadinanza segue le sorti dei grandi club di Serie A – si riesca sempre e comunque a tirar avanti la carretta senza colpo perire. Inutile girarci attorno: i risultati servono, sono vitali per creare entusiasmo e far avvicinare gente e nuove generazioni. Soprattutto a questi livelli e soprattutto in posti come questi. Di certo non sarò io a gettare la croce addosso alla Nord rossoblù per non aver dato assidua continuità negli anni bui, semmai va apprezzato chi dalle macerie ha ripreso in mano cazzuola e frattazzo per ricostruire e mettere ogni giorno un mattoncino in più. Non voglio essere ripetitivo ma nel 2024 è molto più facile voltar le spalle e lasciar perdere un ambiente come lo stadio, dove ormai anche in categorie infime si è soggetti a un regime repressivo spesso allucinante. Certo, va detto che la Serie D, con i suoi orari ancora umani e i suoi gironi spesso davvero interessanti da un punto di vista del confronto con le tifoserie avversarie, regala stimoli e spunti notevoli. E così come asserito lo scorso anno, quando ebbi modo di vedere all’opera i ragazzi di Fossombrone, anche oggi posso soltanto essere contento che qualcuno abbia avuto voglia e pensiero per rimettersi dietro gli striscioni e cercare di fare aggregazione.
Indossata la pettorina e messo piede sul terreno di gioco, posso finalmente scrutare con attenzione pezze e striscioni delle due tifoserie. Tra gli anconetani, oltre alle classiche insegne della Nord, spicca uno striscione in memoria di Mauri – al secolo Maurizio Marchi -, storico esponente del tifo genoano scomparso cinque anni fa. Durante il match, sempre tra i dorici, verrà ricordato anche Pregno, il giovane tifoso spallino morto in un tragico incidente stradale qualche giorno prima, tornando dalla trasferta di Perugia. Messaggio che raccoglierà il commosso e sentito applauso di tutto lo stadio. Su fronte senigalliese, invece, la curva è imbandita con diversi striscioni, che colorano appieno il settore. Molto bella la pezzetta con la scritta Sena Gallica, che richiama l’origine celtica della città, fondata nel IV sec. a.C. dai Galli Senoni. Un dato storico che si riflette in modo importante anche nella linguistica, considerato che proprio da Senigallia passa la linea di confine tra i dialetti gallo-italici e quelli italiani-mediani. I richiami a un passato che ha visto avvicendarsi, tra gli altri, anche bizantini e romani, sono molteplici in una città che non offre solo mare e spiagge, ma anche un importante patrimonio storico/culturale, esattamente come tutte le Marche, forse troppo spesso sottovalutate sotto questo punto di vista.
Le due squadre fanno il loro ingresso in campo e i contingenti ultras possono dare il via alle rispettive performance. La Nord senigalliese si mostra subito in ottima forma, con i lanciacori che sollecitano anche le zone più “fredde” del settore. Per i rossoblù è senza dubbio bello notare un importante zoccolo duro “datato”, formato da gente sopra i 35 anni, ma anche una prima linea fatta da molti ragazzetti. L’amalgama fra le due componenti, se ben fatta e con i più “anziani” a indirizzare i giovani, può e deve essere la miscela per una formula vincente e duratura. Peraltro noto con un certo piacere che la sede del gruppo insiste proprio all’interno dello stadio, a pochi passi dal settore. Un qualcosa di vecchio stampo, che giocoforza cementa il legame sia con la squadra che con la curva. Il risultato è quello di percepire una realtà molto genuina, molto italiana se vogliamo. Con le basi che nel tempo hanno formato e modellato il nostro modello ultras: divertimento e sostegno ai propri colori. La base della provincia nostrana, che poi è quella che da sempre funge da vera e propria benzina per l’intero movimento ultras. Bello non vedere una predominanza total black o atteggiamenti forzosamente “imbruttiti” appannaggio del tifo e delle corde vocali, convinti di poter essere il fatidico dodicesimo in campo. Ergo: la loro prova è più che sufficiente. Alla piccola fumogenata iniziale, seguono novanta minuti di manate, cori lunghi, a rispondere e secchi, una bella sciarpata nel finale e bandieroni sempre al vento. Sicuramente un monito per l’intera stagione, la conferma di una crescita lenta ma vistosa, che in riva al Misa sembra andare avanti a gonfie vele.
Per quanto riguarda i tifosi dell’Ancona, faccio una premessa: il settore ospiti del Bianchelli – con la sua forma bassa e allungata – non è affatto un banco di prova facile, soprattutto per coordinare tutti i presenti. Eppure i biancorossi si dispongono con tre megafoni ben distanziati e danno vita a una gran bella prova, evidenziata soprattutto nei primi settanta minuti da possenti battimani e cori tenuti a lungo. Penso di non fare torto a nessuno dicendo che negli ultimi anni gli anconetani sono vistosamente cresciuti, dando un’impostazione alla loro curva sempre più granitica e “tosta”. Espressione fedele di una delle città di mare più importanti e storiche del nostro Paese. Resta un po’ l’amaro in bocca pensando che una loro permanenza in C avrebbe ridato vita al derby con l’Ascoli (che invece si troverà a disputare la “magnifica” sfida col Milan Futuro…!), anche se tuttavia quest’annata restituirà la partita con la Samb (ovviamente sempre divieti e limitazioni permettendo).
In campo succede di tutto e di più, con l’Ancona che si porta sullo 0-2 ipotecando la qualificazione ma facendosi riprendere nel finale e andando, infine, a perdere ai calci di rigore, per l’incredula gioia dei tifosi di casa. Tuttavia parliamo sempre di una Coppa Italia di Serie D, competizione equiparabile quasi a un torneo tra scapoli e ammogliati e utile, in questa fase della stagione, più che altro a far rodare rose e giocatori. Quindi dopo il triplice fischio entrambe le squadre vanno a raccogliere il ringraziamento delle proprie tifoserie, intente a catechizzare i calciatori in vista dell’esordio nel Girone F, uno dei più complicati di tutta la categoria.
Rimango a scattare le ultime foto e poi, anche io, abbandono lentamente lo stadio per dirigermi verso la stazione e raggiungere Marzocca, dove passerò la notte in campeggio. L’afa non sembra placarsi neanche a tarda sera, così il viavai di gente sul Lungomare appare quasi inevitabile. I supporter dorici fanno il loro rientro in scooter, mentre quelli della Vigor staccano con calma i loro striscioni e danno vita agli ultimi cori della serata. Come prologo del campionato direi che non è stato affatto male e – al netto dei censori nostrani – si preannuncia un torneo davvero interessante nel confronto curvaiolo, con grandi e piccole realtà che potranno dar vita a sfide inedite ma memorabili. Ancora una volta il cuore del tifo organizzato si manifesta in questi contesti. E ancora una volta sarà qui che si formeranno generazioni con un ideale dedito al sacrificio e all’abnegazione per il sostegno di un ideale e la difesa dei principi cardine che da oltre cinquant’anni contraddistinguono gli ultras italiani.
Testo Simone Meloni
Foto Marco Gasparri e Francesco Fortunato