Il concetto di “tornare a casa dopo un viaggio”, qualsiasi siano state le motivazioni che lo hanno generato, ha insito in se’ una sensazione di serenità e di soddisfazione, generalmente… Sentimenti che oggi, noi, non sentiamo di fare propri. O meglio, non con così tanta enfasi dal poterne sotterrare altri!
Questo nostro viaggio è iniziato tragicamente il 5 Marzo 2012 quando, durante i lavori di allestimento di un palco, il giovane Matteo Armellini è stato strappato alla vita, alla sua famiglia ed al suo futuro; da allora sono passati 993 giorni di viaggio.

Noi, come tutti voi, siamo felici di poter finalmente rientrare a casa nostra, però la nostra coscienza ci impone dei ragionamenti su tutto quanto vissuto da quella fatale data: abbiamo atteso i tempi della Giustizia, i tempi della Pubblica Amministrazione, abbiamo udito proclami ed impegni solenni, ma anche dichiarazioni di impossibilità ad intervenire per i problemi economici delle asfittiche casse del Comune. Abbiamo visto privati cittadini innamorati dei nostri colori, investiti da parte della Viola, (come se importasse solo alla nostra squadra la riapertura dell’impianto e non a tutta la collettività) prendersi sulle spalle un iter che sembrava infinito e portare a casa il risultato; volontari, anche noi, pulire gli spogliatoi e le tribune per far si che questo giorno finalmente arrivasse. Abbiamo assistito all’immobilità dei soggetti preposti, come spesso, troppo spesso, accade nella nostra città! Non può tutto essere straordinario: la raccolta dei rifiuti con piramidi degne di quelle di Giza ad ogni angolo di strada; il rifacimento o meglio il rattoppo del manto stradale e dei marciapiedi con buche tanto profonde da chiedersi se ci sia un fondo; la riapertura di un impianto pubblico sportivo, con interventi considerati nella loro interezza abbastanza limitati in relazione all’insieme, nello stesso tempo in cui in altre città si costruisce uno ex novo; purtroppo questo elenco potrebbe continuare a lungo, molto a lungo! Noi esigiamo che tutto questo non sia più STRAORDINARIO, lo esigiamo per noi e per le generazioni che dopo di noi vivranno la nostra straordinaria Città; noi come cittadini saremo sentinelle dell’operato di chi ci amministra e continueremo le nostre iniziative per il sociale come fatto sempre (i tappi di plastica per la raccolta solidale li avete portati? si? BRAVI), tutti noi cittadini, abbiamo il dovere di pretendere che tutto questo cambi, lo dobbiamo pretendere se vogliamo ritrovare la nostra Città.

Concludiamo con un sentito saluto agli affetti di Matteo, per noi è difficile scrivere queste parole sapendo che in qualsiasi caso questo ragazzo, morto di lavoro, non avrà la possibilità di seguire le sue passioni ed i suoi sogni con i suoi cari.

Curva Massimo Rappoccio