In una calda serata di metà luglio, nella piccola repubblica di San Marino, una delle più antiche repubbliche del mondo, va in scena l’andata dei preliminari di Champions League 2024-25, uno dei primi appuntamenti calcistici della nuova stagione e quindi già tempo per noi di buttarci con la reflex in spalla in giro per gli stadi, come se le vacanze non fossero mai iniziate. La formazione locale della Virtus Acquaviva, detentrice del titolo di campione di San Marino, affronta la più titolata formazione Rumena dell’FCSB, una delle due propaggini della vecchia Steaua Bucarest. La compagine che era sempre stata pertinenza ed espressione dell’esercito rumeno, in linea con una consolidata tradizione nell’allora Patto di Varsavia (tra l’altro fu l’unica dell’area socialista a vincere una Coppa dei Campioni), venne privatizzata nel 1998, finendo nel 2003 nelle mani di Gigi Becali, personaggio ingombrante, padre e padrone che, come tanti vulcanici omologhi, si ritrova spesso e volentieri invischiato in controversie infinite e discusse. Dopo un contenzioso legale con il ministero della Difesa, precedentemente proprietario del club, la giustizia Rumena ha dato ragione a quest’ultimo che ha rifondato la squadra che può fregiarsi del nome, del marchio e del palmares storico dei rossoblù, facendola ripartire dai bassifondi della piramide calcistica locale, dalla quale peraltro fatica a riemergere. In realtà quella che per i magistrati è la vera Steaua è arrivata fino al corrispettivo della Serie B, un’altrettanto assurda normativa vieta la promozione in massima serie a chi è gestito prevalentemente da enti pubblici, anche se poi fatta la legge trovato l’inganno, sono diversi i sodalizi che si mantengono con denaro pubblico al top del calcio locale.
Se la tifoseria organizzata in un primo momento s’è schierata apertamente contro Becali, soprattutto per la sua gestione padronale, lasciando sola la sua creatura e seguendo la neonata Steaua nelle categorie minori, con il passare del tempo, l’impossibilità di riemergere di questa e il susseguirsi dei successi nazionali del suo alter ego, hanno pian piano ridotto il seguito della prima alla sola componente ultras e portato sempre più tifosi al cospetto della seconda, compresa una parte della tifoseria organizzata riconducibile alla Peluza Nord, una delle due anime contrapposte del tifo rossoblù.
Non può dunque che esserci grande curiosità nel vedere queste partite, a dispetto anche del divario lampante sul terreno di gioco, considerato che il livello del campionato interno Sammarinese è ben al di sotto di qualsiasi campionato continentale, ragion per cui difficilmente una squadra locale potrà anche solo sognare di accedere al turno successivo di tali competizioni. Per noi appassionati di tifo, un po’ per le stesse ragioni che ne influenzano il seguito, tutto l’interesse sta nel fotografare la tifoseria ospite, poterne apprezzarne lo stile e il sostegno alla propria formazione.
Questa sera buona la partecipazione ospite che fa da cornice all’evento: oltre 2.000-2.500 tifosi rumeni armati di sciarpe, bandiere e cartelloni fai da te ad accompagnare la formazione ospite, per la maggior parte sistemati nella tribuna più bassa, occupandola praticamente tutta, ma tanti altri se ne contano anche nella tribuna locale e in quella autorità.
Sul fronte locale, la Virtus può contare sul supporto di un manipolo di giovani tifosi, ai quali si aggregano anche i ragazzi della Brigata mai 1 gioia che solitamente seguono la nazionale del Monte Titano. Sforzo apprezzabile, risultato alquanto deludente almeno a livello visivo: ad inizio partita, viene esposto uno striscione in quattro parti difficilmente leggibile dal campo, scritto a bomboletta in pessimo stile, compresi errori grammaticali.
Con il passare dei minuti, con tutta la componente ospite ai propri posti, emerge come parte più attiva quella compattatasi a centro del settore con un paio di pezze e striscioni a rappresentare e coinvolgere l’intera tifoseria che, in alcune circostanze di entusiasmo collettivo, come dopo un goal, fa partire i cori in modo spontaneo da semplici tifosi sparsi ovunque.
La partita, dopo appena dieci minuti di gioco, vede la formazione Rumena già avanti di due reti, con i giocatori che festeggiano ogni goal con un simpatico balletto che coinvolge tutta la squadra. La partenza deludente non ha comunque spento l’entusiasmo e la partecipazione dei giovani tifosi neroverdi, presenti quasi tutti con la maglia della squadra come tangibile segno di appartenenza e fedeltà alla causa, che permane nonostante nel frattempo il passivo all’intervallo sia già di 5 reti a 0.
Apprezzabile invece il tifo ospite, specialmente dalla parte centrale della tribuna occupata dai gruppi ultras: nonostante di difficile comprensione, i cori sono ben orecchiabili, conditi da numerose manate; mentre chi si gode più comodamente la partita, non manca di esibire la propria sciarpa o la propria bandiera. Tra i tanti tifosi ospiti, fra i quali notevole è anche la componente degli immigrati in loco che trovano la scusa del calcio per ricongiungersi con le proprie radici, si possono notare tante famiglie con i figli al seguito, e numerosa è anche la presenza femminile.
Quando la partita si porta sul 7 a 0 e si aspetta solo il triplice fischio, la Virtus Acquaviva trova la rete della bandiera che è comunque una grande soddisfazione e un evento da registrare negli annali, visto che in campo europeo non è così facile per loro trovare un goal.
Al triplice fischio è festa per tutti in campo: i giocatori della Virtus vanno a salutare i propri tifosi, così come fanno i giocatori della squadra ospite, consapevoli e soddisfatti per aver reso la partita di ritorno e il passaggio del turno poco più che una formalità dopo il roboante risultato di questa sera. Ultima nota di colore, i tifosi Rumeni hanno più volte inneggiato ad un giocatore che questa sera però indossava la maglia della Virtus Acquaviva, trattasi di Federico Piovaccari che, a 40 anni, è stato schierato negli ultimi minuti di gioco fra le fila dei locali, ma che in passato ha vestito la maglia della (post) Steaua, lasciando evidentemente uno splendido ricordo nei suoi tifosi e visibile è l’emozione dello stesso attaccante, andato sotto il settore a prendersi e ricambiare gli applausi.
Gilberto Poggi