La Supercoppa di A2 è una kermesse nata quest’anno per volere della Lega. Un ultimo atto più di avanspettacolo che di competizione agonistica, almeno a mio modesto parere. Per valorizzare una categoria che spesso rasenta il limite del dilettantismo non serve certo aggiungere una coppa, donarle il prefisso di “Super” e farla passare come il coronamento stagionale per le vincitrici dei rispettivi gironi.

Anche perché se quest’anno la Lega ha avuto la fortuna di vedere opposte due “regine” del basket italiano – conferendo a questa manifestazione un minimo di interesse – nelle prossime edizioni non è detto che ci siano sempre nobili decadute o grandi città a confrontarsi.

Virtus e Fortitudo hanno messo solo quest’anno la parola “fine” a due periodi storici sofferti e dolorosi. Sicuramente quella dei bolognesi è stata una genesi più tribolata, che li ha visti affrontare diverse volte il fantasma della scomparsa per poi ricominciare lentamente dagli inferi della pallacanestro e rimanere per un lungo lasso di tempo nella seconda serie nazionale, in attesa del ritorno nell’Olimpo dell’A1.

Diversa la situazione su sponda capitolina, dove il balzo in A2 è avvenuto per volontà del suo presidente. Una scelta alquanto discutibile che sicuramente non ha reso onore alla città più grande del Paese che – malgrado le uscite poco felici proprio dell’Ing. Toti – vanta una discreta tradizione cestistica e un seguito che volente o nolente l’ha sempre accompagnata.

Magari in poche unità, senza rasentare minimamente i numeri di piazze come Bologna, ma con una costanza e un amore che troppe volte negli ultimi anni sono state calpestate e vilipese.

Il PalaEur non presenta certo il tutto esaurito però, anche in virtù dell’apertura di un solo anello, il colpo d’occhio è tutto sommato discreto, con circa duemila tifosi. Dall’Emilia giungono a Roma una sessantina di supporter della Fossa a cui si vanno ad aggiungere altri tifosi fortitudini. Una presenza tutto sommato accettabile, considerata lo scarso interesse sportivo della gara.

In questi anni ho avuto modo di vedere e raccontare spesso gli ultras della “Effe”, pertanto ne conosco abbastanza bene movenze e attitudini. Il carattere amichevole della partita non fornisce certo un grande appeal, tuttavia il loro “compito” lo fanno sempre oltre la sufficienza, sostenendo i felsinei per tutti i 40′ e facendosi più volte sentire nettamente dal palazzetto.

Su fronte romano non si può certo parlare di tifo organizzato. La mannaia repressiva che ha colpito le Brigate ormai due anni fa, ha letteralmente decapitato il contingente ultras capitolino e attualmente si conta giusto qualche volenteroso ragazzo che di tanto in tanto prova a scuotere l’ambiente. Ma siamo ben lontano dall’organizzazione degli ultras e dal loro modus operandi.

Ci vorrà sicuramente un importante lavoro di ricostruzione per far sì che la Curva Ancilotto rialzi la testa e torni a ruggire. La speranza è che con il termine di parecchi Daspo nella prossima stagione qualcosa si muova.

Così come è importante che nessuno dimentichi la maniera infame e illogica con cui questi divieti sono stati erogati. Un’operazione sistematica portata avanti in diverse tranche per distruggere un movimento che già, per ragioni storiche/sociali, ha sempre fatto fatica ad emergere e resistere in una città come Roma.

In ogni caso due “regine” sono tornate. La Serie A1 della prossima stagione avrà due cavalli di razza in più da esibire nella propria scuderia!