La partita di Tecchiena finita alle 12:45 mi permette, sulla strada del ritorno, di fermarmi ad Artena dove la squadra locale affronta la Palmese nel girone G della serie D. A distanza di un paio di mesi torno a rivedere i campani ospiti che bene aveva fatto a Monterotondo Scalo, mentre è da qualche anno che manco da Artena, dove è sopraggiunto in questo lasso di tempo un piccolo ma valido gruppo ultras a sostegno dei rossoverdi, il quale accresce la mia curiosità per questa gara.
Arrivato con un buon margine di anticipo nel centro dell’alta valle del fiume Sacco, non ci metto poi molto a raggiungere lo stadio Comunale con il paesaggio di Artena, arroccato sulle prime alture dei monti Lepini a 420 metri di altitudine, che ne fa da sfondo. Messo piede in campo mi rendo conto dei grandi cambiamenti avvenuti: l’unica tribuna coperta non esiste più nulla e un telone verde lungo la rete occulta da alcuni anni la vista di quello spazio. I lavori dovevano concludersi nel giro di pochi mesi, invece, tra rimbalzi di responsabilità, il desolante risultato è il nulla attuale. La società della Vis Artena per ovviare a questi ritardi è corsa ai ripari montando delle tribune mobili dalla parte opposta, sul presistente parcheggio.
Con l’approssimarsi del fischio d’inizio vedo i palmesi che in un primo momento i primi ultras varcano l’entrata per poi uscire di nuovo. Oggetto del contendere la pezza per i diffidati fermata al pre-filtraggio, così giustamente hanno preferito uscire e seguire a malincuore la partita da fuori pur di non venir meno in solidarietà con i propri fratelli di stadio, sventolando le loro bandiere per tutta la prima frazione e intonando cori soprattutto per i diffidati. Finito il primo tempo, non si vedono più bandieroni sventolare e nessun coro a segnalare la loro presenza. È evidente che i gruppi sono andati via, sperando solo sia stata una libera scelta e non l’ennesimo sopruso di chi dovrebbe garantire l’ordine pubblico e non minarlo. All’interno dunque solo semplici tifosi palmesi ed ovviamente la differenza è abissale. Qualche strillo, qualche urlo di disapprovazione per delle scelte arbitrali discutibili, ma nulla di nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sarebbe stato il tifo degli ultras.
I padroni di casa prendono posto nel lato opposto della tribuna, dietro lo striscione “LEGIONE BORGHESE“. Sono circa una ventina e sventolano un bandierone molto bello recante l’immagine di Artena sullo sfondo e in primo piano due tifosi con maglie rossoverdi. Il loro gruppo è numeroso e molto propositivo, cosa non di poco conto per una cittadina di nemmeno quindicimila abitanti. Nel primo tempo il loro tifo è discreto, con cori e battimani che si notano abbastanza ed il bandierone sventolato spesso, talvolta con l’aggiunta di una seconda bandiera rossoverde a conferire un po’ di colore in più. Certo qualche pausa c’è, ma nel complesso la prestazione è più che sufficiente.
Nel secondo tempo il tifo resta grosso modo sugli standard della prima frazione, anzi forse addirittura migliore in termini di continuità nonostante una leggera pioggia e il risultato che non si sblocca più fino alla fine dallo 0-0 iniziale. Sugli spalti, in definitiva, bene i locali che, si spera, il tempo aiuti a crescere nei numeri così da diventare un punto di riferimento nel tempo per la comunità dei tifosi rossoverdi. Dispiace solo non aver assistito al confronto sugli spalti che poi è un’importante prova per chi vive con passione questo mondo. La cosa più triste è che si continua ad essere inflessibili ed usare il pugno duro su dei fatti dove si potrebbe lasciare benissimo correre, mentre su altri ben più grossi si continua a chiudere entrambi gli occhi. Basterebbe poco buon senso, purtroppo si prosegue ad incaponirsi su dei ragazzi che macinano chilometri, fanno sacrifici, solo per amore di una maglia, di una città, magari rinunciando ad altro durante la settimana. Onore a loro ed alla coraggiosa scelta fatta, non è da tutti, soprattutto in un mondo dove l’apparire sta superando di gran lunga il modo di essere.
Marco Gasparri