I playoff sono sempre una questione di aspettative e prospettive, ma il traguardo che vi si trova alla fine del lungo e contorto cammino, non può che far gola a chiunque, specie a questo punto della stagione. La Vis Pesaro vi arriva sulle ali dell’entusiasmo, dopo un campionato in cui bel gioco e risultati sono andati a braccetto: l’Arezzo eliminato a domicilio in gara secca, impresa poi replicata con il Rimini vincitore della Coppa Italia, superato in casa dopo il pareggio dell’andata, raggiungendo così i quarti di finale di questa mattanza.
Completamente pieno il “Tonino Benelli”, ovviamente in proporzione di quella che è la capienza attuale. Stesso discorso con i 568 biglietti messi a disposizione dei pescaresi e polverizzati in un batter d’occhio. Inevitabile che in un contesto del genere, più di qualcuno sia rimasto escluso dal grande evento, tenuto anche conto che i biglietti per gli altri settori erano acquistabili solo da non residenti in Abruzzo. Autoesclusisi per scelta i Cwy Tsalagi, gruppo erede degli ex Cherokee, che perseverando nella scelta di opporsi con ogni mezzo alla tessera del tifoso, è stato tagliato fuori dalla scelta di imporre anche tale requisito per l’acquisto dei tagliandi.
Non meno spettacolare la contesa in campo, dove la Vis si conferma compagine qualitativamente validea e arrembante, riuscendo a portarsi sul 2-0 che paradossalmente mette il Pescara alle strette e lo costringe a darsi una svegliata. Sulla lunga distanza viene fuori la maggior caratura biancazzurra con gli uomini allenati da Baldini che riescono a impattare sul 2-2. Sarebbe il risultato moralmente più giusto e lascerebbe comunque al Pescara un buon vantaggio in vista della gara di ritorno. Se non fosse che dopo aver dato tutto e anche di più, fisicamente e mentalmente, proprio sul finale Pesaro finisca per collassare in pieno recupero, laddove gli abbruzzesi segnano altri due goal chiudendo sul 2-4 e rendendo il ritorno una pura formalità.
Gran bel tifo su entrambe le sponde, iniziato con un’intramontabile sciarpata condita da bandieroni nella Curva Prato di casa, mentre osano persino di più i pescaresi, che dividono in due il proprio settore, offrendo bandierine azzurre da un lato e bianche dall’altro. Pure il resto della partita sarà un trionfo di battimani compatti e poderosi, cori continui e altrettanto potenti, bandieroni, due aste e bandierine che sventolano senza posa: da parte pesarese qualche concessione in più all’estetica che ammicca all’immaginario casual, mentre gli ospiti trasudano “italianità” da ogni poro, con una precisa ricerca stilistica e grafica che fra teschi, indiani e fulmini rievoca l’età dell’oro degli ultras a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. È però decisamente bello indugiare con lo sguardo nelle due curve e perdersi in quell’umana trasversalità in cui torsi nudi, abbigliamento nero, sciarpe, maglie della squadra o del gruppo si fondono ricondadoci che ultras è questo: il più grande, interclassista, intergenerazionale e variegato contenitore di sottoculture ed esperienze umane di ogni sorta. Il cupo colpo d’occhio del total black e la compattezza geometrica e quasi marziale che trasmette finisce là: essere ultras non è e non può limitarsi solo alla simulazione della guerra, ma ci sono molti elementi in più che non a caso ne hanno permesso maggiore longevità rispetto a movimenti analoghi in altre nazioni.
Pubblico delle grandi occasioni dunque a Pesaro per questa sfida play off con il Pescara.Settore ospiti strapieno nonostante la tessera.Un gran bel tifo da entrambi i settori pescaresi con le bandierine bianco blu’ manate a più nn posso e tanta voce.rapporti di indifferenza tra di loro,tutto filato liscio ed alla fine anche i giocatori della Vis sono stati acclamati nel loro settore nonostante la sconfitta.essere arrivati già così in alto nn era pronosticabile
Foto di E.B.



















































