Il mio personalissimo playoff inizia qualche ora prima del fischio dell’arbitro, al bar che è ritrovo dei tifosi biancorossi, ospite di alcuni amici.Tra una birra e l’altra si sente aria di festa, di chi a inizio anno non si aspettava di giocarsi questa post season e si gode i frutti di un campionato sopra le aspettative.
Beneficiato di un avvicinamento al match un po’ più movimentato del solito, mi dirigo con anticipo allo stadio; il Benelli di Pesaro è un impianto poco scenografico, non ci sono curve ed è composto da due tribune, quella Centrale (parzialmente) coperta al cui lato è posto anche il settore ospiti e una scoperta, fatta in tubolari, sopra la vecchia struttura della Curva Prato, dove si posiziona invece il tifo organizzato biancorosso.
I tifosi di casa, che per l’occasione hanno preparato una coreografia, riempiono il proprio settore un’ora prima dell’inizio. Spalti completamente occupati, come si confà a un grande evento. Più frammentato il pubblico nella Centrale e quasi vuoto il settore ospiti: tra le venti e le trenta unità i tifosi granata.
All’ingresso in campo delle due squadre si materializza la coreografia dei tifosi pesaresi: un copricurva biancorosso, raffigurante nella parte bianca centrale un ragazzo su una moto Benelli, viene lasciato scendere dalle ultime file fino alla balaustra, nella quale viene steso uno striscione recante la scritta “Fino all’ultima battaglia… Avanti Vis a tutto Gas!”. Per dare contesto, Tonino Benelli a cui è dedicato anche lo stadio, pluricampione di moto è stato uno dei fondatori della nota azienda motociclistica pesarese.
Realizzazione ben riuscita ed effetto scenico di impatto. Il tutto viene tenuto per un paio di minuti per poi lasciare spazio alle pezze dei gruppi e a cinque bandieroni; si riconosce quello della Vecchia Guardia con il suo font retro, il minimalismo di quello della Gioventù, quello recante il numero 1898 del gruppo omonimo e un bandierone dei gemellati pistoiesi. Più avanti nel match compariranno il bandierone Cesco Vive e alcuni due aste.
La Curva Prato è in forma e la prova di tifo è costante e di qualità. Si inizia a scaldare la voce con un bel coro che gioca con il nome della Vis e si continua alternando grandi classici e battimani. Buona parte del settore partecipa attivamente, la restante parte si unisce nei cori più conosciuti o quando viene pungolata dai lanciacori.
Al sessantesimo viene srotolato uno striscione nei confronti della Lega Calcio, il cui messaggio trova il sottoscritto assolutamente d’accordo. L’aver posticipato di 48 ore Atalanta-Lecce per la morte del fisioterapista leccese Graziano Fiorita, va sicuramente annoverato nella lunga lista di assurdità che i vertici calcistici pare si divertano a collezionare.
Per il resto della frazione, prova sulla falsa riga del primo tempo, a spingere la Vis (passata nel frattempo in svantaggio) al pareggio che vorrebbe dire qualificazione.
Lato Pontedera, i pochi ospiti al seguito, si compattano bene al centro del settore, dietro alcune pezze, e con un bandierone granata e bianco a supporto. Dato il numero esiguo non sono molto scenografici ma, avvicinandomi a loro nel primo tempo, posso apprezzare una prova fatta di cori classici accompagnati dal tamburo.
Il tifo è un po’ acerbo, vedo molti giovani a dirigere, ma ad esso va dato il merito di non fermarsi mai, per tutta la partita.
Da segnalare alla mezz’ora un coro in ricordo di Diego, anche una pezza in suo onore, un ragazzo della curva che continua a girare con loro, vivo nel ricordo.
Altro episodio che ho apprezzato, al gol del vantaggio, qualcuno va alle barriere che separano il settore dai distinti e viene prontamente ripreso da uno dei signori con più esperienza, che probabilmente ritiene, come me, che il confronto non vada cercato con chi stava guardando la partita in maniera totalmente disinteressata dalle dinamiche di tifo.
A inizio secondo tempo viene srotolato un doppio striscione di sostegno alla squadra.
Dal punto di vista sportivo, la Vis Pesaro spinge per tutto il secondo tempo, meritando il gol che in pieno recupero garantisce il passaggio del turno e fa esplodere il tifo di casa.
Sessanta secondi dopo, al triplice fischio, mini invasione di qualche unità per andare in cerca di qualche cimelio, mentre la squadra si dirige a ringraziare la curva, che risponde con una sciarpata.
Complessivamente ottima prova del tifo di casa, complice anche la grande affluenza dovuta all’occasione dei playoff, ma si vede che c’è seguito e partecipazione al di là delle fortune del campo.
Nicolò Semprini

















