Vis Pesaro – Rimini è una partita che da sempre è stata caratterizzata da una buona cornice di pubblico, una classica degli anni ’90 e 2000 allorquando le due formazioni militavano nella vecchia serie C2 e si contendevano l’ambito traguardo della promozione in C1. Seppur siano passati tanti anni da allora, la finale playoff disputata in campo neutro ad Arezzo con vittoria pesarese arrivata nei minuti finali rimane uno dei momenti centrali nei ricordi di chi ha vissuto quei periodi, tanto che per svariati anni quella partita fu motivo di sfottò verso i Riminesi. Nel calcio poi, come spesso avviene, le cose cambiano in fretta e nel giro di qualche anno il Rimini riuscì a raggiungere traguardi ancora più importanti come la serie B, gli incroci fra le due compagini si diradarono ma in qualche modo è sopravvissuto lo spirito di quegli anni. Anni forse più ingenui e senza troppa attenzione per il protocollo ultras come oggi, ma se vogliamo anche anni più genuini e scanzonati di quelli attuali.

La partita odierna giunge in un momento della stagione non esaltante per le due formazioni, quella di casa a ridosso della zona playout, mentre i Romagnoli pur trovandosi in una posizione di classifica più tranquilla, in questo girone di ritorno ha collezionato troppi pareggi e sconfitte, specie tra le mura amiche, con il sopraggiungere di qualche mugugno interno alla tifoseria nei confronti di allenatore e giocatori, in avvio di stagione molto più performanti. La vittoria di questo derby Marchigiano-Romagnolo riveste dunque una sua discreta importanza, soprattutto al fine di riportare un po’ di quell’entusiasmo sopito in entrambe le tifoserie.

I Riminesi riescono comunque a finire tutti i biglietti a loro disposizione, 588, che non sono certamente in linea con i numeri visti nella trasferta di Cesena qualche settinana addietro, ma restano un segnale di buona salute per questa tifoseria comunque in via di ridefinizione nelle sue forme e nelle sue strutture dopo lo scioglimento dei RWS nel recente passato e la costituzione di Curva Est Rimini quest’anno.

Discorso in parte analogo per Pesaro, dove negli ultimi anni il pubblico è calato vistosamente, in virtù di risultati sportivi non esaltanti e che di certo non invogliano ad avvicinarsi alla squadra; neppure lo stadio aiuta, nonostante sia stata costruita una nuova tribuna in ferro a ridosso del terreno di gioco, anteposta fisicamente alla storica gradinata e che almeno ha permesso ai tifosi Pesaresi di guadagnare in visibilità (essendo sprovvista di cancellate o reti di sorta) e di conseguenza in possibilità di farsi sentire e incidere durante la gara. Nulla di nuovo o almeno parzialmente consolante per il settore ospite, rimasto lo stesso del passato o forse persino peggiorato, considerando che parte di essa è stata smantellata riducendone quindi la capienza, forse per abbatterne i costi di gestione generale o forse per mere necessità strutturali.

Il settore casalingo guidato dal consolidato asse fra la Vecchia Guardia e i 1898, organizza una coreografia per colorare il settore grazie all’utilizzo di un buon numero di bandiere biancorosse e uno striscione di fedeltà alla propria causa. Molto semplice rispetto alle tante coreografie di quel passato in Serie C2 già vagheggiato, quando comunque tutta la gradinata ne risultava coinvolta, ma nel contesto dell’era attuale, fatta anche di esasperante repressione o assurde pretese dei servizi d’ordine, qualsiasi spontaneo tentativo di rompere questo burocratico grigiore è sempre da apprezzare.

Nessuna coreografia invece nel settore ospite, da menzionare però nei primi minuti di gioco una sciarpata ben riuscita e partecipata dalla maggior parte dei presenti, condita dallo sventolio dei bandieroni sulle note di “Rimini Vai”, l’inno ufficiale della Rimini calcio nel tempo poi modificato e adottato da moltissime altre tifoserie.

Devo però ammettere che questo derby non mi ha lasciato particolari emozioni, sul terreno di gioco la partita è finita in parità, un punticino a testa che non accontenta nessuno ma muove comunque la classifica. Meglio sugli spalti dove Pesaresi e Riminesi hanno fatto fino in fondo il proprio dovere, alternando al tifo per la propria squadra qualche sano e goliardico sfottò, che poi sono il sale di queste partite. Sul solco della pezza Pesarese che recita “A chi ci guarda da lassù”, entrambe le tifoserie ricordano i propri fratelli di curva scomparsi prematuramente attraverso i loro volti impressi sui bandieroni, Cesco nella curva di casa e Gavino nel settore ospite, oltre alla pezza per Busca, Kapo e Dani, tutti ragazzi orgogliosamente innamorati della propria città e di ogni sua rappresentazione. È stato bello vederli in ogni modo al proprio posto e sono anche loro una testimonianza ancora viva del ricordo del passato che travalica il tempo e che si fa tradizione. Praticamente l’esatto opposto del vuoto prodotto che cercano di promuovere oggi e che se non invertito nel suo trend sterile, prima o poi non raccogliere attorno a sé che sterili vuoti. Lode a chi non dimentica il passato insomma, ma che più di tutto continua a vivere nel presente per arginare queste spersonalizzazioni.

Gilberto Poggi