Siamo al giro di boa di questo campionato di terza serie per cui, in questo sabato di fine dicembre, si disputa la prima giornata di ritorno. Il girone B gioca le proprie gare al sabato fino alla fine di febbraio, così decido di tornare al “Tonino Benelli” di Pesaro, dove manco da un paio di stagioni, curioso di vedere se ci siano stati o meno dei cambiamenti sia alle infrastrutture dello stadio sia in seno alla tifoseria organizzata biancorossa, tornata l’anno scorso in serie C a 13 anni dall’ultima esclusione per motivi finanziari.

Quest’oggi i marchigiani affrontano la Triestina, tifoseria che avevo già vista appena una settimana fa a Teramo e che, dopo appena sette giorni, viene messa alla prova da un’altra lunga trasferta, seppur più corta di circa 150 km rispetto alla precedente.

È inoltre questa una sfida di alta classifica in quanto entrambe le squadre si trovano al quarto posto, appaiate a 29 punti e distanti otto lunghezze dalla capolista Pordenone.

Arrivo nella città marchigiana via treno con un’ora e mezzo di anticipo al fischio d’inizio fissato alle 14:30. Le strade sono già chiuse e presidiate da macchine dei vigili urbani e camionette delle forze dell’ordine, quest’ultimi posizionati di fianco l’entrata degli ultras di casa. Dirigendomi verso il settore ospiti ritrovo la stessa scena, con una camionetta ad aspettare l’arrivo ormai imminente degli ospiti.

Nel parcheggio dei locali trovo un grande e bellissimo murales di una formazione storica “Vissina”, finito il mio giro perlustrativo decido di entrare sul rettangolo verde. Con mio grande stupore e soprattutto rammarico scopro l’ennesimo “stupro” ai danni di uno stadio storico in cui una tribuna tubolare in ferro è stata montata davanti alla tribuna originale, da sempre “covo” degli ultras pesaresi.

È ormai moda questa degli “stadi negli stadi” inaugurata con il Sant’Elia di Cagliari, strutture provvisorie che finiscono per deturpare architetture storiche senza alcuna organicità con le stesse. E in un paese come l’Italia, dove nulla è più definitivo del provvisorio, c’è la seria preoccupazione che queste strutture crescano ovunque solo per rispondere ad urgenze normative ma non apportando nulla di strutturato alla storia sportiva e alla geografia dei paesaggi.

Venendo al tifo sugli spalti dello stadio pesarese, inizio subito col dire che sinceramente mi aspettavo più presenze da parte dei padroni di casa, il vuoto dei seggiolini si nota tantissimo, seppur molti tifosi entrino a partita iniziata.

Dalla parte opposta i triestini si presentano in una cinquantina di unità con la pezza TRIESTE CASUALS attaccata a partita in corso ma i cui proprietari restano a distanza dal resto della CURVA FURLAN pur tifando poi tutti all’unisono.

A livello coreografico i pesaresi sventolando un bandierone ed una bandiera, ed anche dalla parte ospite c’è poco da raccontare tolto lo sventolio di tre bandierine.

Nella prima frazione il tifo dei pesaresi è abbastanza buono, con cori continui e dei discreti battimani soprattutto nella parte centrale, dove sono posizionati i maggiori gruppi che compongono la realtà ultras locale. Si scambiano diversi cori ostili con i “colleghi” alabardati, facendoli coincidere con l’arrivo del gruppo TRIESTE CASUALS e sui quali i friulani non si fanno pregare per rispondere a tono.

Al quarantacinquesimo doccia fredda per i locali con il gol ospite siglato da Maracchi che deciderà poi l’esito dell’incontro. La seconda frazione pur contraddistinta da questo evento, non costituisce un problema per gli ultras pesaresi che continuano a tifare con una buona intensità dei cori ed effettuando sempre frequenti battimani ritmati dal tamburo. Poco dopo il settantesimo, una bella sciarpata purtroppo limitata solo alla zona ultras, restituisce quel tocco di colore in più che mancava alla loro prestazione.

Guardando invece da vicino il tifo alabardato, gli ospiti ci mettono dei minuti per carburare ed in un primo momento le pause la fanno da padrone, poi però cominciano a farsi sentire con qualche coro che con il passare del tempo aumentano sempre più. Sul finire del primo tempo esultano per il gol vittoria accendendo una torcia che resta accesa un po’ troppo, costringendo un funzionario della polizia a spegnerla con il piede, intervento che dà il “la” alle immancabili ramanzine del caso.

Nel secondo tempo, come già successo nella trasferta di Teramo, il tifo migliora e sembra essere più attivo e continuo, anche se delle pause ci sono lo stesso, ma inevitabilmente sono più frequenti anche i battimani e lo sventolio delle bandierine.

La partita si avvia così all’epilogo finale e dopo sei minuti di recupero ed un’espulsione a metà ripresa di un calciatore della Vis, l’arbitro decreta la fine delle ostilità con la curva marchigiana che saluta i propri giocatori con una seconda sciarpata, nonostante la sconfitta casalinga. Anche dalla parte opposta si festeggia la conquista di questi tre fondamentali punti insieme alla squadra, la quale li omaggia di qualche maglietta e pantaloncino.

Marco Gasparri