Per la mia prima sul parquet, scelgo di andare in visita in una delle piazze storiche del basket italiano, a Pesaro dove la VL è di scena alla Vitifrigo Arena (quello che, al di là dello sponsor, per il pubblico pesarese è semplicemente “il Palazzo”). Data la mia scarsa conoscenza del mondo dei palazzetti mi astengo da giudizi estetici e funzionali, ma, ai miei occhi, quello pesarese sembra essere un impianto di grandissimo rispetto, pronto a diventare un palcoscenico di categoria più alta. Il rettangolo di gioco è separato dalle tribune da uno spazio di una decina di metri che rende sicuramente meno efficace il tifo organizzato, a favore della parte di show che tiene alta un’atmosfera per la quale sarebbe bastato che l’attuale posizione in classifica si fosse allineata alle ambizioni del pubblico di casa di inizio stagione.
Sentimenti opposti lato ospiti, laureatisi campioni la giornata precedente e scesi da Udine per continuare la festa. Presenti una quarantina di unità nel settore a loro dedicato, bel colpo d’occhio, con famiglie posizionate dietro le prime linee di ultras. Appena arrivati posizionano gli striscioni dei gruppi “Vecchia Guardia”, “Gioventù Bianconera” e un paio di pezze; a supporto del tifo anche un tamburo e tre bandieroni.
Gli ultras di casa si posizionano nella curva opposta, la Marco Piccoli, che racchiude sotto un unico nome tutte le entità del tifo biancorosso. Entrano in massa e occupano il settore a ridosso dell’inizio, poco prima della standing ovation per il proprio vecchio giocatore Daye, accorpandosi nella parte centrale della gradinata; a differenza di quanto riservato agli ospiti, la presenza di tribune basse in continuità con la balaustra, su cui vengono posizionate le pezze dei gruppi, rende meno scenografica la loro presenza. A colorare il settore ci pensano però numerose bandiere biancorosse e alcuni “due aste”; uno in particolare che pone l’accento sullo scarso impegno finanziario della società in fase di campagna acquisti, abbondantemente superato dalla spesa dell’assetato ultras.
Non è facile per le parti di tifo organizzato far arrivare il proprio supporto tra la musica del pre partita e lo speaker durante il match, ma entrambe le tifoserie non si risparmiano e riescono a farsi sentire per tutto il match.
I tifosi di casa, anch’essi forniti di tamburo, alternano cori con battimani a momenti in cui colorano il settore mettendo in campo tutte le bandiere. Da segnalare, nell’ambito dei quattro quarti, un coro a sostegno dei diffidati e, a inizio terzo periodo, lo srotolamento di uno striscione a coprire tutta la zona centrale. Verso il termine, appaiono una serie di bandiere biancorosse fino a quel momento non esposte, che danno un’ulteriore spinta a una tifoseria che non ha mai fatto mancare il proprio apporto.
Facendo la spola tra una parte e l’altra del Palazzo non mi è stato possibile ascoltare tutta la prova canora della Curva Marco Piccoli ma per ciò che ho sentito, i cori sono stati tenuti per diversi minuti e sono stati eseguiti in maniera compatta da tutti gli ultras.
Di spessore anche la prova ospite. La composizione della tifoseria suggerirebbe una partecipazione al tifo non omogenea, invece tutti sono attivi e l’effetto è quello di cori secchi, tenuti per un paio di ripetizioni, ma ben eseguiti. I cori di sostegno alla squadra, sulle note dei classici mutuati dalla tradizione calcistica, si alternano a cori ad hoc per i giocatori in uscita nella girandola di cambi. Da segnalare, sul finire di secondo periodo, un coro contro la Fortitudo, che ha raccolto l’applauso di tutto il Palazzo e un coro spontaneo quando dalle casse è partito il noto brano di Bob Sinclair. Meno di impatto la sciarpata finale: i numeri e i colori sociali non hanno aiutato.
Grande partecipazione dal resto del pubblico, guidato dalla mascotte che riempie i time out e, nel momento caldo del match, quando i liberi pesano di più, prende in mano un tamburello con l’intento di destabilizzare i tiratori bianconeri.
Partita bella, punto a punto, che Pesaro perde per qualche libero sbagliato di troppo nel quarto periodo. Il Palazzo, che fino a quel momento aveva cercato di spingere i propri giocatori, se ne va via lasciando aleggiare aria di contestazione. Foto di gruppo sotto il settore per i giocatore di Udine.
Nicolò Semprini















