La finale di Champions League nella propria città. Che sogno sarebbe stato 20 o 25 anni fa. Questo pensiero mi attraversa brevemente mentre mi lascio alle spalle il cartello di Monaco nella tarda mattinata di una giornata di sole per dirigermi verso Innsbruck. Avevo già vissuto questo dilemma 13 anni fa e anche quella volta l’avevo risolto non partecipando alla finale di Monaco per andare invece a San Gallo. All’epoca la decisione fu molto più difficile per diversi motivi, ma l’idea di rifiutare il calcio moderno con tutti i suoi eccessi, che si sperimentano in pieno proprio in partite del genere, non solo a parole ma anche con i fatti era già ben radicata all’epoca. L’esperienza della partita di San Gallo contro Aarau con corteo, coreografie, torce e un’atmosfera eccezionale, condita dalla consegna dei trofei (in altre parole, tutto come in una finale, solo più onesta e concreta), ha confermato la bontà della mia decisione di allora. Tra l’altro, avevo ascoltato la finale durante il viaggio di ritorno a Monaco, alla radio, forse l’ultimo media in cui la narrazione non è piegata allo spettacolo ma resta al servizio della realtà oggettiva.
Molto meno traffico di quanto mi aspettasi, per cui arrivo a Innsbruck molto presto e posso mangiare un boccone in tutta tranquillità e persino guardare la partita della squadra B del Wacker Innsbruck su un campo laterale all’esterno dello stadio Tivoli. Il fatto che le squadre B in Germania e Austria abbiano background e tradizione completamente diversi rispetto all’Italia, e di conseguenza la loro percezione sia altrettanto diversa fra i tifosi, è una storia che posso raccontare un’altra volta. Il vero motivo per cui mi reco a Innsbruck non è nemmeno da ricercarsi nell’avversario, l’SV Kematen: nella quarta divisione austriaca infatti, non ci sono quasi mai squadre con un tifo organizzato, anche se alcuni tifosi di Kematen hanno unito le loro forze sotto il nome di “Blues Brothers“ e indossano magliette corrispondenti. Oppure nella cerimonia di consegna della coppa ai locali vincitori del campionato, che con questa nuova promozione volano verso la Regionalliga. Il motivo principale è che, ad eccezione di una sola partita nella scorsa stagione per l’anniversario della squadra, il tifo organizzato dell’FCW fa finalmente ritorno a casa, nella Tivoli Nord dopo essersi dovuto lungamente accontentare al massimo del lato Nord della Tribuna Ovest. Per ragioni prettamente economiche infatti, per tre anni è stato aperto solo il settore centrale proprio per ammortizzare le spese di gestione e in ragione di tutto ciò, sarei sorpreso se questo evento non venga celebrato in qualche modo…
Dopo essermi accomodato in tribuna stampa, ai margini della curva già ben piena si vedono due grandi teloni dai colori un po’ atipici per il Wacker: uno rosso con un grande “1” e un altro blu con un grande “3”. Da cui si potrebbe ricavare un “1913” in riferimento all’anno di fondazione – penso ingenuamente – ma con questi colori? La soluzione all’enigma arriva poco prima che le squadre entrino in campo: al centro appare un altro copricurva verde con un “2”, e sotto di esso lo striscione “Ob wir wirklich richtig stehen, seht ihr wenn das…” (“Vedrete se siamo davvero nel posto giusto quando…”). Per dare contesto, il richiamo è a un popolare quiz televisivo tedesco e austriaco per bambini, i quali devono posizionarsi sul campo numerato (e colorato) corrispondente alla risposta corretta. Il quadrante corretto si illumina subito dopo che il conduttore pronuncia appunto la frase: “Ob ihr wirklich richtig steht, seht ihr wenn das Licht angeht” (“Vedrete se siete davvero nel posto giusto quando la luce si accende”). Pochi istanti dopo infatti, il telo verde con il numero “2” si abbassa e la luce si accende… sotto forma di un mare di torce! Una coreografia davvero riuscita perché originale, lontana dai classici schemi come lo stemma della società o le bandierine con i colori sociali, per quanto sempre belli, ovviamente.
Da Kematen, a pochi chilometri di distanza, arrivano circa 150-200 tifosi (alcuni dei quali appartenenti alle squadre giovanili), che tentano persino una coreografia all’inizio della partita con dei foglietti stampati “Immer vorwärts SVK” (“Sempre avanti, SVK”) dietro un striscione con lo stesso tema. Naturalmente non si sentono mai, la Tivoli Nord è troppo rumorosa e festeggia il suo ritorno con grande passione. Le bandiere restano sempre alte in un settore molto compatto (anche perché abilmente ridotte nelle sue dimensioni dai teloni usati per la coreografia che non vengono rimossi durante la partita), dove i battimani e i cori risultano impressionanti. Tra i tifosi del Wacker si nota anche la presenza dei loro amici dell’Obermais con tanto di pezza appesa in balaustra, mentre prima della partita, gironzolavano fuori la Nord alcuni ragazzi con addosso maglie di Francoforte e Bergamo, anche se è difficile ricondurre ciò a un’effettiva presenza piuttosto che a scambi di materiale fra tifoserie amiche.
La partita in campo è stata probabilmente la cosa meno emozionante della giornata. In termini sportivi non c’era nulla in gioco per nessuna delle due contendenti e i 28° di temperatura hanno fatto il resto, funzionando da deterrente sulle gambe dei giocatori. Il Wacker trova rapidamente il 3-0 poi si rilassato un po’, tanto che dopo l’intervallo non succede praticamente altro. Il momento apicale è stato dunque la consegna del trofeo, avvenuta davanti alla Tivoli Nord invece che alla tribuna, su esplicita richiesta della squadra. Per la prima volta dalla partenza ripenso nuovamente alla finale di Champions League di stasera e mi chiedo se anche lì terranno mai conto dei desideri dei giocatori, del legame con la tifoseria o del riconoscimento del valore di quest’ultima. Quest’idea mi fa sorridere sardonicamente, mentre intorno a me molti bambini si accalcano in campo per ottenere un autografo dai loro idoli o per calciare un pallone in porta davanti alla Nord, visto che i cancelli del campo erano stati aperti appositamente per loro.
Mentre i DJ danno inizio alla successiva festa dietro la Nord, torno alla macchina a solo pochi metri dallo stadio. Oggi la Nord ha potuto finalmente mostrare di nuovo tutto il suo potenziale. All’interno della tifoseria c’era qualche dubbio sulla tempistica del ritorno in questo settore che attualmente sembra troppo grande, così come potrà evolvere l’atmosfera al suo interno quando ci saranno di nuovo meno tifosi rispetto alle partite clou. Sarà certamente interessante osservare questi aspetti, ma è sicuro che la Tivoli Nord saprà in qualsiasi modo aggiungere nuovi e appassionanti capitoli alla sua storia. Torno a casa attraverso le Alpi tirolesi con la radio accesa per ascoltare la finale di Champions, per concedermi un piccolo salto indietro nel tempo ma non trovo alcun canale che la trasmetta. Alla fine la cosa non mi preoccupa affatto. Preferisco cullarmi con i pensieri e i ricordi di questa partita, risparmiandomi la diretta su come il calcio moderno con la sua ossessione per il potere e il denaro (nel caso del PSG con uno sporco retrogusto politico dal sapore di sportwashing) sia stato in grado di assicurarsi un’altra disgustosa vittoria…
Jürgen De Meester





















