Sono passate solo poche settimane dalla mia ultima visita a Innsbruck ma con la situazione societaria cambiata drammaticamente, decido di dirigermi di nuovo verso la capitale tirolese. In realtà il giorno prima è stato dichiarato l’ennesimo fallimento degli ex campioni d’Austria e quindi il loro futuro ora, sembra più incerto che mai. Tanti giocatori hanno già abbandonato la squadra dopo che l’ultimatum per il pagamento degli stipendi è passato invano. Persino il ritiro immediato della squadra (con pesanti conseguenze per tutta la stagione sportiva in corso) sembrava un’ipotesi plausibile alla vigilia, ma alla fine almeno le condizioni minime per giocare la partita contro l’SV Horn sono raggiunte.
Quando arrivo allo stadio, anche il meteo sembra adeguarsi all’atmosfera generale offrendo un cielo grigio e piovoso. Aperte solo la Curva Nord e la Tribuna Est con il minimo di personale possibile. La Tribuna centrale, inclusa l’area business, è chiusa ad eccezione della Tribuna Stampa. La tromba delle scale deserta che salgo per raggiungere il mio posto accentua la situazione particolare e a suo modo alienante.
Tuttavia è piacevole constatare che sugli spalti il numero di spettatori non è inferiore alle partite passate. Anche la Tivoli Nord, solo poche settimane fa palcoscenico di molteplici e notevoli coreografie per festeggiare l’anniversario dei gruppi principali (Verrückte Köpfe, Unterland, Wacker Unser), si riempie quasi come sempre, però senza il colore degli striscioni e delle bandiere. Al recinto è appeso un solo striscione neroverde: “Mir sein FC Wacker Innsbruck 1913“ (che in tirolese sta per “Noi siamo l’FC Wacker Innsbruck 1913“, in riferimento alla denominazione tradizionale della società).
Ad inizio partita si sentono un po’ di cori a sostegno della squadra ma in mancanza del megafono, sono cori spontanei o comunque non coordinati come al solito. La squadra di Horn (rappresentativa di una piccola città vicinissima al confine della Repubblica Ceca, distante circa 5-6 ore) ha al suo seguito 4 sostenitori, che non vengono sistemati nel settore ospiti (anche la Tribuna Sud è chiusa…) ma al lato della Tribuna Est. Hanno qualche piccolo striscione e una bandiera per colorare il loro tifo che è chiaramente corrispondente e proporzionale al loro numero.
Inizia la partita. Nel primo tempo le due squadre sono quasi in equilibrio, sebbene l’Horn appaia ovviamente più compatto. I tirolesi invece mostrano forza di volontà notevole con la quale difendono il pareggio fino all’intervallo, che si chiude sull’1-1. Quando inizia il secondo tempo, davanti alla Tivoli Nord è appeso un nuovo striscione: “FC Wacker Innsbruck – Hasta la victoria siempre”. Pochi minuti più tardi, i 4 ragazzi di Horn offrono una bella prova di maturità, esponendo uno striscione di solidarietà alla Curva locale, che ottiene in risposta un lungo applauso di tutti gli spettatori presenti allo stadio. Poi finalmente anche la Tivoli Nord alza la voce, con cori più forti in sostegno della squadra, sebbene nel frattempo abbia ceduto all’avversario. Un secondo gol non basta per raggiungere almeno un pareggio (la partita infatti finisce 2-3), ma la volontà della squadra di non mollare fino alla fine è molto apprezzabile. Non a caso al triplice fischio i giocatori vengono chiamati sotto la Curva, per ricevere forse per l’ultima volta il sostegno della Tivoli Nord…
La dimostrazione più forte di fedeltà tuttavia arriva dopo la partita. Già qualche giorno prima della partita, i gruppi organizzati avevano chiamato a raccolta tutto il popolo neroverde (ultras, tifosi, giocatori del settore giovanile e loro genitori ecc.) per formare un corteo verso il centro città, dimostrando così che l’FC Wacker Innsbruck 1913 è parte imprescindibile della città e della sua storia. alle spalle della Curva Nord circa 6-800 sostenitori si compattano dietro lo striscione da trasferta “FC Wacker Innsbruck“, oltre al quale si vedono anche tanti cartelli di protesta: contro il calcio dei padroni, contro tutti i responsabili dell’ennesimo disastro finanziario, ma anche con la richiesta di salvare il settore giovanile e femminile e con essi poter ancora pensare ad un futuro migliore per il Wacker.
Molto colorato il corteo, con tanti fumogeni e torce, cori fortissimi e bandiere che sventolano in continuazione, si dirige verso il centro storico per radunarsi un’ultima volta davanti il “Goldenes Dachl” (il “Tetto d’oro”, simbolo della città). Cantano tutti insieme con passione l’inno della Tivoli Nord, dopo di che il corista fa appello a tutti di non perdere né dimenticare il solo e al contempo più grande capitale della società: la fede della sua gente.
Al momento il futuro dell’FC Wacker Innsbruck resta appeso a un filo. Oltre allo sforzo per finire la stagione sportiva decentemente, tanti sono gli scenari possibili: la retrocessione in Regionalliga (terzo livello del calcio locale) oltre che lo scioglimento della società attuale con seguente ripartenza dal livello più basso con eventuale obbligo di cambiare denominazione, cosa che costituirebbe uno scoglio per la tifoseria. Anche lo stadio potrebbe diventare un problema, visto che al di fuori del calcio professionistico il Tivoli verosimilmente non sarà disponibile e trovare una struttura alternativa nonché appropriata in tutta la città è un’impresa difficile. Ci sono poi diverse questioni finanziarie pendenti con i vari debiti da saldare, cosa che cozza con il desiderio di emanciparsi da grandi investitori che spesso sono sinonimo di scarsi scrupoli morali se non addirittura disonestà, problemi a cui il calcio moderno ci ha tristemente abituati…
Al momento insomma, l’incertezza è l’unica certezza.
Pur non essendo affettivamente vicino alla società tirolese, sperò tuttavia che il Wacker abbia un futuro positivo. Un suo destino avverso sarà un’avversità anche per tutto il mondo del calcio inteso in senso popolare: quando l’ennesima squadra blasonata, con una lunga tradizione sia sul campo che in Curva sarà sostituita da una qualsiasi società unicamente competitiva, senza seguito e passione, il cui unico valore è quello patrimoniale alimentato all’interno di quel circolo vizioso che è il calcio moderno, non rimarranno altro che creature plastificate e senz’anima come proprio in Austria è già successo in quel di Salisburgo…
Buona fortuna Wacker.
Jürgen De Meester