Nell’ultima giornata del campionato di Eccellenza laziale (gir. B), il Cassino affronta, tre le mura amiche del “Salveti”, il Colleferro. La sfida ha poco valore calcistico (a differenza di quella d’andata, coperta da Sport People, che fu uno snodo fondamentale per la stagione del Cassino): i padroni di casa hanno già ottenuto la matematica promozione in quarta serie ˗ nel turno infrasettimanale del 19 aprile in casa della Virtus UniPomezia ˗, mentre il Colleferro, dopo una lunga e strenua lotta per il secondo posto (valevole per l’ingresso negli spareggi nazionali), non è riuscito, proprio negli ultimi metri, a mantenersi nella scia delle concorrenti Aprilia, Artena e Audace Genazzano, che invece, in questi ultimi 90’, possono ancora sperare (alla fine dei giochi, avrà la meglio l’Aprilia, grazie alla vittoria sul Monte San Giovanni Campano).
Al contrario, interesse maggiore riserva la sfida sugli spalti: è infatti prevista una coreografia della “Laterale Sud”, celebrativa di questa importante stagione calcistica per Cassino, che ha visto la squadra locale tornare, dopo diverso tempo, in una categoria nazionale; tutto ciò, in concomitanza con il quarantennale dei “Fedayn”, lo storico gruppo ultras al seguito del sodalizio azzurro (di cui alcuni esponenti ricevono un targa prima della partita). Inoltre, evento raro in questo girone, alla gara presenziano due tifoserie.
Quando metto piede sul manto verde, le squadre stanno ultimando il riscaldamento. Nella “Laterale Sud”, i presenti sono impegnati a limare gli ultimi dettagli della coreografia; quindi, dopo un primo coro di omaggio ai loro gemellati di Venafro, all’ingresso in campo dei ventidue srotolano un telone raffigurante un carrarmato, al cui fianco si legge la scritta “Cassino 1924”. Sul mezzo militare è disegnato un orso con una sciarpa con i colori sociali del club; si tratta non di un orso qualsiasi, ma uno assai celebre, protagonista di un curioso episodio del secondo conflitto mondiale (che, come si legge sui libri di scuola, ha visto Cassino e la sua grande abbazia quali centri nevralgici, visto che in questa zona passava la “Linea Gustav”): l’orso bruno, chiamato Wojtek e nato in Iran nel 1942, fu arruolato nell’esercito polacco; giunto in Italia al seguito della truppa, Wojtek, durante la lunga serie di combattimenti che tra il gennaio ed il maggio 1944 si combatterono in questo territorio e che passarono alla storia complessivamente come “Battaglia di Montecassino”, aiutò in maniera rilevante il proprio esercito nel trasporto delle munizioni, non temendo l’assordante rumore delle esplosioni. Al termine del terribile conflitto, l’animale fu trasportato in Scozia, in cui trascorse gli ultimi anni di vita, morendo poi in uno zoo di Edimburgo il 15 novembre 1963 (il suo decesso riscosse grande eco tra i media britannici). Al di sotto del telone vengono sventolate numerose bandierine biancoazzurre, mentre su entrambi i lati sono fatte scendere quattro strisce con gli stessi colori. Un messaggio, appeso sulla recinzione, accompagna lo spettacolo: “Risorgere in questa città… non è abitudine… ma mentalità”. Insomma, la coreografia risulta di grande impatto, sia formalmente che concettualmente, attirando l’applauso di tutto lo stadio.
La coreografia viene mantenuta fino al fischio iniziale, permettendo alla squadra (i cui calciatori scendono oggi in campo con i capelli tinti di azzurro) di posare sotto di essa per una foto ricordo. Il messaggio prima citato rimane appeso per tutto il primo tempo, mentre nella ripresa fanno mostra di sé solo lo striscione “Cassino 1924 ˗ quis contra nos” (con scritta bianca su sfondo azzurro accompagnata dallo stemma comunale) e la pezza dedicata a Joe.
Qualche istante dopo il fischio d’inizio, mette piede nel settore ospiti il contingente ultras colleferrino, formato da una decina di ragazzi che tifano con ottima continuità per tutta la partita, così come i loro dirimpettai. Come segno distintivo, tengono in mano una pezza con la scritta “Colleferro” con un tricolore come sfondo.
Come detto, il tifo è continuo su entrambi i fronti. I tifosi della “Laterale Sud” intonano numerosi cori mantenuti per lungo tempo e scanditi dal ritmo del tamburo; diversi bandieroni li accompagnano, così come numerose manate. Varie sono le tematiche dei cori: celebrano la storia della loro città (“Nati sotto l’Abbazia”), gioiscono per il ritorno in Serie D, ricordano i campi impolverati che hanno visto protagonista il Cassino in questi ultimi anni, cantano contro la Ciociaria (in nome della loro sentimento di appartenenza ad un altro mondo storico e culturale, quello, cioè, della Terra di Lavoro); verso la mezz’ora, omaggiano nuovamente Venafro, per poi passare ai cori più in voga, come “Un giorno all’improvviso”, “Che bello è quando esco di casa”, “Gireremo tutto lo Stivale”, più altri a rispondere; non mancano cori per il movimento ultras in generale così come l’invito rivolto, nella ripresa, agli spettatori della tribuna coperta a seguire in piedi la partita. Nella ripresa accendono anche una luminaria.
Dall’altro lato, i colleferrini, compatti dietro la loro pezza, cantano per tutta la partita, aumentando l’intensità nel finale di gara. Numerosi sono i battimani, i momenti in cui cantano abbracciati o corrono per il settore, dando l’idea di voler tifare divertendosi. I cori sono soprattutto per la squadra: partono con un “Noi con la voce, voi con il cuore”, per poi passare a quelli classici; non mancano i cori a rispondere, così come i momenti di goliardia, come quando ne scandiscono uno contro la propria città. Insomma, anche il loro sostegno non conosce pause, tra cori e manate.
In campo, la partita termina con un pirotecnico 4 ˗ 3, che, come anticipato, ha poco valore per la classifica.
A fine partita, le squadre si recano dai propri sostenitori per rivolgere loro il saluto finale. Se per cassinati e colleferrini la stagione calcistica termina qui, la mia è ancora lunga, visto che, dalla B fino alle categorie minori, sono ancora da disputare gli spareggi promozione e salvezza; per questo motivo, ripreso il documento dal direttore di gara, dopo un giretto per gli splendidi paesini arroccati sui Monti Aurunci, imbocco la strada per Fondi, dove nel pomeriggio assisterò alla sfida tra l’Unicusano Fondi ed il Catanzaro.
Andrea Calabrese.