Aggiornamento: per ottimizzare la funzionalità del sito, piuttosto che pubblicare una seconda notizia con le sole fototifo, da questa settimana partiamo con questo nuovo esperimento, cioè – dopo la pubblicazione in rivista – ripubblicare la notizia stessa, ma implementata dell’intera galleria fotografica che troverete a fine articolo.
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E così, mentre in tanti a Fano continuano a vivere di ricordi e a pensare a quando negli anni ‘80 e ‘90 la gloriosa aquila granata giocava a Bologna, Parma, Modena, Livorno, Spezia o Pisa, ora il campo parla di una “risicata” Serie D che, alla quart’ultima giornata di campionato, è ancora tutta da salvare, con quattro battaglie da non perdere ed una società che ancora deve decidere il proprio futuro (e quello dei tifosi).
Oggi si gioca a Scoppito, piccola cittadina alle porte de L’Aquila, in pieno cuore di quell’Abruzzo colpito dal terremoto e che proprio in questi giorni ne celebra il quinto triste anniversario; pian piano, il suo popolo si sta rialzando con forza, grinta, tenacia e voglia di rinascita, qualità sulle quali fare affidamento a fronte delle tante promesse ricevute, dai politici in primis, sui vari media nazionali, e che, nella realtà dei fatti, vengono spesso disattese.
Insomma, per distanza ed “incentivi”, la gara di oggi non è per nulla agevole, ma come sempre non vale nulla piangersi addosso e certamente non si può mancare, perché quello striscione dall’ombra gialla, unico nel suo stile ultradecennale, non può non essere appeso.
Si parte di buon’ora dal solito bar fanese di ritrovo, offrendo un ancor più duro risveglio a chi è solo da poco rientrato dalla bellissima festa del decennale dei fratelli leoncelli degli Ultras Jesi, svoltasi proprio nella serata-nottata precedente a questa trasferta.
Il viaggio, con mezzi propri (auto e monovolume), scorre tranquillo per la comitiva granata, tra i soliti ricordi dei più “anziani” e abbondanti quantità di cibo e beverie. Si giunge con abbondante anticipo a Scoppito, e, approfittando di ciò, si fa rifornimento di birra in un bar locale e si consuma l’attesa tra foto di rito, cori e “gufi pronostici”.
Manca poco all’inizio e ci si avvicina allo stadio, un impianto molto piccolo ma veramente ben tenuto, con l’unico difetto di avere pochissimi parcheggi; così, adattandosi alla meglio, si corre a fare il biglietto (anche questa volta si potrà beneficiare del buon vecchio biglietto senza nomi o tessere, almeno questo regala ancora la maggior parte delle gare in Serie D).
All’interno, il gruppo Panthers 1977, appese le solite pezze del gruppo (“P.F”, “Sezione Fenile” e “Bronco con Noi”) , si stringe nel piccolo settore e non è difficile far sentire la propria presenza (circa 25 unità) in prossimità del terreno di gioco e nel completo silenzio della presenza locale (da segnalare solo qualche volenteroso bambino con delle bandiere in mano).
Si canta, si tiene alta la propria bandiera, si ricordano i fratelli scomparsi e, nonostante lo svantaggio, si canta, si alzano le mani al cielo e si grida ancora più forte per scuotere una squadra che in campo non brilla affatto e finisce sconfitta per una rete a zero, rendendo la classifica sempre più precaria, specie in vista dei tre sentiti derby (in casa con Jesi e Ancona, intervallati dalla trasferta di Macerata), i quali concluderanno la stagione. Prima sfida proprio contro lo Jesi, di Giovedì (maledetto calcio moderno con le sue date ed orari impossibili per chi lavora!).
Testo e foto di Davide Manna.