Una bella giornata saluta il mio arrivo ad Ancona. Siamo quasi a metà settembre ma più che l’autunno incombente, sembra sempre di essere in piena estate. L’arrivo con largo anticipo mi permette di effettuare il turistico giro d’obbligo per la città. Monumento principale e prima tappa il vecchio stadio Dorico. Uno dei crocevia del calcio italiano dei tempi che furono che non potevo esimermi dal visitare. Per pura combinazione, in campo c’è la Primavera dell’Ancona e questo mi permette di accedere a quei famosi gradoni che sono metaforicamente midollo e anima della Curva Nord per come la conoscevamo e per come la conosciamo oggi. Non solo mero teatro delle loro gesta ma parte della loro formazione, non solo struttura e architettura ma cuore vivo della tifoseria.

Difficile spiegare come una struttura inanimata come uno stadio possa influire su un organismo vivo come una tifoseria. Specie in tempi in cui gli stadi sono diventati asettici non luoghi più simili a un centro commerciale votato a venderti qualsiasi cosa che non ad uno spazio sociale. Ma questa sorta di fase lunare applicata al calcio, di influenza del corpo maggiore sul ciclo delle maree della passione dei tifosi è esattamente quel che si verificava in certi stadi, in certi particolari contesti.

Non pago, sfruttando l’apertura dei cancelli per lo svolgimento di un torneo di tennis, riesco anche a vedere quel che resta del vecchio settore ospiti. Rimango a lungo ad ammirare questi piccoli dettagli del Dorico, incrociandoli con i ricordi di vecchie foto e vecchie riviste, poi dopo un bel pranzo corroborante, mi dirigo alla volta dello stadio Del Conero, dove alle 18:30 l’Ancona fa il suo esrdio stagionale casalingo affrontando il Gubbio .

Indubbiamente il Del Conero è molto più rognoso da raggiungere del suo predecessore, un po’ fuori mano e decontestualizzato dal centro cittadino di riferimento, ma conserva altresì tutto quel fascino degli anni rampanti dell’Ancona arrivato fino alla Serie A.

Entrato in campo, il mio occhio cade sul vecchio settore ospiti, oggi non utilizzato. Alla spicciolata la Curva Nord si riempie e nel frattempo arrivano anche gli ultras eugubini. Bello pieno ad inizio partita il principale settore di casa con le sue consuete pezze appese in vetrata. Decido di ammirarlo da vicino nei primi 45 minuti e non posso che rimanerne entusiasta per lo stato di ottima forma in cui mi si è mostrato. Da premettere che Ancona viene da anni e anni di delusioni e fallimenti, per cui non è mai facile per loro trovare continuamente stimoli, nemmeno in Serie C, seppur pensando ad un passato non proprio lontanissimo fatto di categorie regionali è già un grande salto in avanti, quest’ultimo. Il loro tifo appare molto buono, a tratti possente. Le manate sono splendide e i bandieroni di pregevole fattura, come le loro pezze appese, restituiscono un piacevolissimo tocco di colore. Fra le note di cronaca va senza dubbio menzionato il lungo striscione con cui salutano e festeggiano i dieci anni della Curva Ovest Ferrara, con i quali sono legati da un rapporto di speciale fratellanza. Nel complesso, davvero complimenti agli anconetani per tutto!

Da lontano posso osservare che anche gli ospiti si danno un gran da fare, nonostante abbiano numeri chiaramente inferiori rispetto ai dirimpettai. Il dato al botteghino parla comunque di 215 biglietti venduti, numero assolutamente non disprezzabile e che conferma un indiscutibile trend di crescita della tifoseria di Gubbio negli ultimi anni. Da vicino appaiono ovviamente ancora migliori, offrono un tifo costante e bello. Pezze appese in vetrata che trasudano stile e una certa ricerca stilistica, interessanti le manate e bei picchi con i cori a ripetere. Un plauso anche per loro, per quello offerto in questa partita. Fare paragoni fra tifoserie è spesso un esercizio di stupida vanità, non riuscire a riconoscere le virtù di ognuna è pura cecità. Bravi gli eugubini, poco altro da aggiungere.

Testo di Catello Onina
Foto di Catello Onina e Francesco Fortunato