Era una fredda domenica del marzo 2013, al “Conero” si giocava uno dei tanti e sentiti derby marchigiani, uno di quelli che per via delle brutture del calcio moderno è oggi purtroppo solo un ricordo. In campo Ancona e Sambenedettese e come tutti i derby che si rispettano, oltre al tifo, al calore, al colore delle due splendide tifoserie, non mancarono gli attimi di tensione fuori dallo stadio. Il più grave quello che ha visto un gruppo di dorici accerchiare e danneggiare un veicolo sambenedettese sulla strada Cameranense, quella che conduce allo stadio. Ne seguì una denuncia sulla cui base la Digos lavorò alacremente per deferire 9 ultras dorici, accusati a vario titolo di violenza privata aggravata, danneggiamento, travisamento oltre all’immancabile 6 bis della legge 401/89.
Dopo 4 anni di Daspo e 2 anni di istruttoria dibattimentale, il tribunale di Ancona ha assolto tutti gli imputati con la formula dubitativa, ritenendo la mera presenza sul luogo dell’aggressione non idonea a sostenere un giudizio di penale responsabilità. L’istruttoria infatti ha chiarito che i 9 denunciati erano sì presenti sulla Cameranense, ma non è stato possibile indicare quale fosse stato il loro contributo alla violenza privata e al danneggiamento, il tutto anche favorito dal mancato riconoscimento degli aggressori da parte del tifoso sambenedettese. Il Tribunale quindi ha rigettato le richieste della Procura che andavano da 1 fino a 3 anni e 6 mesi di reclusione, assolvendo, ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale (insufficienza di prove, appunto), tutti gli imputati difesi dagli avvocati Emilio Coppola di Napoli e Vittoria Sassi di Ancona.