Pur non potendosi annoverare tra i derby più sentiti per la tifoseria aretina, fino a pochi anni fa la partita contro il Sansepolcro avrebbe avuto, sugli spalti, diversi motivi di interesse: i due centri, infatti, distano appena 25 km, e per diversi anni la terra dell’Alto Tevere, al confine fra quattro regioni, ha dimostrato diversi segnali di vitalità a livello ultras. Oggi, invece, al seguito del Sansepolcro non c’è praticamente nessuno, se non qualche semplice tifoso; un segno, questo, di come la passione popolare più vera si allontani sempre di più dagli spalti, indipendentemente dal fatto che si tratti della squadra di serie A o di quella del proprio paese o quartiere di origine.
Dall’altra parte, invece, troviamo una tifoseria dagli ottimi numeri, nonostante le possibilità di promozione in Lega Pro, di partita in partita, diventino sempre più rade, lasciando spazio, inversamente, ad un sentimento sempre più di malumore fra gli amaranto. I risultati delle ultime settimane mostrano un Arezzo frenato da troppi pareggi ed una Pistoiese che, di contro, non sbaglia un colpo.
Se la tifoseria invoca a gran voce una reazione dei propri giocatori per salvare almeno la dignità, la squadra risponde con un pessimo primo tempo, dove gli ospiti passano addirittura in vantaggio di due reti, per la gioia dello sparuto gruppo di semplici tifosi ospiti presenti in tribuna. Rientrati negli spogliatoi sotto una pioggia di fischi ed invettive, i padroni di casa riprendono la gara in mano nella ripresa, completando la rimonta alla mezzora ma senza più riuscire ad avere la zampata in più per avere i tre punti.
Encomiabile, comunque, l’attaccamento degli ultras aretini ai propri colori: il tifo viene regolarmente svolto, nonostante l’ovvio malcontento, e non manca, come al solito, un’ottima dose di colore, a cornice di una tribuna piuttosto piena. Tuttavia i tifosi di Arezzo, con la concomitante vittoria per 2-0 della Pistoiese in casa contro la Narnese, vedono l’agognato primo posto sempre più lontano.
Testo di Stefano Severi.
Foto di Riccardo Franchi.