Ultima giornata di campionato del torneo cadetto e per l’occasione tutte le gare si giocano in contemporanea, di venerdì con calcio d’inizio alle 20:30. Dopo aver emesso i primi verdetti, con l’Empoli promosso in serie A già da qualche giornata e Ternana e Pro Vercelli retrocessi in C, questa quarantaduesima giornata si appresta a dare gli ultimi responsi.

La mia scelta ricade su Ascoli – Brescia, entrambe squadre che lottano per evitare i playout. Purtroppo il traffico infrasettimanale mi fa arrivare al “Del Duca” leggermente in ritardo, riesco ad entrare solo al terzo minuti, perdendomi con mio grosso rammarico la sciarpata bresciana e la coreografia ascolana che, in un bandierone, mostrava il profilo dei monumenti cittadini, completata da cartoncini bianconeri, un paio di torce e lo striscione “IN VEXILLO EORUM PICUS CONSEDERAT” (Un picchio si posò sul loro vessillo).

Stasera gli ascolani rispondono molto bene, gli spettatori presenti sono quasi settemila, un numero sicuramente buono calcolando che lo stadio è in ristrutturazione e la tribuna est ancora non agibile. Il numero dei bresciani invece si aggira intorno ai duecentocinquanta: prendono posto nel classico settore ospiti tappezzandolo di stendardi e striscioni con una divisione, seppur non troppo marcata, tra “Curva Nord” e “Brescia 1911”.

Gli ascolani cercano di spingere la squadra a segnare quel gol che equivarrebbe la salvezza diretta: cori cantati con una buona intensità, battimani a tutta curva e discreti treni. Nonostante il risultato resti inchiodato sullo 0-0, la tifoseria di casa canta tanto ed accende diverse torce nell’arco della gara. Nel secondo tempo, oltre ad esporre uno striscione per una nuova nascita, continuano a tifare sempre con molta veemenza, intensità che calerà solo verso la fine, anche se il colore non mancherà.

Dall’altra parte i bresciani cercano di farsi sentire il più possibile, in uno stadio caldo e ribollente di passione che sembra essere veramente il dodicesimo in campo. Al quarto d’ora succede qualcosa d’incomprensibile nella zona dei “Brescia 1911”, che tolgono tutti i loro vessilli ed escono.

I reduci della “Curva Nord” espongono uno striscione di solidarietà verso gli ultras catanesi mentre, con le squadre negli spogliatoi, c’è qualche scaramuccia con gli ascolani dei distinti, con scambio di oggetti che dura qualche minuto, fino all’irruzione della Celere nel settore ospiti.

La seconda frazione riprende con il ritorno sugli spalti dei “Brescia 1911” e più in generale, il tifo dei lombardi acquista intensità nei cori, alcuni anche contro Ascoli e gli ascolani che prontamente rispondono. Punte di colore in una sciarpata, molto bella e fitta, grazie all’aggiunta di qualche stendardo e dei bandieroni.

In campo la partita, dopo cinque minuti di recupero, termi con un pareggio che decreta di fatto la salvezza degli ospiti, mentre ai padroni di casa tocca un giro ulteriore attraverso la lotteria dei playout in un doppio confronto contro l’Entella Chiavari che, espugnando Novara, ha condannato i piemontesi alla retrocessione diretta.

Gli ascolani, dimostrando grande maturità, invece di contestare la squadra, la incitano e la caricano in vista del delicato spareggio. Di contro i bresciani espongono il polemico striscione: “OGGI NON C’È NIENTE DA FESTEGGIARE. CHI NON HA ONORATO LA MAGLIA SE NE DEVE ANDARE”.

In sala interviste anche Cosmi guarda alle prossime fondamentali due gare, dicendosi inoltre dispiaciuto per tifosi encomiabili come quelli visti stasera che non meritano certo i playout. Termina così il campionato cadetto con il Parma che ritorna nella massima seria dopo tre anni dal fallimento e il Novara in serie C. Ai play off vanno Frosinone e Palermo dal turno successivo che incontreranno rispettivamente le vincenti di Bari – Cittadella e Venezia – Perugia.

Marco Gasparri