Un sabato sera tipicamente primaverile accoglie il confronto tra neroazzurri bergamaschi e milanesi. La sfida è nella top ten delle rivalità ultras sin dalla fine degli anni settanta ed ha offerto, nel tempo, anche alcuni episodi saliti alla ribalta delle cronache. Si pensi alla vicenda di quel motorino che, sul principio del terzo millennio, fu sottratto dagli interisti agli atalantini (che affrontarono la trasferta, appunto, su due ruote e sconfinarono fin sotto la curva nord di San Siro) e poi martirizzato sugli spalti. Oppure, un lustro dopo o giù di lì, quando un commando orobico si spostò in un paesotto della provincia e lì diede il benvenuto al treno su cui viaggiavano i rivali, che furono poi rispediti al mittente dalle FdO senza mai poter mettere piede al Brumana. Per tacer del resto.
Nulla di tutto ciò questa sera, almeno prima dell’inizio del match, quando anche l’arrivo allo stadio dei bus navetta partiti dalla stazione FS avviene in una calma che sfiora l’indifferenza. Numericamente buona la presenza dei sostenitori del Biscione, che riempiono la parte in cemento del settore ospite più qualche gradino delle tribunette in ferro. Coerente con un’impostazione adottata già da tempo, lo striscione “CN 69” unisce e rappresenta al di fuori delle mura amiche il variegato universo di gruppi neroazzurri . Ad esso si aggiungono lo stendardo “Old Fans” attaccato alla vetrata e lo striscione “Banda Bagai” defilato sulla destra, ma parlare di eccezioni, ancorché uniche ed isolate, alla linea di condotta della Nord sarebbe comunque improprio, considerato che i primi bazzicano il primo anello verde dello stadio meneghino ed i secondi sono una via di mezzo tra gruppo ultras e Inter Club. Sono presenti anche drappi delle tifoserie gemellate di Nizza e Varese, nei confronti dei quali si alzerà anche qualche coro.
Provando a scrutare da vicino il contingente ospite, non passa inosservata nelle prime file la presenza di tanta gente “stagionata” , gli “sbarbati” si accomodano qualche gradino sopra.
Il pre-partita è monopolizzato dal tifo vocale degli interisti, in un ripetersi di cori provocatori ed offensivi che, appunto, affondano le radici in trent’anni e più di contese. Solo quando i calciatori della Beneamata, per concludere la rifinitura, si portano a ridosso della linea di fondo sale l’incitamento per i propri colori.
La curva orobica replica con qualche coro ruvido ma senza accalorarsi troppo, forse fedele alle conclusioni di un lungo striscione in rima esposto a San Siro nel campionato 2006/2007 che si concludeva con un “… prima facevi schifo ora non vai più considerato…”.
L’ingresso in campo delle squadre è salutato con bandierine giallo-nero-blu da parte dei milanesi e con lo striscione “Riconquistiamo l’Europa” , retroilluminato da torce ed anticipato da una sciarpata, su sponda bergamasca.
La formazione di Gasperini, che nell’occasione fa partire titolare il giovane Barrow, comincia meglio e già al 5° Gomez si trova vis-a-vis con Handanovic ma conclude male, forse distratto da una possibile posizione di off-side. Si alza forte il “Vinci per noi magica Atalanta” dalla Nord di casa e si alza dalla panca uno Spalletti piuttosto preoccupato per la piega che sta prendendo il match.
Gli ospiti attaccano con quel “In ogni posto che andiamo” che suscita immancabilmente qualche dubbio grammaticale ma che costituisce pur sempre uno dei loro cavalli di battaglia. A seguire un lungo coro di stampo sudamericano, al ritmo vibrante di un tamburo, più bello a vedersi che a sentirsi.
In campo i padroni di casa fanno la partita e si avvicinano nuovamente al vantaggio, ma senza riuscirci; gli avversari, o per scelta o per impossibilità di fare meglio, stanno sulla difensiva ma si rendono pericolosi in un paio di ripartenze. Pronto Berisha, al pari dell’omologo avversario, a metterci i guanti. Sono le fasi migliori del match ed anche il pubblico di contorno si infiamma. Sontuoso il “Bergamo-Bergamo” accompagnato da battimani, mentre i meneghini insistono nello stile barras .
Il tempo si chiude con un’occasionissima di Perisic e con il successivo “Atalanta noi ci crediamo” con il quale gli orobici accompagnano i giocatori negli spogliatoi.
La ripresa vede avvicendarsi Cornelius per Barrow ma là davanti comunque manca il guizzo decisivo. Il “Forza Atalanta Vinci per Noi”, che a queste latitudini serve un po’ come lo squillar di tromba prima dell’assalto, arriva dopo pochi minuti ma non sposta gli equilibri. In campo è Masiello, generoso come sempre, a suonare la carica, prima con un coast-to-coast che strappa applausi e poi con una conclusione che si spegne a lato.
L’Inter continua ad essere piuttosto evanescente in campo mentre sugli spalti il risultato è decisamente migliore: il sostegno vocale ha poche pause ed a tratti raggiunge buoni livelli di decibel.
I Berghem, nonostante il risultato non si schiodi, sembrano soddisfatti dal gioco espresso e l’atmosfera appare comunque festosa: per lunghi minuti domina un coro sulla melodia rivisitata del “Pinocchio” di Comencini, serie televisiva di culto per chi oggi naviga verso la mezza età.
Il treno di mani della Nord introduce l’ultimo quarto d’ora di gara, durante il quale gli ospiti approfittano dell’inevitabile calo fisico degli orobici e guadagnano campo. Non mancano un paio di concrete opportunità realizzative ma la partita finisce comunque a reti inviolate.
Gabriele Viganò