Era il 10 gennaio 1993 quando, al temine di Atalanta-Roma, morì d’infarto il quarantaduenne Celestino Colombi. Il fatto non trovò vasta eco sui mezzi di informazione i quali, riportando niente più che le cosiddette “veline” della Questura, liquidarono la vicenda come “la morte di un tossicodipendente”. Furono i tifosi bergamaschi che, con un’efficace quanto fulminea opera di controinformazione, riuscirono a fare emergere una versione molto diversa e, soprattutto, molto inquietante. Qualche anno dopo (1997) sul libro delle BNA così verrà sintetizzata quella drammatica vicenda: “A partita finita, con i tifosi romanisti già partiti, la “celere” senza alcun motivo metteva in atto una serie di vili aggressioni verso persone (donne comprese) colpevoli solo di essere lì. A rendere tutto ancora più tragico (perché altre volte era già successo), è stata la morte di un passante colpevole solo di non aver retto, di aver avuto paura vedendosi caricare da decine di agenti”.

Superfluo forse dire che la “verità degli ultras” non venne granché considerata dai media “di regime”, ma grazie ad una sorta di tam-tam che attraversò tutto lo Stivale (in un’epoca senza telefonini e social media, beninteso) molte tifoserie, anche acerrime avversarie degli atalantini, aderirono ad un’iniziativa comune di sensibilizzazione e la domenica successiva esposero lo striscione “10-1-93: LA MORTE È UGUALE PER TUTTI!”.

Sono passati ben 25 anni dal quel giorno, ma in questo quarto di secolo non sono mancati, purtroppo, fatti altrettanto gravi che lo rendono quantomai attuale: pensiamo a Fabio Di Maio di Treviso, a Sergio Ercolano di Napoli, a Paolo Scaroni di Brescia, a Gabriele Sandri e, in ultimo, a quanto è successo due mesi fa a Luca Fanesi a Vicenza.

A Bergamo il ricordo di Celestino Colombi è uno di quei testimoni che la comunità ultras si è passata di padre in figlio e la prima partita casalinga di ogni anno è, in questo senso, la partita della memoria. Anche quest’anno quindi lo striscione “10-01-93: NOI NON DIMENTICHIAMO” compare in Curva Nord ed in Curva Sud in occasione del match con la capolista Napoli. Resterà, sotto il profilo ultras, il tema più importante di una giornata per il resto piuttosto ordinaria, complice anche il divieto alla vendita di biglietti per i residenti in Campania.

Al seguito della compagine di Sarri un corposo contingente tifoso che riempie il settore ospiti per un buon 70% e che non rinuncia ad incitare di quando in quando i propri colori. Citato lo striscione “Milano Azzurra”, vero e proprio cult degli anni di Maradona e dei due scudetti, chiudiamo qui il capitolo ospiti.

Si gioca all’ora di pranzo, quando il sole batte dritto sulla Curva Nord e regala una temperatura decisamente primaverile. Nella parte alta della curva campeggiano striscioni di saluto a Kurtic e Dramè (ceduti nel corso del mercato di riparazione) e di vicinanza alla famiglia del Presidente Percassi, colpito dalla morte della sorella Anna.

Le squadre sono accolte in campo dallo sventolare di bandieroni ai quali si aggiungono due aste e qualche fumogeno sparso. La partita non regala particolari emozioni ed è sostanzialmente equilibrata: lo spettacolo fatica a vedersi, anche perché alcuni degli uomini più rappresentativi (Gomez e Ilicic da una parte, Callejon e Mertens dall’altra) non trovano spazi e palloni giusti.

Il sostegno vocale della Nord si assesta su livelli di sufficienza piena ma senza acuti: anche il “Forza Atalanta Vinci per Noi” che si alza al 30° non spacca come in altre occasioni, pur essendo sempre un bel sentire e, con la consueta alzata di mani e bandiere sul finale, un bel vedere.

Il secondo tempo ricomincia con lo stesso andamento lento, sia in campo che sugli spalti. Un bel treno della Nord ricorda a tutti che, nonostante l’ora ed il tepore, non è tempo di pennichella. La partita svolta al 65°, appena dopo il termine di un lungo Despacito: Callejon, che pochi minuti prima aveva sfiorato la marcatura, suggerisce ottimamente per Mertens che sul filo dell’off-side fulmina Berisha. Comprensibile la gioia per un goal pesante, molto meno l’idea di festeggiare platealmente proprio a ridosso della Nord: è in questi frangenti che gli ispettori di Lega denunceranno i “cori di discriminazione razziali” che costeranno alla Società un turno di chiusura della Nord (pena sospesa, come direbbe un buon azzeccagarbugli).

Devo dire in tutta franchezza che dalla mia postazione a ridosso del settore ospite questi “buuu razzisti” non li ho sentiti, escluderei pertanto che ad intonarli possano essere state 4.000 persone, come da relazione dei suddetti Ispettori. L’Atalanta tenta di riacciuffare il risultato e si procura qualche buona occasione, ma alla fine i tre punti se li aggiudicano i partenopei che, senza strafare, conquistano una vittoria su un campo difficile e proseguono la corsa verso il primato.

Lele Viganò