Giove pluvio battezza il mio esordio stagionale al Brumana di Bergamo con autentiche secchiate d’acqua. Poco male per il sottoscritto – che è destinato alla tribuna – mentre il pubblico delle curve, in attesa dell’annunciata ristrutturazione che garantirà un intero stadio coperto, dovrà limitare i danni con i metodi di sempre: ombrelli, mantelle, cerate e quegli infidi impermeabili di plastica leggera che hai sempre paura ti si rompano sul più bello.

Ad occhio sembra che una parte dei quattordicimila e spiccioli abbonati orobici, complice anche lo scarso appeal dell’avversario di turno, abbia deciso di saltare un giro, ma i dati ufficiali che di prassi saranno comunicati a metà partita smentiranno questa impressione, attestando in 16.120 i presenti, di cui appunto 14.803 abbonati.

L’inizio di campionato senza punti dei padroni di casa (che poi è quanto accadde l’anno scorso) rende la sfida col Sassuolo a suo modo decisiva: una buona prestazione è necessaria per muovere la classifica ed anche per prendere la giusta rincorsa in vista del match contro l’Everton che in settimana aprirà un’avventura europea attesa da 26 anni .

Inutile dire che il meteo ostacola le operazioni del tifo, ma se la pioggia ha inzuppato gli striscioni e rende eroico lo sventolare dei bandieroni, la macchia al centro della curva nord è di bell’impatto e conferma che c’è ancora tanta gente disposta a sacrificare le comodità (foss’anche quella di un semplice ombrello) per fare il tifo “come si deve”.

In verità, almeno per chi scrive, lo spettacolo odierno non è quello che si vede ma quello che si sente: i tamburi sono tornati al centro della balconata e non solo regalano un sound che per troppo tempo, qui come altrove, leggi ottuse avevano vietato, ma affermano un’importante “riconquista” per questi ragazzi che ostinatamente hanno lottato per anni, evitando più facili scorciatoie, per affermare il loro diritto ad essere tifosi, ad essere ultras. Anche nel settore ospite il manipolo neroverde è attrezzato con un paio di tamburi in stile “palio di Siena” e con questa nota di colore inizia e finisce la descrizione del contingente emiliano.

L’inizio partita vede un’Atalanta determinata come la propria curva ma raramente pericolosa dalle parti dell’ex di turno Consigli; là davanti comunque Cornelius – che Gasperini ha preferito a Petagna – si distingue per il gran movimento e per la caparbietà nel cercare di arrivare su ogni pallone. Intorno al ventesimo i bergamaschi provano a serrare i ranghi e guadagnano metri di campo, accompagnati dal Despacito neroazzurro che avevo una gran voglia di rivedere e risentire dopo quel memorabile, a suo modo, post-partita dell’ultimo match dello scorso campionato.

La beffa è in agguato perché a sorpresa, proprio quando il coro comincia a contagiare anche i lati della curva, arriva il vantaggio ospite ad una manciata di minuti dalla mezz’ora. La Nord non molla il colpo ed insiste per almeno altri cinque minuti a saltare e cantare, interrotta alla fine dal pareggio di Cornelius, che con un potente tiro da fuori area trova l’angolo giusto e gonfia la rete.

Tra qualche lieve sussulto ed una pioggia che nel frattempo concede un po’ di tregua si arriva all’intervallo, durante il quale comincio ad apprendere fatti e misfatti di quel Varese-Como che, se non fosse stato per impegni familiari in serata, mi avrebbe visto presente.

L’avvio della ripresa si caratterizza per un gioco attendista: ne risente un po’ anche il sostegno vocale della Nord ed i megafoni (anch’essi tornati al loro posto) sono provvidenziali per spronare i presenti ad alzare i decibel. Mister Gasperini risponde a suo modo al “Noi vogliamo questa vittoria” che fa vibrare il Comunale: nel giro di dieci minuti sostituisce Ilicic con Kurtic, Cornelius con Petagna e Gosens con Hateboer, nell’intento di dare nuova linfa alla linea offensiva. Tre intuizioni, soprattutto l’ultima a mio parere, che di lì a poco si riveleranno decisive.

Al 72° Petagna manca per un nulla la deviazione vincente: l’esultanza dei supporters bergamaschi è strozzata in gola ma è comunque ottimo carburante nel motore della curva, che si mantiene su buoni livelli vocali. Giusto il tempo di prendere nota dei cori “Diffidati sempre presenti” e “Claudio Libero” che arriva il raddoppio: Gomez pennella al centro un cross che arriva preciso sul piede di Petagna, che questa volta non fallisce ed interrompe un digiuno di quasi sette mesi. Gli ospiti reclamano l’off-side ma dopo un po’ di suspence l’arbitro conferma, a ragione, la regolarità.

Dagli spalti si alza un “Devi sempre solo vincere” che contagia in un grido liberatorio ed orgoglioso mezzo stadio; al Sassuolo va riconosciuto il merito di non perdere la testa e di restare appeso al risultato, tanto da sfiorare in almeno due occasioni il pari.

L’arbitro decreta cinque minuti di recupero, mentre il Despacito monopolizza nuovamente la scena e dopo il triplice fischio accoglie la squadra a festeggiare sotto la Nord: ciao ciao Sassuolo, ora testa e cuore all’Europa.

Lele Viganò.