Che sulla versione 2019/2020 dell’Avellino non spirasse un buon vento lo si era capito già da diversi mesi. Il ritorno tra i professionisti dopo il doppio capitombolo dovuto alle negligenze della gestione Taccone aveva illuso circa un crescente ritorno alla normalità. Un’illusione durata, per l’appunto, qualche mese e spezzata dagli ormai noti problemi di De Cesare che si sono pesantemente ripercossi nel calcio e nel basket.

Il cambio societario avvenuto a dicembre, con il 100 percento delle quote passate in mano a Nicola Circelli e Luigi Izzo, sembrava poter spianare la strada ai biancoverdi fin quando non sono cominciate a circolare notizie sul mancato rispetto delle scadenze relative a stipendi e contributi di novembre e dicembre (scadenze che Circelli ha tuttavia fatto sapere di aver onorato per tempo). Resta poi ancora inevaso il riassetto della compagine sociale e il rispetto dei requisiti finanziari. Lacune che attualmente escluderebbero l’Avellino dal prossimo campionato.

Ora, alla luce di tutto questo, sorge la solita domanda “retorica” che ci facciamo in questi casi: ai tifosi chi ci pensa? Perché fondamentalmente la parte lesa vera e propria restano loro. Abbonamenti sottoscritti a inizio stagione, trasferte, turni infrasettimanali e sacrifici pur di sostenere il proprio club trovano sempre più la spietata e vergognosa risposta dagli amministratori di questo folle pallone: fallimenti, radiazioni e secchiate di sterco su gloriose e nobili storie di pallone.

In settimana la Curva Sud – attraverso un comunicato ufficiale – aveva invitato tutti a disertare le gare del Lupo in casa e in trasferta. Una scelta estrema, l’ultima a cui vorrebbe ricorrere ogni tifoso. Una scelta di cui si può sicuramente discutere, essendo d’accordo o meno, ma anche una scelta dettata da un qualcosa che non va mai intaccato: la dignità. Di fondo mi troverei anche d’accordo nello sposare la diserzione in questi casi, ma ad un patto: che sia totale e di massa.

Al contrario si rischia di perdere efficacia e visibilità. E purtroppo, salvo pochissime realtà, ormai le curve hanno serie difficoltà nel trascinarsi dietro l’intera tifoseria. E questo chiaramente avviene anche ad Avellino, dove molti non hanno condiviso la decisione del tifo organizzato. Il risultato finale rischia di essere persino un assist a chi vuol giocare con i sentimenti dei tifosi e con le sorti della società: divisione e polemiche.

A “suggellare” il periodo tutt’altro che idilliaco per il calcio avellinese c’è la parziale agibilità del Partenio. Per la gara in oggetto sono state chiuse per intero la Tribuna Terminio (con spostamento degli abbonati in Curva Sud, pertanto in un settore di “classe” inferiore) e la Montevergine Laterale (con spostamento degli abbonati in Centrale). Senza fare menzione della Curva Nord, ormai chiusa da anni. Settore ospiti limitato a soli 500 posti. La decisione del G.O.S. è arrivata a causa di problemi relativi al piano anti incendio e alla mancata posa dei seggiolini.

Ciò che resta di questa partita sono quindi i tifosi giunti da Cava de’ Tirreni. Quei 4.000 che nel 2006 riempirono per intero la Curva Nord facendo sfoggio di cori, torce e bandieroni malgrado il 4-0 subito sono ovviamente un lontanissimo ricordo. Ciononostante i supporter metelliani polverizzano in pochi giorni i tagliandi a disposizione occupando la parte superiore del proprio settore dietro lo striscione Curva Sud.

Trascinati dallo zoccolo duro i blufoncè si mettono in mostra con una bella prova “condita” da diverse torce e da una bella sciarpata nel secondo tempo. Se è vero che i tempi belli sono passati per tutti, i numeri sono vistosamente calati e la cultura da stadio va sempre più verso un inevitabile annacquamento dovuto alla repressione e alla poca lungimiranza degli ultras stessi, ai cavesi va sempre e comunque dato atto di stare sul pezzo e di aver mantenuto la propria identità.

In campo le due squadre impattano sullo 0-0. Finita la partita si sentono ancora i cori degli ultras irpini appostati proprio davanti la tribuna Montevergine. Chissà se i loro canti e la loro protesta riuscirà ad arrivare alle orecchie e al cuore di tutti quelli che in questi ultimi due anni si sono lavati le mani o hanno permesso scempi e teatrini all’italiana. Ma ne dubito fortemente. Nel Paese in cui la morale esiste solo a gettone i tifosi rappresentano sempre più un corpo estraneo e il più delle volte indesiderato.

Testo Simone Meloni
Foto Davide Gallo