Imbattendomi quotidianamente in foto ultras, mi ha fatto sorridere lo striscione esposto dagli ultras pistoiesi a Cremona, al seguito della loro squadra di basket: “È più facile trombar Belen che giocare di domenica”. Una metafora forte che scandalizzerebbe forse le Boldrini di casa nostra, attentissime alla forma e un po’ meno alla sostanza delle cose, ma a parte questo sta diventando seriamente molto difficile poter assistere ad una partita di pallone alla domenica. Oggi però, dopo davvero diversi mesi, si può rivivere quell’atmosfera e quel fascino delle domeniche calcistiche andate ormai perdute.

Fino agli anni ’90, il calcio rappresentava per tutti un classico rito collettivo con tutti i crismi di una religione: partite in contemporanea, un’unica trasmissione dove vedere le prime immagini dei gol, le radioline sintonizzate su uno stesso canale per ricevere gli aggiornamenti in diretta dai campi e non in ultimo lo stadio. Come la messa.

Come tutti si saranno però accorti, da vent’anni a questa parte il calcio ha perso ogni sua ritualità per trasformarsi in un evento il quale, per definizione, non può che raggiungere il massimo della partecipazione e della passione in quella volta ogni tanto in cui c’è un avversario di grido o sono in palio punti e traguardi importanti.

Il coro intonato dalla curva “Perché non si gioca la domenica alle 3”, sulle note della famosa canzone di Rita Pavone, è emblematico di quanto i tifosi siano rimasti ancorati a quel calcio del passato, almeno a giudicare dal vocabolario usato e dai pensieri che ancora evocano quegli anni, ai quali ormai non resta che rivivere nel ricordo o in strane coincidenze (spesso dettate da esigenze televisive) per le quali ci si ritrova a giocare di domenica come oggi.

La giornata è soleggiata, il pubblico si attesta intorno alle 15.000 presenze. Gia dalle prime battute è chiaro che la nord è in una delle sue giornate di spolvero e riuscirà a dimostrarlo fino alla fine. Non vorrei sbilanciarmi, ma non ho mai visto una Curva così bella e carica da diversi anni. Intensità costante e ottimi livelli di tifo nei 90 minuti, in cui spingono davvero forte sull’acceleratore, il tutto amplificato ulteriormente da un settore ospiti vuoto. A rappresentare i liguri il piccolo e fiero manipolo di tifosi biancazzurri: lodevole la presenza, anche se non hanno mai azzardato un coro.

Nella Nord vengono esposti vari striscioni, da quello di auguri alla NG Salerno ad uno nel ricordo di Nazzareno Filippini, ultras ascolano fra i primi morti allo stadio. Qualche fumone torna a farsi vedere, una gradevole sciarpata, mentre in campo, a dispetto dell’impegno profuso sugli spalti, non si va oltre uno striminzito pareggio. 

Antonio Vortex.