Durante la settimana mi sono interessato poco sulle vicende calcistiche della SSC Bari e per poco tutto questo disinteresse mi stava facendo saltare la coreografia preparata dalla Curva Nord.

Arrivo, come sempre in questa stagione, quasi a ridosso della partita e con un certo stupore noto agli ingressi dello stadio tantissima folla, il che mi fa dedurre che la società abbia applicato prezzi super scontati per l’occasione.

Nonostante questa leggerezza prepartita, riesco ad entrare nel settore con qualche istante d’anticipo rispetto all’inizio del match, giusto il tempo necessario per immortalare e raccontare tutte le fasi salienti del tifo di questo Bari Rotonda.

Una bella cornice di pubblico questa domenica pomeriggio, ad occhio saranno circa ventimila le presenze con una Curva Nord piena in largo anticipo nella sua parte superiore, grazie anche all’appello dei diversi gruppi che hanno chiamato il pubblico a raccolta per la buona riuscita della coreografia.

L’entusiasmo è tangibile, il Bari già promosso la settimana precedente, si ritrova a celebrare fra le mura amiche il suo ritorno fra i professionisti, ritrovandosi al contempo giudice del destino del malcapitato Rotonda. Rappresentativi di un paese di quasi 4.000 abitanti in provincia di Potenza, forse mai i biancoverdi avrebbero immaginato di poter sfidare il Bari al San Nicola. Evento storico più unico che raro a cui la parte più calda del tifo rotondese non ha potuto che rispondere “presente!”: sono una cinquantina circa i presenti nel settore ospiti, circa la metà raccolti dietro le insegne delle Brigate 1992 per questo incontro che, per loro, assume particolare rilevanza soprattutto perché si giocano molte delle loro speranze di salvezza.

Semplice ma apprezzabile la coreografia preparata dalla Curva Nord di casa: colori biancorossi separati omogeneamente in tutti i “petali” del settore che risulta praticamente esaurito nella sua parte superiore. Impatto visivo degno di nota dunque, soprattutto considerando che si tratta pur sempre di una partita di Serie D.

Il boato all’ingresso dei giocatori in campo è da categorie superiori e il clima è quello della festa grande, per tutti i 90 minuti. A tratti possente e deciso, il sostegno barese è sicuramente positivo. Difficilmente calano durante l’intero arco del match, anche i battimani risultano ben coordinati e quadrati, mentre i cori a ripetere rimbombano nell’intero stadio.

Bandieroni sempre al vento, qualche fumone arancione accesso per dar colore a una Curva di per sé già abbastanza in forma. I dirimpettai del Rotonda invece risultano sicuramente apprezzabili quando si accodano a un coro a ripetere per i diffidati della Nord barese. Cercano di farsi sentire anche con l’aiuto di un tamburo, ma è compito arduo in uno stadio così dispersivo e ben affollato di pubblico di parte avversa. Appaiono anche loro colorati con qualche bandierone e una sciarpata, a fine partita gesto molto bello della loro squadra che, nonostante la retrocessione, si reca ugualmente sotto il settore ospiti, ricevendo gli applausi non solo del proprio settore ma anche dell’intero stadio.

Per curiosità mi intrattengo per assistere alla premiazione finale quasi in stile Champions League, immagini di una pacchianità dalla quale la Serie D dovrebbe e potrebbe essere risparmiata. Durante il discorso finale del nuovo presidente, si leva un possente: “Noi vogliamo un grande Bari”; coro che si ripete da vent’anni ma che, dopo generazioni in cui è rimasto praticamente inascoltato, sarebbe ora si trasformasse in soddisfazioni concrete per una piazza importante che ha raccolto sempre meno gratificazioni rispetto all’affetto dimostrato alla propria compagine.

Massimo D’Innocenzi.