Al Vigorito di Benevento i padroni di casa affrontano il Genoa e devono assolutamente vincere per scongiurare l’incubo della serie C.

Per anni a Benevento la serie B era stata vissuta come una vera e propria ossessione, obiettivo che puntualmente veniva più o meno rocambolescamente mancato nella corsa play off. Nonostante le sconfitte però, alla società veniva riconosciuto l’impegno profuso nella causa, impegno non solo finanziario ma anche emotivo, passionale, mentale, se si possono usare questi termini astratti. Raggiunto il traguardo, quasi inaspettatamente è arrivata in un attimo persino la serie A e come spesso accade, il palato del tifoso si è affinato e ciò che prima era un sogno lungamente irrealizzato e desiderato, dopo poco è divenuto un diritto acquisito, con logica conseguenza che la sola idea di dover ripartire dalla serie C spaventa e non poco. Anche questa stagione era iniziata con altri propositi, una squadra costruita per ben altri obiettivi che adesso si trova invischiata nella lotta salvezza; sul piano ultras invece, dopo anni di divisioni il tifo sannita aveva ritrovato compattezza e i riscontri da questo punto di vista, fin qui sono stati sicuramente molto più positivi di quelli in campo, con la Sud ritornata a ruggire come nei giorni migliori.

Oggi, venendo alla più stretta attualità, arriva il Genoa di mister Gilardino che insieme all’allenatore del Benevento Fabio Cannavaro, riporta inevitabilmente alla memoria la splendida cavalcata del mondiale del 2006. Sulla panchina per adesso è l’ex attaccante di Fiorentina e Milan a vantare un miglior score, infatti il difensore napoletano, chiamato forse più per il suo passato prestigioso da calciatore che non per meriti acquisiti sul campo, sta incontrando non poche difficoltà, facendo persino rimpiangere il suo predecessore, il tecnico Caserta che invece veniva da una gavetta importante e quindi con una tempra sicuramente maggiore.

È all’interno di questa cornice che va inserita la contestazione messa in atto dalla Curva Sud del Benevento, che rimprovera alla società una gestione poco adeguata alle aspettative della piazza. Il presidente Vigorito, artefice del miracolo Benevento che fu, è comunque e da sempre croce e delizia, la sua infatti appare più una gestione padronale, tipica del calcio degli anni ‘80 e poco in linea con le logiche moderne. Il clima che si respira è ad ogni modo teso, la stessa Sud dopo aver affisso vari striscioni di protesta decide di attuare lo sciopero del tifo per i primi 45 minuti, tornando a tifare nel corso della seconda frazione di gioco. La sconfitta successiva, l’ennesima stagionale, getta ulteriormente nello sconforto l’intera piazza giallorossa, che per la prima volta da quando disputa campionati di serie B nell’era Vigorito si trova a dover seriamente fare i conti con un ridimensionamento.

Dal capoluogo ligure, forti del ritrovato entusiasmo, arrivano circa 500 grifoni che dopo essersi posizionati nel secondo anello, partono forte con il tifo; il primo tempo è ovviamente un monologo rossoblu mentre nel corso dei secondi 45 minuti, battagliano più strenuamente con i dirimpettai giallorossi. I tre punti arrivano proprio quando ormai nessuno ci sperava; la vittoria rilancia le ambizioni di promozione diretta dei liguri che adesso si avvicinano al duo Frosinone e soprattutto Reggina.

Pier Paolo Sacco