Il 2 novembre ti capita la giornata che non ti aspetti: cielo limpido, temperatura quasi primaverile, insomma l’ideale per godersi stadio e partita. Destinazione Brescia-Parma. Si arriva allo stadio quasi senza accorgersi, mentre non sfugge la schiera di manifesti contro il nuovo stadio che la società vuole costruire fuori città.
E’ la Curva Nord a non gradire l’idea, né piace la filosofia mercantilista che c’è dietro, o meglio intorno: è il solito bla-bla dello stadio “da usare per tutta la settimana”, con annessi negozi, cinema, ristorante e tutto quanto può servire a fare cassa. Ma i nostri sono nati e cresciuti sul freddo gradino del “Rigamonti” e non sembrano attirati dal divertimentificio che gli si vuole imporre, quindi contestano. Entro poco dopo le 14, gli spalti sono ancora piuttosto vuoti e soprattutto è deserto il settore ospiti. Il terreno di gioco sembra così perfetto da sembrare finto, mentre dietro le panchine due esempi di campo sintetico (pubblicitàprogresso?!) sono così orribili da farti preferire l’asfalto più perfido. Il tempo di scambiare due parole con qualche amico, di sorseggiare l’ottimo caffè del bar sotto la curva ospite (provare per credere!) ed è già tempo di accollarsi la macchina fotografica.
La Nord è piuttosto piena, come anche la gradinata, mentre gli ospiti arrivano al fotofinish muniti di numerosi stendardi e bandiere. Bella cartata ad inizio partita della curva di casa, anche se essendo lì sotto occorre schivare i rotolini che non si svolgono: a …… bordocampo resta una coltre di carta alta qualche centimetro, intelligenza vuole che a nessuno sia venuto in mente di utilizzare anche artifici pirotecnici, sennò vedevi che marasma. I cori attaccano sin da subito e proseguono a lungo, costanti ed un poco ipnotici, sempre ad alto volume e ritmati da una prima fila di
tamburi continuamente funzionante. Buona partita anche in campo, con un Brescia che per ben due volte si porta in vantaggio ma che poi si fa inopinatamente raggiungere.
All’estremo opposto vedo i Parmensi garrire ed agitarsi senza tregua, anche se la voce mi è ignota. Nella controluce del loro settore, tuttavia, il giallo e blu, conditi da una buona dose di bianco, fanno davvero un buon effetto e dopo un po’ mi stuzzica l’idea di andarli a vedere più da vicino. Non posso che giudicare pertanto provvidenziale l’idea bresciana di anticipare alla mezz’ora la scarpata, dopo la quale mi sento più libero di avvicinarmi all’altra curva.
Buono il colpo d’occhio: oltre alle bandiere di cui sopra vedo anche un lungo striscione “Questo calcio ci fa skyfo” ed un altro non meno curato e significativo “Ultras liberi”. Continuano a sventolare bandierine e bandieroni (questi ultimi opportunamente affidati alle braccia dei più giovani), ma la voce, ahimè, resta quasi un miraggio, anche se
sono ora a pochi metri di distanza. O, per meglio dire, chi è presente canta e cerca anche di non essere banale, ma evidentemente i circa 200 crociati non sono sufficienti a fare giungere un sostegno corposo fin sul terreno
erboso. Peccato, anche se più che i presenti andrebbero criticati gli assenti: mai come in quei momenti la loro duraste “Rispetto per noi che ci siamo” mi pare azzeccata. Va avanti bene o male così anche nel secondo
tempo, un leggero salto di tono si avverte comunque dopo il goal di Giardino, a suggellare una rimonta che alla fine vale addirittura l’intera posta. Per i padroni di casa, invece, il rammarico di non avere tenuto il risultato e la consapevolezza che i punti iniziano già ad essere l’unico imperativo.
Esco qualche minuto prima del 90° e, appunto, mi perdo l’incazzatura bresciana contro la squadra…

Gabriele Viganò

Sport People n.2/2003