Derby toscano come questo ce ne sono a grappoli in Lega Pro, ma è pur vero che di derby questa partita ha veramente poco visto che le due tifoserie non si considerano minimamente come mai non si sono considerate in passato. Valutando il fatto che siamo in Toscana, terra di divisioni, rivalità e perciò di derby, questa è già di per sé una notizia.

Gli aretini arrivano a Pontedera a bordo di due pullman più diverse auto private. La scorta agli ultras amaranto è quella che un tempo veniva considerata “leggera”, praticamente una volante fa da apripista ed una seconda chiude la colonna dei due bus.

A Pontedera le cose non vanno per il verso giusto, la squadra balbetta più di quanto ci si potesse aspettare e la classifica comincia a piangere. Nonostante questo, gli ultras si trovano dietro lo striscione “Pontederesi” e riescono a fare un discreto quadrato. Sono lontani gli anni ’90 quando Pontedera e la sua tifoseria fecero irruzione nelle cronache nazionali per i campionati di vertice e per lo sgambetto alla nazionale; ora i numeri sono più risicati ma almeno la continuità è assicurata.

Gli aretini vivacizzano la serata con una coreografia ad inizio partita, due grossi striscioni che vanno a comporre la scritta “Vogliamo…vincere!” e palloncini bianco – amaranto a far risaltare il messaggio. Tutto molto semplice ma ospiti, ancora una volta in questa stagione, tirano fuori dal cilindro una forma di colore che non fa altro che bene ad un calcio troppo spesso piatto ed amorfo. Peccato che certi spettacoli a certe latitudini siano proibiti.

Gli ospiti partono immediatamente spediti, il settore agevola il tifo perché gli ultras si posizionano nel medesimo spicchio fianco a fianco, perciò gli amaranto risultano estremamente compatti ed uniti nei cori. Un paio di bandieroni, diverse bandierine e qualche due aste, assicurano un bel tocco di colore. Il tipico “stile Arezzo” fatto di cori, battimani ma anche di colore a voler evidenziare un sostegno mai banale. Da menzionare un paio di striscioni esposti, uno contro un politico locale, l’altro decisamente più ironico.

I locali partono bene, i cori sono abbastanza continui ed accompagnati da un bandierone, poi ci pensa la squadra ad infiammare il pubblico con una vittoria che era difficile pronosticare.

Il finale dei granata è in crescendo, c’è un risultato da agguantare con le unghie e con i denti perciò sugli spalti c’è una discreta partecipazione con l’apice al triplice fischio del direttore di gara quando la squadra si porta sotto il settore per lo scambio di applausi.

Da parte aretini c’è chi mastica amaro. Così, tra gli ultras amaranto, c’è chi lancia qualche invettiva alla squadra, chi all’allenatore e chi si sente in dovere di applaudire a prescindere.

Chi non ha potuto vivere fino in fondo le emozioni degli spalti, sono quelli irriducibili ultras aretini che non si sono tesserati ed ancora oggi seguono la squadra senza la sicurezza di poter mettere piede allo stadio: complimenti per la determinazione, su questo punto l’Italia non segue l’Europa ed il modello non è quella Germania dove. senza tessere e tesserini, gli ultras hanno ottenuto curve con posti in piedi. Risultato? Provate ad entrare in uno stadio di terza divisione tedesca e notate la differenza.

Valerio Poli.