Dalla Stazione Centrale a quella di San Lazzaro di Savena ci vogliono pochi minuti: tempo una fermata, quella di Bologna San Vitale, e il gioco è fatto. Il treno è quello che va in direzione Romagna, verso Rimini-Riccione, luoghi che per ogni bolognese che si rispetti significano le estati pazze dai 15 ai 20 anni; ma la corsa, per il sottoscritto, questa volta finisce molto prima: quasi a simboleggiare il passaggio d’età, e un tempo andato che non tornerà più. Morale della favola: neanche il tempo di sedersi che tocca già scendere.

Sabato sera, 4 maggio: la stazione di San Lazzaro è deserta. Alla ricerca disperata del PalaSavena, il palazzetto locale, l’impianto più famoso in zona. Anche se nessuno sembra saperne nulla: «Scusi, da che parte si va?» «Mi dispiace, non sono di queste parti», la risposta più in voga (ma quindi, vien da chiedersi, che ci fa qua?). E vabbè, viene infine in aiuto un gruppo di ragazzini, vestiti da trapper americani. Il PalaSavena, eccolo là. È la palestra della loro scuola: l’istituto Maiorana, confinato tra il ristorante brasiliano e il famoso bowling, altro luogo chiave dei ricordi di gioventù.

Luci al PalaSavena: che una semplice palestra, da lontano, non sembra. C’era un periodo, anni fa, quello delle due Fortitudo, in cui la metà riconosciuta come erede legittima giocava le sue partite casalinghe proprio da queste parti. Qui dove oggi, la Baltur Cento si gioca una fetta importante di salvezza.

Ma mettiamo gli orologi indietro di qualche mese: per la prima volta, nell’estate scorsa, la squadra cestistica di Cento (comune di quarantamila anime esattamente tra Bologna, Modena e Ferrara), conquista la serie A2. L’entusiasmo, nella Piccola Bologna (chiamata così per la somiglianza culturale e architettonica con il capoluogo) si moltiplica a dismisura, anche se subentra fin da subito un problema: la questione palazzetto. Che a quanto pare, non è a norma.

No problem: via verso il capoluogo regionale, per il quale Cento sembra nutrire una naturale simpatia; più precisamente in un palazzetto periferico, quel PalaSavena già casa della volley Zinella e del Bologna United (squadra di pallamano) a cui si aggiunge dunque una fuorisede, ovvero la squadra biancorossa di basket, nuova inquilina che, nel suo primo anno di A2, faticherà non poco, riuscendo quantomeno a raggiungere i playout.

Di fronte c’è Legnano: altra squadra per ragioni similari costretta a giocare lontano da casa (in provincia di Varese); ma nonostante lo status di trasferta continua, le prime due gare (si gioca al meglio delle cinque) son di marca lombarda, dei knights, i cavalieri, in memoria degli eroici combattenti che vinsero la famosa battaglia, quella del 1176, rispedendo al mittente l’esercito di Federico Barbarossa (ricordata tra l’altro nel famoso palio che si tiene ogni anno in città).

Cento che invece, il cui nome completo è Benedetto XIV Cento in onore del Papa che le diede lo status di città, dal canto suo è costretta a vincere tutte le restanti partite per non retrocedere. Quella alle porte è dunque gara 3: primo match-ball per Legnano, ultima chiamata per i centesi. Che fedeli al motto di “quando il gioco si fa duro…”, invadono Bologna e il PalaSavena, in barba a un destino che sembra già scritto.

Il biancorosso, si capisce, la fa da padrone: sia nella curvetta casalinga, sia nel settore ospiti, dove un manipolo di temerari si è spinto fin dalla Lombardia. È un derby cromatico come detto: col rosso che prevale di più da parte centese, e il bianco tra gli ospiti (dove i ricordi e gli omaggi ad Alberto da Giussano, simbolo leggendario della Battaglia e pure della squadra di calcio, si vedono un po’ ovunque, dalle bandiere agli stendardi).

Dall’altra parte, pezze più in stile d’Oltremanica (con una emblematica Cento-Fe, che sta per Ferrara, cancellata da un x, a ribadire l’indipendenza del centro centese), con repertorio di cori simile a quelli di scuola bolognese (Cento ha un gemellaggio con la Fortitudo) e capaci talvolta di coinvolgere l’intero palazzetto.

Come detto, è l’ultima chiamata per i “benedettini”: che partono male, ma recuperano poco alla volta, finendo il primo tempo sotto di un solo punto. Trascinata dal proprio pubblico, poi, la squadra biancorossa nella seconda frazione di gioco avrà la meglio sull’ospite, prendendo il largo nel terzo quarto, momento decisivo del sorpasso: i legnanesi mollano poco alla volta, cedendo il passo ai locali.

93 a 84 il risultato finale, con la Baltur già Benedetto XIV ancora in corsa per la questione playout: ed il PalaSavena che, lunedì, avrà una doppia faccia. Palestra per scolari la mattina, teatro di uno scontro all’ultima sangue, da dentro o fuori, la sera.

Stefano Brunetti.