Partiamo dalla fine.
Da quel giro di campo, più volte annunciato dallo speaker dello stadio, che i giocatori del Cesena avrebbero dovuto effettuare a fine partita per ringraziare il proprio pubblico e che invece non è mai avvenuto.
Anzi no, un giocatore c’è stato, che è tornato in campo a salutare i tifosi bianconeri, Rigioni, assieme a suo figlio, un bimbo vivace che correva su e giù per il campo felice come solo i bambini sanno essere.
Ai suoi compagni, a quanto è trapelato nelle ore successive, il rientro in campo è stato sconsigliato, si dice addirittura vietato, dalle forze dell’ordine.
Per motivi di ordine pubblico e per salvaguardare la loro incolumità, stando sempre ai “si dice”.
Strano, perché al buon Rigioni e a suo figlio non è capitato nulla di male, anzi, si è beccato dei gran applausi da parte di tutti quelli che, in Curva Mare, così come nei distinti ed in tribuna aspettavano ancora il rientro dei suoi compagni di squadra.
Strano, anche perché i giocatori del Verona sono rimasti a lungo in campo, dalle parti della Curva Ferrovia, a festeggiare la fresca promozione in serie A assieme agli oltre quattromila tifosi scaligeri scesi in riva al Savio.
Quasi quasi, verrebbe da pensare che la scelta dei giocatori bianconeri di snobbare il proprio pubblico, malgrado tutto il sostegno profuso nel corso dell’intera stagione in casa ed in trasferta, sia stata una sorta di ripicca nei confronti del comunicato della Curva, con il quale, tra le altre cose dette, si invitava la società bianconera a fare piazza pulita di quei giocatori che non si erano impegnati a dovere per onorare la maglia dell’A.C. Cesena.
Tant’è che, da parte dei giocatori del Cesena, la frittata è stata fatta.
L’ultima, a dire il vero, di una stagione di per sé molto travagliata ma che la tifoseria bianconera ha sempre onorato facendo il suo dovere, a cominciare dalla campagna abbonamenti, con più di diecimila tessere sottoscritte, fino al sostegno incessante e mai venuto meno, nemmeno nei momenti più bui, nemmeno nelle trasferte più lontane.
Inevitabile, quindi, che il sipario su questa discutibile stagione 2016/2017 si chiuda con quell’unico, malinconico striscione che rimane da solo a presidiare la Curva Mare.
C’era scritto, semplicemente, “ORA VIA TUTTI!”.
Peccato, per com’è finita, peccato davvero, perché l’andamento della serata da parte bianconera era stato di tutt’altro tenore, malgrado la partita non contasse più nulla ai fini della classifica, alla luce della salvezza aritmetica conquistata la domenica precedente in quel di Trapani.
Eppure, malgrado ci fossero tutte le condizioni per andarsene in vacanza, il tam-tam tra la tifoseria bianconera era risuonato forte e chiaro nei giorni precedenti.
Non bisogna lasciare lo stadio Manuzzi alla mercé dei tifosi del Verona, il cui arrivo in massa era logicamente prevedibile, visto che a Cesena si sarebbero giocati la promozione in serie A.
E così è stato.
Con una Curva Mare che, alla presenza degli amici di Mantova e Stoccarda, ha presentato un gran bel colpo d’occhio, sostenendo i propri giocatori a gran voce dal primo all’ultimo minuto.
A volte, addirittura con dei veri e propri boati, che sono riusciti a trascinare anche il resto dello stadio, oltre a conquistarsi i fischi e gli ululati della curva ospiti.
Tanto di cappello, quindi, ad una Curva Mare che ha sostenuto la propria squadra fino all’ultimo secondo e, solo per questo, avrebbe meritato una maggiore considerazione da parte dei propri calciatori.
La partita contro il Verona, si sa, da queste parti ha sempre un sapore speciale e così, oltre alla curva di casa, anche il gruppo che si trova casualmente posizionato nei distinti si presenta in gran spolvero, proponendo un colpo d’occhio come mai si era visto quest’anno.
Tanti e con tanto tifo a favore della propria squadra. Immancabili, naturalmente, i pensieri “affettuosi” rivolti agli ospiti scaligeri.
Per il resto, come si dice in questi casi… chi c’era, sa.
Capitolo ospiti.
I veronesi sono sempre i veronesi, soprattutto in un’occasione come questa, in cui si giocano, in un’unica partita, tutta una stagione e la possibilità di tornare in serie A.
Per questo, alla vigilia, sembrava dovessero essere loro la vera attrazione della serata.
E per certi versi è stato così, visto l’imponente muro umano gialloblu che sono in grado di formare all’interno della Curva Ferrovia.
Ma per quanto concerne il sostegno alla loro squadra, non sempre le trasferte oceaniche sono sinonimo di tifo spettacolare.
E perciò, se è vero che in alcuni momenti sono davvero impressionanti, riuscendo a dare prova di tutta la loro potenza vocale, soprattutto quando sfoggiano i grandi classici del loro repertorio, è altrettanto vero che ci sono state fasi di gioco in cui, a tifare, erano solo in pochi, intervallati addirittura da momenti di assoluto silenzio.
A grandi linee, i veronesi che ho visto stasera, non si discostano poi di molto da quelli che ho visto all’opera negli ultimi anni.
Sempre un’ottima tifoseria, di primo livello, ma un po’ in fase calante, se non altro in quanto a “piglio” e continuità.
Al triplice fischio, sono loro a festeggiare la promozione in serie A, in barba al Frosinone che forse, in fondo, un po’ ci aveva sperato.
Inevitabile, a quel punto, che gli scaligeri diventino finalmente i veri protagonisti della serata, con tutti i quattromila e passa scaligeri al seguito che tirano un sospiro di sollievo e, tra canti e balli, festeggiano assieme ai propri giocatori l’agognato ritorno in serie A.
Testo di Giangiuseppe Gassi.
Foto di Giangiuseppe Gassi e Francesco Passarelli.
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