Fiorentina-Napoli 1-3, Finale Coppa Italia 2013/14

Fiorentina-Napoli 1-3, Finale Coppa Italia 2013/14

Non è facile parlare in modo oggettivo di quanto è successo sabato sera; a margine di Fiorentina – Napoli si è sfiorata una tragedia, e come al solito ci si è preoccupati di trovare un colpevole ancora prima di capire cosa fosse successo. Ecco cinque domande per ripensarlo insieme.

– Quanto ha davvero a che fare con Fiorentina – Napoli la sparatoria avvenuta nel pomeriggio? Perché rimane sottaciuto il fatto che il protagonista – oltre ad essere un tifoso romanista arrestato nel 1996 per estorsione ai Sensi – è anche legato all’estrema destra romana? Questo per dire che si è glissato su appartenenze politiche altrettanto (anzi, più) discutibili del tifo calcistico; come se l’essere ultras fosse elemento totalizzante del tipo umano. Resta chiaro che finché personaggi del genere frequenteranno le curve, sarà comunque difficile andare oltre semplificazioni e generalizzazioni.

Nelle ultime ore stanno addirittura affiorando dubbi sulla colpevolezza di D., ma tutta la dinamica della sparatoria sembra comunque essere passata in secondo piano. Molto più evocativa l’immagine di G. a’ C.; molto più confortante pensare che i criminali siano solo in curva.

– Nel tragico rincorrersi di voci, notizie, smentite è così assurdo rassicurare una curva sulle condizioni di un ragazzo che è finito in coma? Un discorso è fare una trattativa con i tifosi sul “giocare o meno la partita” (fatto negato da entrambe le parti), altro è informarli sullo stato di salute della vittima di una sparatoria. Sottolineo “vittima”: spesso diciamo che le leggi non valgono per chi va allo stadio, ma lo stesso può dirsi per la presunzione di innocenza. In situazioni del genere, siamo abituati a non farci più domande: chi ha preso una coltellata o una manganellata “avrebbe fatto meglio a stare a casa”, e probabilmente se la meritava anche. Oramai prendiamo per buone le verità della televisione (cit.).

– Si può dare un daspo per una maglietta, per quanto abbia un messaggio discutibile? Senza contare i punti oscuri lasciati dalla morte di Raciti, mi pare comunque un reato di opinione. E allora perché media e forze dell’ordine sono così indignati? Perché, se si dimostrano molto indulgenti per reati simili ma ben più gravi (l’apologia di fascismo, il mafioso Mangano definito “ eroe”) ripetuti quotidianamente anche da esponenti politici? E ancora: è più grave una maglietta che inneggia a Speziale o un sindacato di polizia che inneggia a degli assassini? Se al primo si dà un daspo a furor di popolo, perché i secondi sono appoggiati dal resto delle forze dell’ordine e tacitamente tollerati dal governo? I tifosi del Milan domenica sera hanno fatto una coreografia a riguardo, che ovviamente nessun media mainstream si è preoccupato di segnalare.

L’informazione in Italia è un problema. Nell’epoca della comunicazione istantanea, i giornalisti dovrebbero essere fonti autorevoli e oggettive. Ci troviamo invece davanti ad un pericoloso mix tra ignoranza e servilismo; la stampa non pone domande “scomode”, ma preferisce alimentare un clima di incertezza che esaspera tensione e violenze. Perché nessuno si è preoccupato di spiegare (cfr. Fulvio Paglialunga) che la decisione di giocare era già stata presa alle 19:30, ben prima del colloquio con G.? A mio avviso, questo ha totalmente screditato le istituzioni, che si sono dimostrate succubi della curva o sono comunque apparse come tali. In questo frangente, la maglietta di G. ha avuto un potere simbolico enorme; una aperta contestazione dell’autorità da parte di una controparte che, ad ogni inquadratura, sembrava guadagnare in peso politico. A discapito della tribuna autorità; forse è questa la “colpa” di G.

– Veniamo a G. a’ C.: sicuramente un brutto ceffo, ma questo non è reato; figlio di un camorrista, ma anche questo (ancora) non è reato; probabilmente con un abbigliamento infelice per i telegiornali della sera. Ma se non ci fosse stato, forse la situazione sarebbe stata peggiore: senza rassicurazioni sullo stato del ragazzo ferito, cosa sarebbe successo? Forse molto più di due fischi all’inno nazionale. Se vogliamo criticare il comportamento violento della curva, allora almeno rivolgiamoci ai veri responsabili: non è molto più grave (e vigliacco) tirare fumogeni e petardi addosso ad un vigile del fuoco, approfittando del caos?

Semplificare non è parte della soluzione, ma di un problema enorme; che ancora una volta esce dai tornelli di uno stadio.

 

Alessandro Bezzi.