“Com’è simpatica questa domenica così lunatica” cantava Vasco Rossi in un suo celebre pezzo del 1989. Una frase che rispecchierà molto lo stato d’animo dei tifosi del Terracina al termine di questa giornata, appunto, simpatica, per la speranza che inizialmente li conduceva da capolista in trasferta a Colleferro, ma anche alquanto lunatica vista la luna storta della propria squadra.

È domenica e nel girone B di Eccellenza laziale si sfidano Colleferro e Terracina. Colleferro è una realtà territoriale relativamente giovane, nata a inizio novecento dopo la costruzione di una fabbrica di esplosivi (che nella Seconda Guerra Mondiale ha portato a diversi bombardamenti da parte degli Alleati, i quali miravano proprio allo stabilimento) e divenuta comune autonomo nel 1935.
Proprio due anni dopo la costituzione del comune di Colleferro, nel 1937, nasce la società Colleferro Calcio. I rossoneri sono uno dei club storici del calcio dilettantistico laziale e negli ultimi anni hanno quasi sempre militato in Eccellenza, vantando in passato diverse presenze in Serie D e, soprattutto, qualche apparizione in Serie C negli anni ’50.

L’essere una cittadina piuttosto giovane non ha favorito lo sviluppo di una forte identità e anche il tifo organizzato ha sempre faticato nel radicarsi, con gruppi nati sporadicamente a cavallo tra gli anni ottanta e i novanta. Da sottolineare, però, come di recente alcuni ragazzi abbiano iniziato a seguire la squadra, portando con loro tamburo, striscioni e bandierine.
Una curiosità: la recente la moda del rebranding non si è limitata nel “colpire” solo il professionismo, ma è arrivata anche nelle categorie minori. Questo è proprio il caso del Colleferro, che fino alla passata stagione poteva appuntare sulle proprie casacche uno degli stemmi più particolari e longevi del panorama calcistico laziale. Da questa stagione si è optato per uno stemma più che discutibile, che ammicca palesemente a quello della Juventus. Cosa che nell’ambiente ha portato non poche critiche. Spesso e volentieri, evidentemente, neanche chi si occupa di creare materiale tecnico in queste categorie riesce ad avere un minimo di empatia con la tradizione e la storia del club.

Grazie alla professionalità della società ospitante, espleto con grande velocità le pratiche per entrare sul terreno di gioco dello stadio Andrea Caslini. L’impianto è molto carino, dotato di una sola tribuna e il campo è di erba sintetica, chiaramente di recente generazione. La tribuna è divisa in due parti, un quarto dedicato ai tifosi ospiti ed il resto ai sostenitori di casa. Mentre aspetto che le squadre finiscano il riscaldamento vengo avvicinato da un signore che mi dice essere il vice allenatore della squadra di casa e mi confessa di essere stato espulso erroneamente la settimana precedente (l’arbitro ha scritto il suo nome anziché quello di un suo collaboratore), pertanto si trova costretto a scontare una giornata di squalifica. Mi chiede gentilmente una foto per mostrare che la passione per il suo lavoro è così grande da chiedere ai padroni del terreno dietro la panchina di permettergli di presenziare su di una scala, durante il match, per poter sostenere i suoi ragazzi come se fosse regolarmente in panchina.

A dieci minuti dal calcio d’inizio il settore di casa è gremito dal piccolo contingente ultras di cui sopra, che sin da subito prova a farsi sentire.
A pochi minuti dal calcio d’inizio i tifosi del Terracina iniziano a popolare gli spalti e compatti cominciano a sostenere la squadra dietro uno striscione che lascia pochi dubbi sul loro obiettivo domenicale: “VOGLIAMO VINCERE”.

Terracina è un nome pesante nel calcio regionale, sebbene negli anni sia stata avvolta da un alone di sfortuna dovuta a gestioni societarie discutibili, che nel tempo hanno spesso fatto sognare la piazza, portandola a ridosso del professionismo, salvo poi ricadere nel baratro di fallimenti e ripartenze dai bassifondi. Parliamo di una piazza che, quando stimolata, ha sempre dimostrato il suo viscerale attaccamento alla squadra, malgrado la grande problematica (tra le tante) dello stadio Colavolpe. Situazione che negli ultimi anni è stata oggetto di rivedibili e sprovvedute gestioni da parte della politica e delle autorità cittadine, costringendo sovente i tigrotti a giocare a porte chiuse o lontani dalla propria gente.

L’ultimo fallimento (2014/2015) ha comportato la ripartenza dalla Terza Categoria (dopo alcune buone stagioni in Serie D) nonché una vera e propria svolta epocale nel tifo organizzato terracinese: tutti i gruppi storici (fatta eccezione per gli Ultras ’94) che erano tornati in pompa magna al seguito dei biancazzurri decidono di sciogliersi, celebrando la loro militanza con una bellissima torciata dall’alto del suggestivo tempio di Giove Anxur, magnifico luogo che domina Terracina e buona parte della sua baia. Sfortune sportive e ripartenza da zero del movimento ultras cittadino hanno dunque caratterizzato gli ultimi anni di Terracina. A giudicare da quanto visto oggi, sembra tuttavia che lentamente un ricambio generazionale abbia permesso alla Curva Mare di ripartire e ridar linfa alla propria, decennale, tradizione. Ragazzi che da qualche tempo hanno preso a seguire dietro lo storico drappo che anche in passato ha voluto rappresentare l’unità d’intenti di tutti i gruppi tirrenici.

Intanto la partita è iniziata. Una sfida tirata, con le due squadre che vengono da un buon periodo. Durante tutto il primo tempo i tifosi ospiti fanno un tifo incessante: ben compatti e continui, coprendo di fatto i tentativi dei ragazzi di Colleferro di farsi sentire. Da sottolineare l’utilizzo del tamburo da parte terracinese, cosa che, volendo, segna un piccolo punto di rottura con il passato.

A pochi minuti dal termine del primo tempo i rossoneri sbloccano la partita e nel secondo tempo raddoppiano, non subendo praticamente mai i dirimpettai.

Il giudizio su entrambe le tifoserie non può che essere positivo: i colleferrini sono da apprezzare innanzitutto per l’impegno, non era facile cantare per 90 minuti più recupero quando di fronte hai un gruppo che per numero ed esperienza è palesemente superiore; di certo anche il risultato positivo ha aiutato. Gli ospiti dopo un primo tempo da 10 e lode – dove compattezza, qualità e diversità di cori sono stati i punti cardine – nel secondo tempo calano un po’, penso anche a causa del risultato negativo, non smettendo comunque di farsi sentire e di sostenere la propria squadra.

Entrambi i gruppi hanno deliziato gli appassionati di tifo, aspettiamo dunque la prossima volta di poter rivedere all’opera una delle due in un’altra “simpatica domenica”.

Marco Meloni